1992, in tv l’Italia di Tangentopoli

Il regista cosentino Giuseppe Gagliardi ci racconta la sua serie TV  in onda su Sky. Nel cast anche Stefano Accorsi e Miriam Leone.

Sono trascorsi più di vent’anni dallo scoppio di Mani Pulite, l’inchiesta giudiziaria partita da Milano e poi in breve tempo estesasi a tutto il Paese e che ha messo in luce un sistema “sommerso” tra corruzione, malefatte, concussione e finanziamenti illeciti ai partiti.    L’Italia delle mazzette e delle tangenti che gli italiani hanno imparato con il tempo a conoscere attraverso i giornali, la televisione e i grandi processi dell’epoca rivive nella nuova serie Tv 1992, diretta dal regista cosentino Giuseppe Gagliardi.

Dieci puntate prodotte da Wildside per Sky, delle quali le prime due trasmesse martedì scorso, che andranno in onda in contemporanea sia su Sky Atlantic HD che su Sky Cinema 1 HD.  Tra i protagonisti anche Stefano Accorsi, Miriam Leone, Guido Caprino, Domenico Diele, Tea Falco e Alessandro Roja. 

“Questa serie tv- racconta il regista Giuseppe Gagliardi che ha diretto in passato il film Tatanka –  è nata da un incontro tra Stefano Accorsi e i tre sceneggiatori della serie Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo. C’era la possibilità di raccontare un pezzo di storia del Paese. Dopo una ricerca durata due anni che ha visto il coinvolgimento di magistrati, di opinionisti e di giornalisti dell’epoca ne è venuto fuori il soggetto per la sceneggiatura di dieci episodi. Io ho avuto la possibilità grazie a una mia collaborazione precedente con Stefano Sardo di leggere prima di altri registi il soggetto di serie e alla fine sono stato scelto per dirigere questo nuovo lavoro”.

Il 1992  è stato un anno cruciale per il nostro Paese.

Si, è stato un momento importante della storia dell’Italia del dopoguerra. Nel 1992 non scoppiò solo Mani Pulite. Il 1992 fu l’anno delle stragi di mafia, Capaci e via d’Amelio, ma  fu  anche l’anno in cui gli italiani si trovarono a vivere l’inquietudine delle incertezze di quel periodo e l’entusiasmo di voler cambiare l’Italia. I personaggi protagonisti della serie attraverso le loro storie si fanno interpreti di quelle sensazioni, delle inquietudini che allora il Paese viveva”.

E lei cosa ricorda di quell’anno?

Nel 1992 ero solo un ragazzo di quindici anni.  Ricordo di quel periodo il circo mediatico che si era creato intorno a determinati fatti di cronaca. Ero rimasto molto impressionato da adolescente dall’assalto dei giornalisti del tempo al pool di magistrati di Mani Pulite. Ho cercato di  riprodurre quella stessa percezione attraverso l’obiettivo della macchina da presa in  alcune scene della serie tv,  ad esempio in quelle nelle quali si vedono i giornalisti aspettare l’imprenditore interpretato da  Stefano Accorsi all’uscita del carcere di San Vittore.

Quanto è diversa l’Italia di oggi da quella del 1992?

Il passato nel nostro Paese purtroppo ritorna continuamente.  La corruzione oggi è cresciuta ed è diventata un sistema più grosso e radicato di allora. Le speranze di cambiamento di quell’anno nell’ultimo ventennio in realtà non hanno portato al cambiamento sperato dagli italiani.

Cosa accomuna i diversi personaggi della serie?

Ognuno dei quattro protagonisti cerca di farsi interprete del cambiamento del 1992. Tutti vivono soffrono, sognano di poter vivere in un’Italia diversa. In questa serie tv a differenza di quanto invece avviene in altre fiction tradizionali,  i personaggi non sono mai ben definiti, mai del tutto buoni o cattivi, ma hanno sempre delle sfumature. Sono personaggi  che oscillano tra il bene e il male, tra l’inquietudine e la speranza.

Tra gli attori della serie anche Miriam Leone e Stefano Accorsi. Com’è stato lavorare con loro sul set?

Sono stati straordinari perché hanno lavorato molto sui personaggi, così come sono stati straordinari gli altri attori. Si è creato un bellissimo affiatamento sul set che ha permesso a tutti di lavorare al meglio.

La  serie viene trasmessa non solo in Italia, ma anche all’estero. Un bel risultato come regista?

Si. “1992 “è stata venduta anche in Germania, in Inghilterra, in Irlanda e in Austria. Va in onda  in contemporanea oltre che in Italia, anche in questi Paesi.

Come spiega l’interesse del pubblico straniero nei confronti di questo pezzo della nostra  storia?

L’attenzione nei confronti di fatti precisi della storia italiana credo che  dipenda dal fatto che all’estero l’Italia è percepita come Paese nel quale la corruzione sia diventata uno degli aspetti fondanti della vita politica, della vita imprenditoriale e della società stessa. Questo sicuramente è un elemento che può interessare il pubblico straniero. Però c’è da dire che noi raccontiamo nella serie tv la storia di quattro italiani e che  le vicende personali di questi personaggi possono colpire a prescindere dal contesto storico nel quale si muovono. Da molti critici “1992” è stata definita la serie tv dell’anno. Un buon motivo per vederla?

1992  è una serie da guardare perché cerca di fare un’analisi sull’Italia di oggi attraverso il racconto di un pezzo di storia recente del Paese. E, poi, perché è una serie che ha un ritmo contemporaneo, un’impostazione più vicina allo stile del Cinema che a quella della fiction. Si tratta di una serie tv che può piacere sia ai giovani che agli adulti.