525° anniversario della Prima Messa sul continente americano

Il Minimo celebrò l'eucarestia nel giorno dell'Epifania del Signore. Il Santo Padre Francesco ha inviato un messaggio speciale per le celebrazioni. Un evento che parla anche calabrese. Ma nella spedizione di Colombo ci fu anche un marinaio di Amantea e l'Ammiraglio si ispirò alle profezie dell'Abate di Fiore.

Sulla nave ammiraglia Santa Maria che veleggiava per la seconda volta verso il nuovo mondo, agli ordini di Cristoforo Colombo, questa volta c’era anche un frate. All’inizio del primo viaggio il capitano aveva atteso invano l’arrivo di due frati francescani, questa volta ne aveva uno a bordo dell’Ordine di San Francesco di Paola, che era ancora in vita e lo aveva nominato vicario generale dell’Ordine per la Spagna. Una personalità di rilievo per un viaggio che non era più una fantasia. Il navigatore italiano, che nei suoi diari e nelle sue lettere al Re di Spagna (1501) sognava di essere il riedificatore annunciato da Gioacchino da Fiore, c’era la coscienza e forse il vero movente che lo spinse ad affrontare questo difficilissimo viaggio “fu la prospettiva mistica di essere protagonista d’una missione provvidenziale, e tutto ciò s’inquadra nella concezione del mondo derivata dall’abate calabrese, dalla quale Colombo, come tanti francescani del suo tempo, era più o meno consapevolmente influenzato e condizionato” come scrive Paolo Emilio Taviani.  

Il disegno di Colombo era quello dell’evangelizzazione delle genti amerinde; era quello della conquista dell’oro per la crociata in Terra Santa: “raccomandai alle Vostre Altezze, che tutto il ricavato di questa mia impresa si impiegasse per la conquista di Gerusalemme…” (Giornale di bordo, 26 dicembre 1492).

Era il mese di settembre del 1493 quando cominciò il nuovo viaggio e padre Bernardo Boyl si era imbarcato per volontà del papa Alessandro VI e del Re di Spagna Ferdinando II d’Aragona, senza sapere che sarebbe diventato il primo apostolo della Chiesa Cattolica in quelle terre da poco scoperte. Da pochi mesi il papa aveva approvato a Francesco di Paola, con una sua bolla, la Regola dell’Ordine dei Minimi. Ma chi era padre Bernardo? Il Minimo di cui si parla con orgoglio ma anche con sospetto? Era nato a a Zaidin nel 1440, nella diocesi di Lerida, e fu segretario di Ferdinando II quando era Re di Castiglia e di Sicilia e consigliere quando divenne re d’Aragona. Il re aveva riposto in lui una grande fiducia per la sua disponibilità ed obbedienza; gli affidò diversi incarichi diplomatici presso la corte di Francia e altri regni d’Europa. Nel 1480 decide di abbandonare tutto e ritirarsi a vita eremitica nel romitorio della SS Trinità. Il 22 dicembre del 1481 verrà ordinato sacerdote a Barcellona. L’anno seguente, il Vicario di Monserrat per conto dell’Abate Commendatario Giuliano della Rovere, futuro papa con il nome di Giulio II, Superiore degli eremiti di Monserrat. Ma anche da monaco fu incaricato di altre missioni diplomatiche come nel 1490 per la restituzione, alla corona di Spagna, delle contee di Rossillon e Cerdagna. 

A Tours incontrò Francesco di Paola e affascinato dalla sua santità di vita decise di entrare nell’Ordine dei fratelli Minimi eremiti. Tra il 1491 e il 1492 proprio a Tours fece l’anno di noviziato a contatto con il santo calabrese. Emessa la professione il Paolano lo nominò Vicario Generale dell’Ordine per la Spagna e lo inviò a fondare altri conventi. Il suo compito era facilitato dai rapporti ottimali con la Corona che lo sostennero ampiamente. Ma il nuovo progetto si arrestò per l’Ordine di partire con la seconda spedizione di Colombo che il 15 marzo del 1493 era ritornato trionfalmente ed il 12 ottobre precedente aveva scoperto una “terra nuova”. Il fedelissimo frate fu inviato dai sovrani di Spagna, Ferdinando e Isabella di Castiglia, non solo per il desiderio di evangelizzare le nuove genti, ma per mettere al riparo quelle terre che Colombo voleva affrancare alla giurisdizione dei genovesi. Colombo andava tenuto d’occhio e controllato, ecco perché il 25 maggio fu resa pubblica la decisione di chi avrebbe diretto la missione: “Le loro Altezze, desiderando che la nostra santa fede sia aumentata… comandano e incaricano il detto Ammiraglio (Colombo) che procuri perché gli abitanti di dette isole si convertano alla Santa Fede Cattolica. E che per aiuto a questo compito inviano colà il devoto P. Fra Bernardo Boyl, che detto Ammiraglio dovrà condurre con sé…“. Essendo un religioso ottiene direttamente da papa Alessandro VI la bolla “Piis Fidelium” del 25 giugno 1493 con la quale si concedevano le facoltà necessarie per tale missione affidata al frate dell’Ordine dei Minimi e ne approva il progetto di evangelizzazione voluto da Re di Spagna. Il frate viene nominato anche Vicario Apostolico per la “planctatio Ecclesiae“.

Fu così che il Minimo si imbarcò il 25 settembre del 1493 sulla nave ammiraglia della flotta composta da 27 navi e che salpò da Cadice. Ci volle il 27 novembre per raggiungere la costa Espagnola (Haiti) dove Colombo trovò il fortino di Navidad distrutto e gli uomini di guardia, oltre 40, tutti uccisi. Si procedette alla costruzione di una nuova città, Isabela, in onore della regina di Spagna, dove padre Bernardo Boyl celebrò la sua prima messa nell’epifania del 1493. 

Papa Francesco in occasione del 525° anniversario della prima messa, per le celebrazioni organizzate nella Repubblica Dominicana,  ha nominato l’Em.mo Card. Gregorio Rosa Chávez, Ausiliare di San Salvador, Suo Inviato Speciale alla chiusura del 525° anniversario della Celebrazione della Prima Eucaristia nel Continente Americano, in programma a Isabela, Puerto Plata (Repubblica Dominicana), il 5 gennaio 2019. Nella lettera apostolica dello scorso 12 dicembre 2018 è anche citato il frate minimo: “Postquam pervenerunt ad locum Hispanice appellatum Isabela, ibi in Epiphania Domini anni MCDXCIV pater Bernardus Boil primam in hac terra sanctam Missam celebravit”.

Padre Bernardo rimase per un anno sull’isola di Isabela, ma a seguito di disaccordi con Colombo e l’incapacità di parlare la lingua madre del paese, tornò in Spagna, molto addolorato a Siviglia e l’anno seguente (1495) fondò il convento dei minimi di Andújar (Jaén). Chiamato dal suo superiore generale (Francesco di Paola) nuovamente a Tours, fu mandato a Roma per discutere di questioni relative al suo Ordine approvato e agli affari di stato che gli erano stati affidati dal re cattolico. Compì altre missioni diplomatiche presso la corte del Re di Sicilia e presentò rimostranze sul comportamento dell’ammiraglio e dei suoi uomini nel nuovo continente. Se è vero che gli storici hanno evidenziato che non ebbe il ruolo di spia a servizio del Re e che tutto quello che Bartolomeo Las Casas riferisce sui contrasti non si rivelò vero, c’è da dire che il frate non sempre condivise l’operato di Colombo e non approvò alcune decisioni tanto da guadagnarsi ritorsioni fino al taglio dei viveri per lui e per quanti lo assistevano. Nuovi studi sembrano alleggerire le responsabilità di Colombo, assente per esplorazioni sulle coste di Cuba, e più del governo diretto dal fratello Diego. Per questo gli scontenti, insieme al Boyl, decisero di rientrare in Spagna. In ogni caso il giudizio del Minimo sull’operato di Colombo non fu positivo; ciò comportò un calo nel prestigio di Colombo e che la nuova terra era considerata più un suo feudo che una terra della Corona. Da qui scaturirono le vere o presunte accuse che successivamente colpirono direttamente l’Ammiraglio italiano.

Un’ultima annotazione da fare è che fra i 40 uomini uccisi nel fortino di Navidad c’era anche Antonio Calabrès di Amantea; fu il primo calabrese a varcare l’Oceano e a mettere piede su quel Nuovo Mondo. Calabrès era il nomignolo che indicava la regione di provenienza. Si era imbarcato sulla Pinta in occasione del primo viaggio di Colombo ed era uno dei pochi italiani, insieme al genovese Jacome el Rico e al veneziano Juan Veçano. Per il resto l’equipaggio (90 persone complessivamente) era formato per la quasi totalità da spagnoli (84), ad eccezione del portoghese Juan Arias e di Juan Portugues delle Canarie. Era di Amantea, antico centro demaniale marinaro il cui porto, nel XV secolo, era il più attivo della costa tirrenica della Calabria centro-settentrionale e l’unico capace di ospitare imbarcazioni molto pesanti. Inoltre, si è potuto riscontrare che in Amantea – dove peraltro la presenza genovese a quel tempo era molto intensa – esiste una tradizione orale, in particolare tra gli abitanti più anziani del centro storico, che parla di un’antica commemorazione che si svolse in onore del marinaio amanteano il quale seguì Colombo nel primo viaggio di scoperta del nuovo continente e di lì a poco venne costruita, nella zona vecchia, una chiesetta denominata della Pinta. E proprio nella zona più antica di Amantea esiste un vico la Pinta, una fontanella del ‘500 detta della Pinta; è presente un culto che invoca Maria con il titolo de la Pinta ed attualmente è stata elevata a chiesa parrocchiale.  Antonio era di mestiere marinaio, “marinero” come viene riportato anche nella Nuova Raccolta Colombiana, un navigatore esperto che aveva già preso parte ad altri viaggi ed esplorazioni e che venne imbarcato fra i 26 uomini della Pinta (la “Dipinta”), la nave più veloce, quella che all’alba del 12 ottobre 1492 arriverà per prima in vista delle verdi coste di San Salvador. Quasi certamente Antonio fu tra le vittime del fortino di Navidad.