In strada per servire gli ultimi

Il prezioso lavoro dell’Unità di Strada di Casa Nostra raccontato dal presidente Pino Salerno

Casa Nostra, espressione della Caritas Diocesana, è assistenza alla persona, aiuto legale, visite mediche, mensa, servizio docce, centro diurno. Ma soprattutto è uno luogo dove si accoglie e si fa sentire la presenza della Chiesa. Presenza che diventa indispensabile quando si rivolge agli ultimi, quelli che vivono per strada, dimenticati da tutti. A parlarci di questo prezioso servizio è il suo presidente Pino Salerno. Come nasce l’Unità di strada?Questo servizio prosegue in continuità al lavoro svolto dal progetto “Strade di Casa” promosso direttamente dalla Caritas diocesana andato avanti fino al 2016. Da qual momento in poi abbiamo raccolto il lavoro fatto per continuare a dare un aiuto e un sostegno alla persone che, per svariati motivi, vivevano in strada. Nel corso degli anni il servizio si è affinato cercando di rispondere sempre di più e meglio alle esigenze che intercettavamo.Come sostenete i vostri servizi?Tutto quello che riusciamo a realizzare viene fatto attraverso i fondi dell’8xmille della Chiesa Cattolica. È sempre importante sottolineare come vengano spesi questi soldi che sono destinati agli ultimi, a chi ha davvero tanto bisogno.Quali sono stati i primi passi?All’inizio si consegnava latte, the, qualche dolce. Poi abbiamo voluto di attrezzarci meglio, così oggi riusciamo a consegnare un pasto caldo insieme ad altri generi di prima necessità.Necessità che non sono solo materiali?Infatti l’Unità di strada nasce per dare un sostegno morale alla persona. Un riconoscimento di quella dignità che viene sempre messa da parte. Così attraverso la consegna dei beni materiali riusciamo ad approcciare la persona, per costruire una relazione di fiducia. Senza di questo è impossibile immaginare di poter portare un aiuto.Relazioni che però devono sempre importante alla prudenza da parte di operatori e volontari.Certamente, perché dobbiamo sempre tutelare la nostra incolumità. Le persone che vivono in strada sono sfiduciate, soffrono una forte solitudine. Persone che sono fortemente messe alla prova, sono sotto stress dal punto di vista emotivo. Pertanto operatori e volontari debbono essere sempre pronti e prudenti quando entrano in contatto con loro, soprattutto nel corso dei primi approcci.Restiamo sui volontari. Come vengono formati?A quelli stabili che già facevano parte di Casa Nostra si è aggiunto, da qualche mese, un bel gruppetto venuto fuori dal corso di formazione promosso da padre Alessandro Scaglia OMI, che hanno il loro quartier generale nella chiesa di San Domenico a Cosenza. I volontari sono stati formati su diversi aspetti: l’approccio con le persone che vivono in strada; come comportarsi con loro; qual è la natura del nostro servizio e, ancora, alcune rudimentali indicazioni relative al primo soccorso.Volontari che sono coadiuvati dalle tre suore che gestiscono anche diversi servizi di Casa Nostra?La tre suore originarie del Messico dell’ordine Francescane Missionarie volontarie dei poveri: suor Ana, suor Laura e suor Rosi sono per noi e per la struttura un punto di riferimento fondamentale. La loro intraprendenza e lo spirito di Carità e servizio sono uno sprone per tutti noi.Come si svolgono le uscite?Generalmente usciamo le sere del mercoledì e del venerdì. Ai tre volontari che vanno a consegnare il cibo e altri generi di prima necessità se ne aggiungono altri quattro che preparano i pasti. Si parte sempre alle 19,30 e si rientra intorno alle 24. Ovviamente gli orari sono variabili e dipendono dagli incontri che si fanno perché non sempre riusciamo a trovare tutte le persone che assistiamo oppure, ai soliti assistiti, se ne aggiungono altri.Che impressioni restituiscono i volontari?Di non fare un servizio di protagonismo, ma di umanità, fatto in maniera nascosta. Il vederti atteso dalle persone ti fa capire che non si aspetta il cibo, ma qualcuno con cui scambiare una parola, dalla quale ricevere un sorriso.Tra le tante vissute, ti viene in mente qualche storia a “lieto fine”?Cinque anni di servizio sembrano tanti, ma in realtà sono davvero pochi per capire le persone, intercettare i bisogni, studiare le soluzioni più opportune. Ad esempio, con il progetto “Abitiamo insieme work in progress” abbiamo avuto la possibilità di dare un tetto a cinque persone che dormivano per strada. Per loro è stato immaginato un percorso di integrazione sociale che oltre alla casa prevedeva anche una possibilità di impiego in cinque aziende disponibili a dare loro una possibilità. Questo è stato un bel successo per tutti noi.Ci saranno state però anche delle delusioni?Purtroppo abbiamo dovuto registrare anche alcuni “fallimenti”. Mi viene ad esempio in mente una donna che assistiamo da diverso tempo e con la quale non siamo mai riusciti a immaginare una strada diversa. L’alcol, la solitudine e un grave stato di disagio hanno fatto fallire tutti i tentativi fatti finora.Ma il cammino da fare è ancora lungo. Noi continuiamo a servire.

La testimonianza di p. Alessandro Scaglia OMI

Ad impreziosire e far innamorare tanti giovani del servizio svolto dall’Unità di Strada è la bella testimonianza di padre Alessandro Scaglia OMI che da due anni svolge questo servizio in modo continuativo. “Ho fin da subito capito che è il mio luogo, una delle strade da percorrere per incontrarmi con Dio. Quando ho davanti una persona che ha bisogno vedo il Signore nei suoi occhi. Questo mi cambia il modo di pregare. Il modo che ho di guardare gli altri. Il modo che ho di scegliere le priorità nella mia giornata. Questo è il motivo per cui continuo a farlo a distanza di tempo. Il motivo per cui voglio continuare a crescere in questo servizio e in qualsiasi altro servizio che ha a che fare con i poveri della città”.