9 maggio, festa dell’Europa: per ritrovare la memoria

La giornata in cui si ricordano i primi passi dell’integrazione comunitaria negli anni ’50 del Novecento aiuta a riscoprire gli obiettivi di fondo della “casa comune”, in primis la pace. Così la storia fornisce anche elementi per comprendere l’attuale cammino dell’Ue, per cui saremo chiamati a eleggere il nuovo Parlamento nei giorni 8 e 9 giugno prossimi.

Perché una festa? Cosa e per quale ragione festeggiare? Il 9 maggio è la Giornata, o Festa, dell’Europa. Ricorda la dichiarazione di Robert Schuman, allora ministro degli Esteri francese, rilasciata il 9 maggio 1950, che diede origine al processo di integrazione europea. L’anno successivo infatti veniva firmato il Trattato per la Comunità europea del carbone e dell’acciaio (Ceca), la prima comunità sovranazionale del continente. Quella che potremmo considerate la “nonna” dell’attuale Unione europea. Nel 1957 nasceva invece la Comunità economica europea (Cee), con la quale i sei Paesi fondatori – Italia, Francia, Germania, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo – di fatto ampliavano la loro collaborazione economica e politica che aveva al fondo un obiettivo prioritario: rinsaldare la pace dopo la tragedia della seconda guerra mondiale, costruendo legami e reciproci interessi secondo il principio di solidarietà.Ebbene oggi, alla vigilia delle elezioni europee, ricordare questi elementi essenziali aiuta a fare memoria, anche perché al giorno d’oggi uno dei problemi dell’integrazione europea, che agli occhi di molti cittadini ha perso slancio e credibilità, sembra proprio derivare dall’aver dimenticato o trascurato perché è nata la “casa comune”.Il cui obiettivo di fondo rimane la pace, da costruire mediante forti legami comuni tra Stati membri (diventati nel frattempo 27) e popoli europei,creando collaborazione reciproca, sviluppo e benessere, rafforzando democrazia e diritti, il tutto mantenendo la porta aperta al mondo.La Festa d’Europa per questo è divenuta uno dei “simboli” dell’Unione europea, assieme al motto “Unità nella diversità”, alla bandiera blu con le 12 stelle, all’Inno alla gioia di Beethoven, e all’euro, moneta unica.La memoria nasce da una storia condivisa, dunque. “La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano”, affermava il 9 maggio del ’50 Robert Schuman. “Il contributo che un’Europa organizzata e vitale può apportare alla civiltà è indispensabile per il mantenimento di relazioni pacifiche”. L’Europa, specificava, “non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto”. Il governo francese, previo accordo con gli altri 5, proponeva di “mettere l’insieme della produzione franco-tedesca di carbone e di acciaio sotto una comune Alta Autorità, nel quadro di un’organizzazione alla quale possono aderire gli altri Paesi europei La fusione della produzioni di carbone e di acciaio assicurerà subito la costituzione di basi comuni per lo sviluppo economico, prima tappa della Federazione europea, e cambierà il destino di queste regioni che per lungo tempo si sono dedicate alla fabbricazione di strumenti bellici di cui più costantemente sono state le vittime”.Schuman, assieme agli altri padri e madri dell’Europa unita, si dimostrava così un politico visionario, e al contempo un concreto costruttore della pace.Ai molti – troppi – che oggi hanno smarrito la memoria, che invocano sovranismi che pongono in conflitto gli Stati (l’aggressione russa all’Ucraina ce lo ricorda ogni giorno), la Festa d’Europa potrebbe richiamare i valori di fondo per cui è sorta l’attuale Unione europea, indicando a tutti noi la necessità di rafforzare il processo verso una maggiore unità, per una Europa della pace, della democrazia e dei diritti. Anche qui ritroviamo quell’“anima” dell’Europa che spesso, e giustamente, invochiamo.