Giovanni Paolo I, il Papa del sorriso

Papa Francesco ha riconosciuto le virtù eroiche di Albino Luciani. La giornalista Stefania Falasca nel suo libro “Cronaca di una morte” documenta e ricostruisce quanto accaduto nelle ultime ore di vita del Pontefice. 

Albino Luciani è il Papa dell’umiltà, un pastore vicino al popolo e fedele a Dio, un uomo di Chiesa mite ma al contempo fermo nel governare. Lo presenta così il card. Pietro Parolin nella prefazione del volume “Cronaca di una morte” di Stefania Falasca.  Prossimità, umiltà, semplicità e insistenza sulla misericordia e sulla tenerezza di Dio sono i tratti più salienti del suo magistero petrino che per quarant’anni è stato sepolto dai sospetti, dalle teorie e da tante supposizioni.  A far luce su tutti questi dubbi e a far chiarezza a quella che definisce una “piéce teatrale”, è la Falasca, giornalista di Avvenire e vicepostulatrice della Causa di canonizzazione di Albino Luciani nel suo volume, edito Piemme.  La Falasca ci presenta, a pochi giorni dal riconoscimento di Papa Francesco delle virtù eroiche di Giovanni Paolo I, questo lavoro che fa chiarezza sulle tesi “complottistiche” sulla morte di Luciani.

Un pontificato brevissimo quello di Papa Luciani oscurato da ombre, dubbi e tanti sospetti. Oggi col suo libro dimostra a tutti la verità…

Si tratta di una morte improvvisa, naturale. Abbiamo acquisito la documentazione clinica, perché Luciani è stato ricoverato per una embolia nel ’75, i controlli sono stati fatti fino a marzo del ’78; è stata riscontrata una predisposizione familiare a morti improvvise, c’è poi la documentazione inerente alla constatazione della morte e alla diagnosi; documentazione coeva stilata dai medici dell’epoca, il prof. Fontana e il dott. Buzzonetti, importantissima, secretata per motivi legati al segreto professionale, che al contempo rileva lo stato del rinvenimento del Papa da parte del medico e alla quale è acclusa una relazione ad hoc di illustri accademici chiamati dell’Istituto di medicina legale di Roma per il trattamento conservativo della salma. A questa fa riscontro, anche in chiave testimoniale, suor Margherita Marin, della congregazione Maria Bambina. L’ultima delle quattro suore rimasta in vita che ha assistito fino alla fine il papa. Essa fa un dettagliato riscontro, parlò per ultima con il papa prima che si ritirasse nel suo appartamento privato. Egli era solito dare la buona notte alle suore per poi mettersi d’accordo per la messa del mattino seguente. E’ lei stessa che fa un dettagliata deposizione sul rinvenimento del papa. Un teste a livello giuridico credibile, che coincide con quella fatta dal medico.

Perché non è stata fatta l’autopsia?

Perché non era consentita dallo Stato della Città del Vaticano. Non era prevista nessuna legge per poterla eseguire né sul pontefice né sui cittadini.

Giovanni Paolo I ha segnato la storia della chiesa con il suo Pontificato. Quali sono i tratti più belli riscontrati nello studiare questa figura?

Luciani appena salito al soglio di Pietro si è mostrato al mondo, non si è nascosto. La sua vita, di bellezza estrema, è solo la punta di un icerberg proprio per come si è mostrato. Nel nostro lavoro abbiamo raccolto dati sulla vita e l’opera di Albino, l’abbiamo attraversata vedendo questa limpidezza come cristiano, come uomo e come sacerdote. Luciani è un modello di sacerdozio  per aver vissuto tutte le virtù eroiche. Se guardiamo al suo pontificato esso non si è concluso; emerge ancor oggi l’umiltà che sta alla base di tutte le virtù perché come lui diceva “ci ha portato solo Cristo, ed è l’unica che non solo noi portiamo ma che ci porta a Lui”. La virtù vissuta principalmente da Albino Luciani è proprio quella dell’umiltà.  Fu un papa di grande attualità soprattutto perché fra le priorità del suo pontificato, che sono della sua vita e del suo essere pastore, alla luce del Concilio Vaticano II ha scelto di essere piccolo, umile e sorridente. Sono bastati 34 giorni per evidenziare le dorsali del Concilio: una rinnovata missionarietà, il suo porsi alla contemporaneità con un linguaggio e una comunicazione familiare per andare incontro agli uomini, la facilità nell’offrire un messaggio comprensivo per tutti. La sua costante ricerca della pace ha un momento saliente durante il suo pontificato con gli accordi a Camp David; l’incontro con le altre chiese sorelle si prefigura nella morte tra le braccia del papa dell’ortodosso Nikodim. L’andare incontro agli uomini con il linguaggio della semplicità per Luciani fu una scelta radicale; esso non va confuso con semplicioneria ma è la conditio sine qua non della vita cristiana. Sant’Agostino, che lui citava spesso, dice che la Verità per essere compresa da tutti deve essere rappresentata in maniera  semplice e comprensibile altrimenti ne va della verità stessa. In Luciani abbiamo visto come questa semplicità sia la scelta teologica servo humilis. Lui attraverso questo annuncio ha messo in primo piano, nel corso di tutta la sua predicazione, l’annuncio del Vangelo; tra i contenuti più belli la Misericordia di Dio, la tenerezza di Dio. Luciani è veramente il papa del sorriso ma soprattutto della Misericordia. Sono ancora ricordate da tutti le parole con le quali parlava di Dio come papà e più ancora come madre; lo diceva uno che aveva insegnato 27 anni teologia dogmatica. Papa Luciani ha davvero percorso ed anticipato i tempi.

Albino Luciani è un modello autentico per i consacrati di oggi?

Nella Positio le testimonianze vertevano molto su questo aspetto. Chi lo ha conosciuto da giovane prete e ancor prima da seminarista sa che ha vissuto innanzitutto come sacerdote nella pienezza del termine, nella sua modalità, con la voglia di crescere nella povertà personale, suscitando anche un grande fascino per chi lo ha incontrato. Ci sono testimonianze  di giovani da lui seguiti come guida spirituale molto commoventi, proprio per il modo con cui sapeva comprendere l’animo umano, con cui sapeva accompagnare le persone; Luciani aveva anche dei doni soprannaturali: scrutava i cuori e dava consigli di grande saggezza.

Quanto lavoro le ha richiesto questa indagine storica da lei condotta?

Questo libro è il frutto di un lavoro di ricerca, di elaborazione sulla base degli atti processuali, da quando è stata avviatala la Causa di canonizzazione che mi ha coinvolto già nella fase romana del processo  per collaborare alla stesura della Positio e per mostrare i segni della fama di santità.  E’ stato molto bello il lavoro della biografi a documentata, il racconto di una vita che si è conformata a Cristo. Seguendo questa ricerca storico critica abbiamo raccolto tutta la documentazione inerente al periodo del pontificato, della sua morte e anche la documentazione clinica alla quale ho accennato. Sono state acquisite le deposizioni e le testimonianze di quel periodo ed in particolare al momento della morte. Sulla base di questa documentazione ufficiale è nato il libro “Papa Luciani. Cronaca di una morte”. La storia si fa con la documentazione, il romanzo non è storia.

Tra le testimonianze raccolte anche quella di Benedetto XVI, un unicum nella storia delle canonizzazioni?

Si, perché il papa essendo giudice ultimo in una causa, è colui che decreta la santità agli onori degli altari e non può essere un testimone. Il card. Ratzinger essendo tra i porporati che conobbero ed amarono papa Luciani poté dare la sua testimonianza, che dopo le dimissioni è stata acquisita. Il relatore ha stilato ad hoc le domande e il papa emerito ha risposto. Un evento unico nella storia delle positio super virtutibus.