Il sacerdozio, per abbracciare l’amore di Dio

Don Tiberio Enrico Nucra ordinato presbitero da mons. Nolè in Cattedrale.

Domenica scorsa, nella Cattedrale di Cosenza, don Tiberio Enrico Nucera è stato ordinato presbitero per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria di monsignor Francesco Nolè, Arcivescovo di Cosenza – Bisignano.Una celebrazione solenne e sentita, che ha richiamato nella chiesa madre cosentina tantissimi fedeli, amici e familiari di don Tiberio. In particolar modo, grande è stata la presenza da parte delle catecumenali delle parrocchie diocesane, di cui don Nucera ha seguito il cammino fino al sacerdozio. Un cammino che lo stesso monsignor Nolè ha voluto sottolineare nella sua omelia, insieme a quello stile di missionarietà che è prorprio del cristiano, ma che risponde a uno specifico carisma del Cammino. Il percorso di don Nucera, richiamato dal rettore del Seminario fuscaldese “Redemptoris Mater”, è stato particolare, e segnato da una serie di eventi che, nel tempo, lo hanno portato ad abbracciare il sacerdozio. Nato a Zurigo nel 1969, solo nel 2002, dopo un po’ di travaglio interiore, ha scoperto “che Dio è amore. Prima non riuscivo a vederlo” – come ci racconta. Nel 2005, alla Giornata mondiale della gioventù di Colonia, il desiderio di una chiamata. Poi gli studi a Beirut, in Libano, la conoscenza e l’approccio con la lingua e la cultura del luogo, le missioni in parrocchia. Poi ancora Egitto e Libano, sempre per quello stile proprio della comunità Neocatecumenale che chiama i suoi seminaristi a vivere esperienze concrete di servizio all’estero. Per le vie del Signore, l’approdo nella diocesi di Cosenza e, dopo l’ordinazione diaconale nella parrocchia di San Vito, nel capoluogo bruzio, l’ordinazione per le mani di mons. Nolè. Una grande gioia, per don Tiberio, che presterà il proprio servizio nella parrocchia di San Nicola di Bari a Lago. in Cattedrale, presente proprio una bella fetta della comunità laghitana, che ora aspetta a braccia aperte don Tiberio. Le stesse braccia spalancate del Signore che domenica scorsa lo ha voluto rivestire, con la stola e la casula, della dignità sacerdotale.