Le indicazioni per la celebrazione del matrimonio

La notifica dell'Ufficio liturgico della nostra diocesi per celebrare il matrimonio.

Indicazioni litrugico- pastorali

per La celebrazione

del Sacramento del Matrimonio

 

Il cammino di preparazione alla celebrazione del sacramento del Matrimonio dovrebbe aiutare gli sposi a rispondere alla domanda: «Come celebrare il Rito del matrimonio e organizzare la propria famiglia in coerenza con la fede cristiana?» Il Rito del matrimonio è infatti non solo il momento centrale dell’itinerario del fidanzamento che trova qui il suo culmine, ma anche un imprescindibile punto di partenza in cui i fidanzati, liberi e consapevoli, decidono di consacrarsi l’uno all’altra nell’amore stesso di Cristo, fedele ed indissolubile, animati dallo Spirito Santo, per realizzare ogni giorno la volontà del Padre, cioè la reciproca santificazione attraverso i gesti quotidiani d’amore e di comunione. Nella comunità cristiana essi sono chiamati  a manifestare l’impegno ad amarsi per tutta la vita, donandosi reciprocamente, come Cristo ha fatto per la sua Chiesa e come si celebra nell’Eucaristia.

Al fine di valorizzare la celebrazione del Sacramento del Matrimonio, che appaia sempre più come celebrazione del Mistero Pasquale di Cristo che si manifesta nella vita degli sposi e non semplice cerimonia esterna e, qualche volta, svuotata di alcun senso religioso  e cristiano, si offrono ai confratelli presbiteri, agli incaricati della Pastorale Familiare e a tutti coloro che si preparano a celebrare il loro matrimonio le seguenti indicazioni e disposizioni pratiche.

 

Sia di aiuto  e di sprone quanto affermato da Papa Francesco al n 212 dell’Esortazione apostolica “Amoris Laetitia”: «La preparazione prossima al matrimonio tende a concentrarsi sugli inviti, i vestiti, la festa e gli innumerevoli dettagli che consumano tanto le risorse economiche quanto le energie e la gioia. I fidanzati arrivano sfiancati e sfiniti al matrimonio, invece di dedicare le migliori energie a prepararsi come coppia per il gran passo che faranno insieme. Questa mentalità si riscontra anche in alcune unioni di fatto, che non arrivano mai al matrimonio perché pensano a festeggiamenti troppo costosi, invece di dare priorità all’amore reciproco e alla sua formalizzazione davanti agli altri. Cari fidanzati, abbiate il coraggio di essere differenti, non lasciatevi divorare dalla società del consumo e dell’apparenza. Quello che importa è l’amore che vi unisce, fortificato e santificato dalla grazia. Voi siete capaci di scegliere un festeggiamento sobrio e semplice, per mettere l’amore al di sopra di tutto. Gli operatori pastorali e tutta la comunità possono aiutare a far sì che questa priorità diventi la normalità e non l’eccezione ».

 

 

Dimensione evangelizzante ed ecclesiale

La celebrazione del matrimonio cristiano, «è realtà evangelizzante perché celebrazione sacramentale», segno che costituisce, anche nella sua realtà esteriore, una proclamazione della parola di Dio ed una professione di fede della comunità dei credenti. Proprio questa è il luogo dove appare manifesto che «i coniugi significano e partecipano al mistero di unione e di amore fecondo tra Cristo e la Chiesa». Il normale inserimento della celebrazione del matrimonio nella liturgia eucaristica è un’ulteriore espressione di tutto ciò: viene messo in risalto, infatti, l’intimo legame tra il matrimonio e l’eucaristia, sacrificio della nuova alleanza in cui «i coniugi cristiani trovano la radice dalla quale scaturisce, è interiormente plasmata e continuamente vivificata la loro alleanza coniugale».

 

Gli sposi, perciò, sono invitati a prepararsi adeguatamente alla celebrazione liturgica del Sacramento, affinché possano sapere ciò che spetta ad essi e ciò che spetta a tutti i partecipanti e possano fare la loro parte con fede e spirito di servizio. Sono altresì sollecitati a collaborare gioiosamente e coscientemente affinché con la loro presenza, i loro gesti e le loro parole si manifesti il “mistero grande“(Ef. 5, 32), che si compie in essi e per mezzo di essi nell’assemblea convocata. Non si dimentichino che è l’immagine di Cristo e della Chiesa intimamente uniti che deve trasparire dalla celebrazione del loro  matrimonio. Pertanto, sempre d’accordo con il parroco o con il sacerdote celebrante, scelgano le letture della Sacra Scrittura che saranno commentate nell’omelia  e quei segni rituali (la forma con cui esprimere il consenso, i formulari per la benedizione degli anelli, per la benedizione nuziale, per le intenzioni della preghiera universale, ossia dei fedeli, e i canti) che effettivamente possano favorire la creazione e la percezione di tale immagine, in modo che essa diventi per tutti motivo di lode e di benedizione a Dio e nello stesso tempo anche motivo di festa.

 

Luogo della celebrazione

In forza della dimensione propriamente ecclesiale del matrimonio, “il luogo normale delle nozze è la comunità della parrocchia nella quale i fidanzati sono inseriti e alla cui vita e missione prendono parte”. Così recita il documento della CEI Evangelizzazione e Sacramento del Matrimonio, 84. Di conseguenza il luogo proprio della celebrazione è la Chiesa parrocchiale della sposa o dello sposo o della comunità dove la nuova famiglia andrà a inserirsi. La scelta di altre parrocchie o di chiese non parrocchiali  più che da semplici gusti estetici o pseudo romantici, dovrebbe essere dettata da validi motivi di necessità o di convenienza pastorale. La sacralità e il dovuto raccoglimento richiesti dalla Liturgia,  insieme alla connaturale caratteristica ecclesiale delle nozze cristiane, determinano la proibizione di cappelle o chiese private e, a maggior ragione, l’uso di spazi esterni o di giardini di ristoranti e ville per la celebrazione del matrimonio.

 

La scelta  delle letture

La scelta delle letture tra quelle proposte dal rito del Matrimonio deve essere finalizzata a proporre nel contesto di tutta la celebrazione un piccolo cammino di annuncio e catechesi sul grande mistero dell’Amore di Dio, che viene attualizzato e celebrato nel sacramento del Matrimonio.

Tutto questo secondo la tipica dinamica della liturgia della Parola: quello che il Vangelo proclama direttamente, la lettura tratta dall’Antico Testamento lo prepara come profezia, e l’eventuale seconda lettura li arricchisce come testimonianza apostolica.

Quando dunque si scelgono tre letture la prima con il rispettivo salmo deve essere tratta dall’Antico Testamento, tranne nel tempo di Pasqua quando è presa dagli Atti degli Apostoli o dall’Apocalisse, la seconda dalle lettere degli Apostoli. Quando invece si scelgono due letture la prima con il rispettivo salmo deve essere tratta dall’Antico Testamento o dal Nuovo Testamento. Nel caso in cui il matrimonio si celebra in una Solennità le letture sono quelle proprie della Solennità, senza alcuna variazione. Naturalmente la scelta delle letture va sempre concordata con il sacerdote celebrante, il quale ne deve tenere conto per l’omelia.

Le letture vanno proclamate da persone che normalmente svolgono questo ministero all’interno della comunità e non possono essere lette dagli stessi sposi che per quel giorno sono i primi uditori di quel mistero che la Parola annuncia e il sacramento compie in loro.

 

Rapporto tra Consenso e Benedizione

Quando il Matrimonio si celebra all’interno dell’Eucaristia, è possibile far seguire al consenso espresso dagli sposi, cioè dopo lo scambio degli anelli,  la preghiera di benedizione che normalmente si dice dopo il “Padre nostro”, per far apparire in modo ancora più chiaro la relazione stretta tra il degli sposi e il di Dio per Cristo nello Spirito.

 

Preghiera dei fedeli e Litanie dei Santi

Di grande rilievo deve essere poi considerato il ruolo dell’invocazione dei santi inclusa nella preghiera dei fedeli. La preghiera dei fedeli detta anche preghiera universale non può mai essere incentrata solo sugli sposi o al massimo ai propri familiari ma deve sempre conservare il suo aspetto comunitario e universale. Cosi come alle Litanie dei Santi vanno aggiunti i soli patroni degli sposi, se non sono già presenti in quelli riportati nell’elenco del rito, conservando la struttura proposta, giacché si tratta normalmente di santi che hanno vissuto la vocazione matrimoniale. Non ha dunque senso trasformare le Litanie in un elenco dei Patroni onomastici di parenti e amici.

 

Diversificazione delle formule del consenso

Il Rito del Matrimonio, rispetto al passato, offre una maggiore elasticità celebrativa, aumentando di molto le possibilità di scelta tra diverse formule del consenso. La scelta delle varie forme più che essere dettata da superficiale desiderio di novità o personalismo da parte degli sposi deve essere guidata dalla volontà di adeguare il rito alla reale situazione degli sposi e a far sì che possa essere più vicino alla loro indole.

 

Processione offertoriale

Secondo le norme del Rito, alla presentazione dei doni, lo sposo e la sposa possono portare all’altare il pane e il vino, cioè le ostie e il vino, per la celebrazione della Messa insieme ad alcuni doni per particolari situazioni di povertà. La norma è chiara: nei segni del pane e del vino è presente tutta l’attività umana che, messa nelle mani di Cristo, viene trasformata in cibo e bevanda di vita eterna. Non è dunque opportuno allestire processioni offertoriali “simboliche” portando all’altare oggetti di ogni tipo, alcuni del tutto fuori luogo come la Bibbia e il crocifisso che nella celebrazione hanno già un loro spazio e ruolo preciso. Inoltre è deviante allestire cortei con quadri, chiavi, mattoni o pietre, palloncini, colombe, torte e quant’altro che ognuno si porta gelosamente a casa. In questo modo la Liturgia si trasforma in un vuoto formalismo, cioè in una celebrazione di idee umane e non del mistero pasquale di Gesù Cristo .

 

Testimoni e altre presenze

La celebrazione del sacramento del matrimonio prevede unicamente la presenza di due o di quattro testimoni.

Per quanto riguarda la presenza di damigelle o di paggetti incaricati di portare gli anelli nuziali si eviti qualsiasi spettacolarizzazione. Per questo non è assolutamente consentito l’utilizzo di animali domestici.

 

 

Il canto e la Musica

Il canto e la musica sono elementi rituali, che fanno un tutt’uno con la celebrazione liturgica, la servono e la integrano. Essi costituiscono un modo singolare ed efficace di esprimere il Mistero che si celebra e hanno lo scopo di manifestare “l’aspetto ecclesiale della celebrazione stessa” (Musicam sacram, 42). Limitarsi a farne solo un ornamento o una specie di colonna sonora significa tradire un’esigenza liturgica fondamentale.

 

Anche la celebrazione del Matrimonio è una celebrazione “ecclesiale”, nel senso che manifesta la Chiesa radunata e la fa diventare sempre più sacramento del Cristo risorto, un segno di speranza per l’umanità. Non è un’azione privata degli sposi, né si fa soltanto per gli sposi. Gli sposi vi entrano come ministri di quella parte che nella celebrazione ha lo scopo di rivelare il rapporto sponsale tra Cristo e la Chiesa attraverso la loro reciproca donazione e alleanza, affinché nel loro gesto tutti i presenti lo possano riconoscere e per esso diano lode al Signore.

 

Grande importanza assume a questo riguardo la scelta dei canti e della musica. I canti e la musica devono servire a dare una immagine festosa al raduno, ma soprattutto a favorire l’intima unione tra tutti i partecipanti.  Perciò nella scelta siano riconosciuti e valorizzati per questa loro importante e necessaria funzione ministeriale (Sacrosanctum Concilium, 112). Non servano solo ad abbellire la celebrazione, ma servano soprattutto a creare e ad esprimere quanto più comunione possibile tra i presenti.  A questo scopo sarà opportuno tener conto del contesto generale e del momento particolare in cui vengono collocati, facendo molta attenzione al testo, alla forma musicale, a chi li deve eseguire o ascoltare, al gesto rituale che accompagnano o che interpretano.

 

Pertanto si raccomanda sia agli sposi, sia ai musicisti di dare la priorità assoluta al canto dell’assemblea che sarà presente. Pur tenendo conto della sua atipica composizione, spesso problematica dal punto di vista della “partecipazione attiva, cosciente e responsabile” alle liturgie cristiane, si faccia in modo di garantire almeno i canti rituali essenziali, cioè il ritornello del salmo responsoriale (o anche tutto il salmo, da non sostituire in ogni caso con una canzone popolare che non rispetti il senso e l’atteggiamento interiore che il salmo esprime), l’Alleluiaal Vangelo, il Santo e le successive acclamazioni (Mistero della fede, l’Amen della dossologia) e infine il canto allo spezzare il pane (Agnello di Dio, da non sostituire, assolutamente, con un canto sulla pace, che non è mai previsto dal Messale e rischia di far passare in secondo piano il gesto importante dello spezzare il pane).  Qualora si decidesse di cantare anche il Padre nostro, non è lecito sostituirla con delle parafrasi o dei rifacimenti arbitrari, spesso anche di pessimo gusto letterario, come quella che viene usata sulle note della famosa canzone Sound of silence di P. Simon. Per gli altri momenti o riti in cui è previsto il canto, ossia Canto d’ingresso, Gloria, presentazione dei doni, comunione, nulla vieta che a cantare sia solo un piccolo coro o una schola cantorum. In questo caso, però, si provveda che l’assemblea vi possa in qualche modo partecipare.

 

Si abbia cura di scegliere dei canti con chiaro contenuto teologico e adatti al momento rituale specifico. Sono invece rigorosamente vietati quei canti che appartengono al repertorio canzonettistico dei festivals, dei films, dei concerti pop o della musica lirica e che non sono in alcun modo legati all’azione liturgica che si sta compiendo, come la cosiddetta “Ave Maria” di Schübert. Un altro esempio è il famoso “Dolce sentire”, fatto passare come canto francescano solo perché presente in un film su San Francesco, ma mai entrato nel repertorio nazionale dei canti liturgici.Qualora in questi momenti la musica fosse limitata al suono dell’organo, si abbia cura di affidare l’incarico a organisti che comunque abbiano un’adeguata formazione liturgica, spirituale e professionale, e siano capaci di interpretare non solo dei brani musicali, ma anche il momento e il mistero che si celebra. A tutti comunque si raccomanda di partecipare alla celebrazione con fede e professionalità, entrando in essa come dei celebranti e scegliendo dei brani, che si integrino con lo spirito e i significati della liturgia cristiana del Matrimonio. Scelgano pure ciò che è bello e piace, purché sia adatto a esprimere e a far percepire prima di tutto la presenza e l’azione di Dio, che si sta celebrando, e nello stesso tempo riesca a mettere l’assemblea nella condizione di una vera partecipazione interiore. Per tale motivo sono spesso inadatte e da non proporre le tradizionali marce nuziali, consunte dall’uso cinematografico e pubblicitario, che spesso accompagnano l’ingresso degli sposi. Sono espressioni o segnali che, posti all’inizio, sviano dal giusto motivo della convocazione e del raduno, che in ogni caso è la celebrazione del Dio che salva. Piuttosto di aprire lo spirito dei presenti a riconoscere e ad accogliere il mistero e la novità di Dio che si rivela e si dona attraverso gli sposi, rischiano di chiuderlo o di orientarlo altrove. E’ importante, invece, che anche le prime note musicali, specialmente in assenza di un canto processionale d’inizio o di un canto corale, aiutino gli invitati a mettersi alla presenza di Dio e a prepararsi alla lode e alla benedizione. Si sostituiscano pertanto queste marce con altri brani del repertorio organistico, più adatti a creare un clima di autentica e originale festa cristiana, nella quale gli sposi stessi, ma anche i più distratti e i meno motivati dei presenti sono invitati a entrare, partecipando con tutta la propria umanità e la propria fede.

 

Per lo stesso motivo sono da evitare durante la presentazione dei doni o durante la comunione brani operistici, colonne sonore di film, arie, come il “Largo” di Haendel, nati come canti solistici in particolari contesti culturali, con intenti diversi da quelli necessari per vivere questi due momenti liturgici. Inoltre cantare una qualsiasi “ Ave Maria” alla comunione stona profondamente con il momento celebrativo: non si sta facendo un omaggio alla Madonna ma ricevendo Cristo Risorto, vivo, vero e realmente presente nel pane consacrato.

 

E’ necessario, infatti, prestare attenzione non solo al piacere musicale di un brano, ma anche al suo contenuto e al ruolo specifico che deve svolgere nella liturgia.  Pertanto, si suonino solo brani che accompagnino e rispettino il senso dell’azione rituale che si svolge, in modo da formare un tutt’uno con essa e la musica non appaia come un corpo estraneo o un motivetto che copre il tempo dell’attesa o l’imbarazzo del silenzio. Si evitino soprattutto motivi di canzoni prive di senso religioso o comunque destinate ad altri ambienti e ad altri contesti.  Il repertorio organistico offre molteplici proposte. Bisogna, però, riscoprirle, studiarle ed eseguirle con sapienza musicale e liturgica, affinchè attraverso di esse si possa percepire che l’organista sta esprimendo veramente la propria fede, la propria lode o la propria invocazione, e intende aiutare i presenti a fare altrettanto, favorendo in questo modo l’unanimità della partecipazione.  

Si ricorda, inoltre, che, secondo quanto previsto dal Messale Romano,  ogni qualvolta nella Liturgia si legge o proclama un testo o si pronuncia una preghiera l’organo e gli altri strumenti musicali devono tacere. Durante la Preghiera Eucaristica è assolutamente proibito suonare, non solo per non coprire la voce del presidente, ma soprattutto per rispettare e far percepire il carattere comunitario di questa azione, che pur essendo compiuta materialmente e prevalentemente dal solo presidente, in realtà richiede il massimo di partecipazione da parte dei presenti, espressa con la proclamazione del Mistero della fede e con l’Amen della dossologia finale. Lo stesso vale durante le domande che precedono il consenso e il consenso stesso: in questi momenti non si può eseguire alcun sottofondo musicale.

 

In linea con la semplicità e la sobrietà che devono caratterizzare le celebrazioni cristiane e a vantaggio della loro verità e coerenza, si scelgano anche per il canto e la musica forme espressive adeguate, che rispecchiano la realtà dell’assemblea e non le proprie possibilità economiche. La celebrazione del matrimonio non è luogo né di esibizione, nè di concerto. Chi vi partecipa deve farlo prima di tutto per fede.  

 

Conforme alle norme del Rito del Matrimonio (2005) e agli orientamenti del Direttorio di Pastorale Familiare della C.E.I.(1993)

 

Addobbi floreali

La comunità cristiana ha bisogno, per esprimere la propria fede, non solo della partecipazione attiva dei fedeli, ma anche di un’atmosfera di bellezza e quindi il luogo in cui si riunisce per celebrare non è un elemento indifferente per la celebrazione stessa. Si devono, pertanto, adottare opportuni accorgimenti, per creare un’atmosfera, nobile, accogliente e festosa” (Nota Pastorale C.E.I. “L’adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica n. 15). I fiori nelle chiese sono sempre stati presenti, ma purtroppo oggi si evidenzia una presenza floreale triste o non adatta; vi è una certa ‘superficialità’ in queste decorazioni floreali e i luoghi della celebrazione, soprattutto l’altare, o sono stravolti da una disordinata abbondanza di addobbi oppure sono completamente spogli.

Bisogna pensare sempre che la decorazione floreale è un arredo e quindi si deve adattare strettamente al luogo allo stile: una chiesa romanica è molto diversa da una chiesa barocca o contemporanea. L’addobbo floreale deve essere, comunque, sempre rispettoso dell’arte della chiesa e, qualora siano presenti fioriere o altri luoghi già predisposti per piante o fiori, va privilegiata l’utilizzazione di questi contenitori per non moltiplicare gli spazi di decorazione floreale. Innanzitutto, quindi, è importante sapere dove vanno collocati tali addobbi, per evitare di spargerli indistintamente per tutta la chiesa o di concentrarli sul presbiterio. I fiori, infatti, hanno il compito di valorizzare i luoghi della celebrazione e dare loro significato senza mai nasconderli; sono, dunque da non tralasciare mai l’altare, l’ambone e il Tabernacolo, il fonte battesimale( nelle chiese parrocchiali) e l’immagine della Madonna o del santo patrono. In particolare, per quanto riguarda l’altare, ci si raccomanda che “l’ornamento dei fiori sia sempre misurato e, piuttosto che sopra la mensa dell’altare, si disponga attorno ad esso” (Ordinamento Generale del Messale Romano n.305).

Al di là dei luoghi in cui collocare un addobbo floreale l’attenzione principale, però, deve essere sempre e comunque alla liturgia; la liturgia, infatti, ha bisogno del linguaggio dei fiori, perché i fiori introducono nell’immobilità dell’architettura lo scorrere dell’anno liturgico e la diversità delle feste. A questo proposito l’Ordinamento Generale del Messale Romano chiarisce bene che nel tempo di Avvento è consentito ornare di fiori la chiesa in modo sobrio, per non “anticipare la gioia piena della Natività del Signore”, mentre in Quaresima è assolutamente proibito l’uso dei fiori, fatta eccezione per la IV domenica (Laetare), le solennità e le feste. Infatti, se la chiesa-edificio è immagine visibile della chiesa-popolo di Dio, non è possibile entrarvi e trovare un ambiente ‘asettico’, ‘fuori del tempo’, ma essa deve far capire quale tempo liturgico si sta attraversando e soprattutto quale comunità parrocchiale lo sta vivendo qui e ora.

 

Riprese fotografiche

La celebrazione del Sacramento non è una “cerimonia” esteriore o uno spettacolo, ma è “azione sacra” per eccellenza, in quanto azione di Cristo e della Chiesa, sua sposa (cfr. Costituzione Liturgica Sacrosanctum Concilium, n. 7). Anche il fotografo ed il video-operatore fanno parte di quella comunità di fedeli riuniti per la celebrazione e, soprattutto se sono credenti, sono chiamati a prendere parte attiva all’azione liturgica con un comportamento corrispondente ai diversi momenti dell’azione compiuta dall’Assemblea. Di conseguenza è assolutamente proibito chiedere di ripetere gesti liturgico-sacramentali per esigenze fotografiche.

 

È dovere degli operatori prendere contatto con il parroco o con il sacerdote responsabile della Chiesa per gli opportuni  accordi e con loro prenderanno visione del luogo e della disposizione delle persone nell’azione rituale. Qualora gli operatori trovassero l’illuminazione della Chiesa insufficiente, inadeguata o male posizionata per le riprese video e/o fotografiche, si troverà di comune accordo con il parroco una soluzione valida alla soddisfazione delle reciproche esigenze. La collocazione di eventuali lampade non ostacoli la visibilità dei luoghi e del rito liturgico.

 

Curino il rispetto verso i ministri e l’assemblea con la discrezione dei gesti, con un contegno serio e con un atteggiamento corrispondente alla sacralità dell’azione che si sta svolgendo. Gli operatori indosseranno abiti consoni al luogo e al rito. Non si passi mai dietro o davanti il celebrante, l’altare e l’ambone.

 

Gli operatori non dovranno distogliere l’attenzione dei presenti dallo svolgimento dell’azione liturgica o distrarli dalla devota partecipazione ad essa. In particolare, limiteranno gli spostamenti allo stretto necessario e faranno un uso discreto del flash. Non usino il presbiterio come set cinematografico, solo dove è possibile si concordi la collocazione di lampade.

 

Le riprese con macchine fotografiche e telecamere, oltre ad alcune panoramiche, sono permesse nella celebrazione del Matrimonio:

– all’ingresso in Chiesa

– al rito del Matrimonio

– alla processione offertoriale

– al rito della pace

– alla comunione (facendo attenzione ai tempi…)

– ai riti conclusivi.

Durante l’atto penitenziale, la liturgia della Parola, la preghiera eucaristica, si eviti ogni intervento degli operatori. Per le riprese integrali dell’omelia si chieda almeno il permesso.

 

Fotografare gruppi di parenti ed amici all’interno della chiesa è consentito dopo le celebrazioni purché venga conservato il decoroso rispetto dei luoghi sacri, (in particolare si escluda il Presbiterio e la zona del Santissimo: cappella o altare).

 

Gli operatori cureranno di non lasciare in vista valigie o sacche; per il deposito dell’attrezzatura e le procedure tecniche dovrà essere utilizzato un luogo che non sia di impedimento all’azione rituale.

 

A documentare la celebrazione del matrimoniosarà ammesso un solo fotografo e/o un video-operatore incaricato dagli sposi, nonché eventuali collaboratori. Nessuno potrà imporre  agli sposi un proprio fotografo o video operatore. Altre persone si asterranno dall’eseguire riprese sia video sia

fotografiche.

 

Dalle norme per “il Servizio dei fotografi e dei video-operatori durante le celebrazioni dei sacramenti” dell’Arcidiocesi di Cosenza- Bisignano.

 

Offerta per le necessità

della Chiesa

Il Sacramento del Matrimonio, come ogni altro Sacramento, non si “paga”. L’offerta che viene data in occasione del matrimonio è un contributo alle necessità  e alla vita della comunità cristiana, tenuto conto di quanto si spende per gli altri servizi correlati alla celebrazione del Matrimonio (fiori, fotografi, banchetti