Diocesi
San Nicola Saggio, il falco della Trinità
La presentazione di due libri sul Santo longobardese è stata occasione propizia per ripresentare alla Chiesa cosentina San Nicola Saggio. Una bella figura, di grande attualità, da poco elevata agli onori degli altari.
Sono stati presentati questo pomeriggio alla libreria Paoline di Cosenza due testi preziosi su San Nicola Saggio da Longobardi, il fraticello minimo canonizzato da papa Francesco lo scorso 23 novembre. “Il falco della Trinità” di Pierfranco Bruni, Enzo Gabrieli e Gerardo Picardo e “Più in alto delle aquile”, di padre Alfredo Bellantonio, questi i titoli dei volumi. Un’occasione preziosa per approfondire la figura di San Nicola Saggio, soprattutto grazie alla preziosa presenza del postulatore della causa di canonizzazione, il padre Ottavio Laino. Una serata piacevole, in compagnia del primo figlio spirituale di San Francesco di Paola ad essere stato elevato agli onori dell’altare. Proprio sull’iter che ha portato alla pronuncia di santità di San Nicola ha voluto soffermarsi il postulatore, soprattutto recando la sua esperienza, raccontando passo dopo passo il cammino che ha elevato frà Nicola – al secolo Giovanni Battista Clemente – alle vette alte della santità. Padre Laino ha ricordato il miracolo per intercessione del quale si è arrivati alla celebrazione del 23 novembre stesso, all’episodio di Giuseppe Laudadio che, nel lontano 1938, pur cadendo da un’alta impalcatura, è rimasto illeso. E ha sottolineato come, durante il brusco volo, Laudadio avesse invocato “il nome del beato Nicola Saggio, rispetto alla cui casa natale viveva sin da piccolo”. Affascinante, interessante il percorso che ha portato, canonicamente, alla canonizzazione del fraticello, evento che ha restituito alla Chiesa universale il culto di un uomo santo.
Per questo la presentazione dei due libri è stata occasione propizia per ripresentare alla Chiesa cosentina San Nicola Saggio. La libreria delle Paoline, la cui congregazione è giunta al suo centesimo anno di vita (iniziato proprio oggi ufficialmente) è stata ancora una volta un laboratorio per fare esperienza di una figura bella che dà lustro alla fede.
San Nicola Saggio è il minimo dei minimi, il fratello oblato che tutto si dava per gli ultimi, i poveri, i bisognosi. Il segnato dalla grazia sin dalla culla, e fino all’ultimo giaciglio, egli che era nato un 6 di gennaio, nel giorno della manifestazione del Salvatore alle genti; e che aveva emesso i suoi ultimi sospiri un 2 di febbraio, nell’altro dei giorni di luce, quello della Candelora. Quasi come a voler rendere l’anima a Dio pronunciando il suo “Nunc dimittis”. Un senso di luce colto subito, dalla prima battuta, dal padre Arcivescovo, monsignor Salvatore Nunnari che, curando la prefazione del testo “Il falco della trinità”, ha additato San Nicola Saggio come modello di luminosità e testimone prezioso nell’oggi di quella “pastorale della santità” di cui abbisogna il tempo della nuova evangelizzazione. Proprio l’attualità del frate Nicola è stata tratteggiata, espressa, emersa, nel corso dell’incontro. L’attualità di un figlio di Calabria che – come spiega don Gabrieli nel suo saggio – attinge dalla grotta, dalla preghiera, dalla contemplazione la forza e la grazia per una azione proficua, nel suo tempo, nelle società che aveva dinanzi. Un contemplativo attivo, un orante laborioso, di quella laboriosità che lo rende – parafrasando Piercarlo Bruni, figlio vero, illustre, autentico di Calabria. Quella laboriosità che aveva appreso praticamente nei campi, che pure lo resero umile. Dell’umiltà vera, sincera, sentita, non finta, che andava dicendo di se stesso, che lo rese obbediente a Dio e agli uomini, ai superiori. Obbediente “per amore di Dio”. Quante volte il Bellantonio riprende questo concetto! Obbediente alla santa Chiesa, che continuava ad amare, osservandone precetti e norme.
San Nicola Saggio era un innamorato Dio, ma di quell’amore – al di là delle estasi, dei doni, dei carismi, dei frutti dello Spirito – contagioso e fisico, bruciante, che quasi lo “costringeva” ad amare l’uomo, il bisognoso, nel quale vedeva la carne del Signore “da servirgli il pasto in ginocchio”, aggiunge padre Laino. Un uomo buono diventato santo, capace di conservare intatta, per dono di Dio, la fede e la speranza che si fa certezza. Ma ancora di più, un uomo mosso dalla carità, quasi a voler realizzare quell’esortazione dell’Apostolo per cui “più grande di tutte è la carità”. “Un campione di spiritualità” come tanti della nostra terra, come la beata Elena Aiello, sempre pronto a correre come un gregario in mezzo al campo verso chiunque gli si rivolgesse per un aiuto, una parola buona dello Spirito, una carezza. La generosità umana che, riempita della luce di grazia, diventa carità. Immersione dell’uomo tra le braccia amorose della Trinità beata. Di quell’unico Dio la cui più bella conoscenza fa gridare, in punto di morte, “Paradiso, paradiso”.