L’omelia integrale di monsignor Francesco Nolé

Pronunciata nel corso della celebrazione di inizio del ministero pastorale nell'Arcidiocesi di Cosenza - Bisignano.

OMELIA PER LA CELEBRAZIONE DI INGRESSO

NELLA DIOCESI DI COSENZA – BISIGNANO

Cosenza, 4 luglio 2015

Carissimi Fratelli e sorelle presenti questa sera, per concelebrare questa solenne Eucaristia e vivere insieme un intenso momento di comunione fraterna e di rendimento di grazie alla SS. Trinità, per l’inizio del mio Ministero Pastorale in mezzo a voi; grazie per essere qui!

         Grazie a Mons. Salvatore Nunnari per l’amicizia, l’affetto e la fraterna sollecitudine di cui mi ha fatto dono negli anni passati e, ancor più, negli ultimi mesi, ma grazie soprattutto per aver guidato la Chiesa Cosentina, antica e ricca di storia e santità, con saggezza e passione ecclesiale, e che questa sera, come successore degli Apostoli, mi consegna il testimone di questa gloriosa Comunità Ecclesiale.

         Ringrazio tutti i Confratelli Vescovi presenti (Mons. Bonanno, l’Eparca Oliverio, Mons. Sprovieri, mons. Cantisani, Mons. Bertolone, Mons. Kabongo) e i tanti assenti fisicamente, ma vicini con la preghiera, con l’affetto e il sostegno fraterno.

Ringrazio i Fedeli, i Sacerdoti, i Diaconi, i Seminaristi, i Religiosi, i Sindaci e le Autorità di ogni ordine e grado della Diocesi di Tursi- Lagonegro e della Regione Basilicata. Con voi ho vissuto l’esperienza della Chiesa come Scuola e casa dell’Amore. Ho imparato, infatti, ad amare la Chiesa come Sposa ed ho imparato a fare il Vescovo.                          Ricordiamoci con affetto e ringraziamo il Signore per il bene che ci siamo voluti e che insieme abbiamo seminato nelle nostre piccole e belle realtà locali con sincerità e verità, senza risparmio e senza interessi personali.

Perciò, mentre il distacco della separazione fisica provoca inevitabilmente un po’ di sofferenza, ci è data la grazia di vivere, nel contempo, il frutto dell’obbedienza alla volontà di Dio come un nuovo incontro con Gesù Signore.

         Ringrazio i fedeli, i parenti e gli amici venuti da Giuliano di Potenza, Villaggio che mi ha dato i natali, e tra questi i miei genitori, i miei fratelli e i miei nipoti, accompagnati dai Religiosi Salesiani che ne curano la vita spirituale e pastorale.(dal Sindaco ing. De Luca, con altri amministr. e amici pot.)

         Ringrazio e saluto i miei Confratelli Minori Conventuali, calabresi e di altre Regioni,  guidati dal Provinciale di Napoli, P. Eduardo Scognamiglio, dal Custode della Calabria, P. Francesco Celestino e dalCapufficio del Pontificio Consiglio della Famiglia, P. Gianfranco Grieco.

    E infine, ringrazio voi tutti Fedeli Cosentini, insieme ai vostri Sacerdoti, Religiosi e Consacrati (e tra essi alcuni superiori generali e provinciali, masch e femm. e i tre Monasteri di clausura che sono in comunione di preghiera con noi), i diaconi, i Seminaristi, le Associazioni, i Movimenti ecclesiali e i singoli battezzati, che mi avete accolto con tanto affetto e gioia!

           Le Autorità cittadine, diocesane e regionali della Calabria e della Basilicata le ho già salutate e ringraziate in precedenza, ma lo faccio volentieri anche in questo momento solenne e comunitario.

         Il Signore ricompensi ogni vostro impegno a favore dei cittadini e benedica ogni vostro proposito di bene che scaturisce dal cuore.

Carissimi,

sono consapevole che all’inizio del ministero di ogni nuovo Vescovo vi è l’attesa delle prime parole, dei primi gesti, del primi propositi pastorali … per questo motivo ho voluto sostituire il Vangelo odierno con quello dei Discepoli di Emmaus, che mi sembra emblematico del cammino della Chiesa e della stessa società civile.

         Voglio attingere a questo brano evangelico, non tanto un programma definito e completo, quanto piuttosto uno stile di Chiesa e un metodo pastorale da vivere insieme nei prossimi anni.

Insieme in ascolto della Parola, in comunione fraterna e sincera  collaborazione, per maturare nell’atteggiamento di vivere permanentemente in un clima missionario, di annuncio del Vangelo.

         Vogliamo farci anche noi discepoli in cammino e in ascolto del Maestro, condividendo i nostri dubbi, le nostre delusioni e i nostri problemi, ma desiderosi di ascoltare la sua Parola, anche quando non riusciamo a riconoscerlo, per la poca fede e la chiusura del cuore.

Il desiderio che mi abita è quello di favorire un atteggiamento di ascolto reciproco: Vescovo e sacerdoti, sacerdoti e laici, genitori e figli, e tutti insieme ascoltare ed accogliere pazientemente i desideri e i bisogni dei poveri, degli ultimi, dei giovani in cerca di lavoro e di verità, in ascolto delle domande profonde e inquietanti che ci vengono dalla società e dalle periferie, dalle carceri e dagli ospedali, dalle case per anziani e dagli immigrati, dalla cultura e dal creato.

         Sono convinto che il tempo dedicato all’ascolto non è mai tempo perso, perché ci educa alla pazienza, alla comprensione, alla riflessione e all’assunzione di responsabilità che provengono da una maturità umana e spirituale, proporzionata al tempo di preghiera e di riflessione impiegati.

         Questo tempo di ascolto lo potremmo definire anche di pre-evangelizzazione e di promozione umana, di conoscenza e di fiducia reciproca, su cui poggerà la fede vera in Cristo Gesù, che ci permetterà di entrare  in sintonia e vivere la comunione con Lui e con i fratelli.

         E’ pur vero che la comunione è anzitutto dono di Dio, ma Egli vuole che si manifesti attraverso la nostra testimonianza di amore reciproco che diventa profezia, presenza e annuncio del suo amore per noi e si snoda in quel discernimento spirituale e pastorale necessario a questo nostro tempo, sempre avido di risposte certe ed evangeliche.

         Carissimi Presbiteri e Religiosi, lo stile di rispetto e di fiducia, di collaborazione e di amore fraterno, di amicizia sacramentale e di ricerca spirituale, devono permeare i nostri incontri, il nostro stare insieme, la nostra collaborazione pastorale e i nostri progetti formativi.

         La stessa comunione deve essere l’obiettivo primario delle famiglie cristiane, dove il dialogo, l’ascolto reciproco, il tempo dedicato alla formazione umana e spirituale dei figli deve essere senza tempo e senza misura, abbracciando tutti i momenti della vita familiare, per tornare ad essere la prima palestra della vita per l’apprendimento delle verità morali, umane e spirituali, con i genitori nella doppia veste naturale  di educatori e di primi catechisti per i loro figli.

         Nella famiglia dove si prega, si legge il Vangelo, si educa ai valori veri della vita, lì c’è Dio, fondamento e certezza della fedeltà, della fecondità e della perseveranza dell’amore coniugale.

         Presbiterio e famiglia sono i due Sacramenti per la missione, ci ricorda il Concilio. Questi due Sacramenti ci aiutano a far continuamente memoria della natura sponsale dell’amore di Cristo per la Chiesa.

Egli l’ha amata fino a dare se stesso per lei e ricorda ai coniugi che l’amore cristiano deve riproporre al mondo questa modalità di offerta sacrificale reciproca.

         Non a caso sono anche i due Sacramenti più provati e insidiati in questo tempo in cui sembra che non ci sia più nulla di definitivo e per sempre. Il nostro è un tempo in cui tutto appare mutevole e provvisorioda padroni sia nel clero che nelle famiglie. E, compiendosi in scelte morali errate,  con stili di vita che vanno nel senso opposto alla vocazione originaria, divengono la ragione del grave danno che subisce non solo la Chiesa di Cristo, ma la stessa società civile.

Dinanzi a questo scenario ricordiamo che solo un amore misericordioso e oblativo può ricondurre alle sorgenti della verità, dove le ferite provocate o ricevute possono trovare sollievo e ristoro.

      Ecco la nostra missione oggi, carissimi, indicataci chiaramente da Papa Francesco nella Evangelii Gaudium: “Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa; usciamo, usciamo a offrire a tutti la vita di Gesù Cristo; Se qualcosa deve santamente inquietarci e preoccupare la nostra coscienza, è che tanti nostri fratelli vivono senza la forza, la luce e la consolazione dell’amicizia con Gesù Cristo, senza una comunità di fede che li accolga, senza un orizzonte di fede e di vita.” (E.G., 27; 49).

         Questa è la Chiesa scaturita dal Concilio e testimoniata dai Santi e dai martiri che ancora oggi, in ogni parte del mondo la rendono credibile e feconda di nuovi figli. Questa è la Chiesa sognata e vissuta da Francesco di Assisi, Francesco di Paola e Francesco, vescovo di Roma.

Questa è la Chiesa che vogliamo costruire e vivere anche noi, cristiani della Diocesi di Cosenza-Bisignano, guidati dallo Spirito Santo, sollecitati e provocati dagli avvenimenti ecclesiali di questi mesi: il Sinodo sulla famiglia, l’Anno della Vita Consacrata, il prossimo Convegno Ecclesiale di Firenze, il Giubileo della Misericordia e i recenti Documenti Pastorali di Papa Francesco, Evangeli Gaudium e Laudato si’…  

Può il Vescovo fare tutto questo da solo?         Certamente no!

Richiamo alla vostra attenzione il primato collaborativo che scaturisce dal Sacramento del Battesimo, dal quale siamo stati segnati per l’edificazione della Chiesa e della società, attraverso la collaborazione, che a vario titolo ci viene chiesta. E’ il Signore che ha suscitato in voi “il volere e l’operare”, come ci ricorda San Paolo. Ed è il Signore che, per mezzo della Chiesa, vi consegna le dinamiche e i percorsi di collaborazione con il vostro nuovo Vescovo.

Il Signore mi ha donato la vostra presenza e la vostra compagnia, perché l’ascolto assiduo e orante della Parola, la fraterna e quotidiana condivisione del Pane Eucaristico e il nostro generoso e gratuito servizio ai fratelli, siano il fondamento della Chiesa di Cristo, casa e scuola di comunione, che annuncia ogni giorno la novità del Vangelo che cambia la vita e la rende preziosa a Dio e ai fratelli.

In questo contesto oso chiedere anche la collaborazione degli amministratori e dei politici, della scuola e dell’università, delle famiglie e delle associazioni ecclesiali e civili, per un rinnovato patto educativo, che ci veda tutti impegnati a mettere al centro delle nostre attenzioni, la persona, la sua dignità, il rispetto della legalità e il bene comune.   

Concludo riprendendo per me i tre impegni che Papa Francesco ha consegnato ai nuovi Metropoliti, insieme al Pallio, lunedì scorso: “La testimonianza più efficace e più autentica è quella di non contraddire, con il comportamento e con la vita,  quanto si predica con la parola e quanto si insegna agli altri e, guardandoci, ci ha esortati: “Insegnate la preghiera pregando, annunciate la fede credendo, date testimonianza vivendo”.

Carissimi, chiediamo insieme l’intercessione dei Santi Protettori, perché accompagnino con il loro esempio e la loro intercessione il nostro cammino ecclesiale.

Affidiamo a Maria, madre della Chiesa, il cammino della nostra Diocesi, perché sia Lei, S. Maria del Pilerio, a indicarci la strada, il fondamento, la porta: Cristo Gesù, Salvatore  e Dio di ogni consolazione.

E infine, con S. Francesco di Assisi, anch’io prego il  Signore:

O alto e glorioso Dio, illumina il cuore mio,

dammi fede dritta, speranza certa, carità perfetta, umiltà profonda,

senno e cognoscimento, perché io serva con gioia i tuoi comandamenti.

Rapisca, ti prego, Signore, l’ardente e dolce forza del tuo amore,

la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo, perché io muoia

per amor dell’Amor tuo, come Tu ti sei degnato di morire

per amore dell’amor mio”.     AMEN

* Arcivescovo Metropolita di Cosenza – Bisignano