Un mondo oltre le sbarre

All'incontro del papa con il personale delle Carceri italiane anche una delegazione cosentina. Consegnato al Papa il volume edito da Parola di Vita

Il Papa nell’Udienza ai cappellani delle carceri, alla polizia penitenziaria, al personale dell’amministrazione Penitenziaria e a tutti i  volontari che  lavorano nelle prigioni e annunciano, senza paura e vergogna, con coraggio e umiltà,  Gesù Cristo e la sua Chiesa, ha detto di “ rendere le carceri luoghi di recupero non polveriere di rabbia”.

Presente anche una delegazione cosentina accompagnata dal cappellano don Victor. Tutta l’equipe dei catechisti della prima comunità del Cammino  Neocatecumenale della Parrocchia di S. Aniello di Cosenza, che da sei anniinsieme al Cappellano opera nel Carcere di Cosenza, era presente a Piazza S. Pietro il 14 di settembre, insieme ai fratelli di altre  carceri italiane.

Per l’occasione, al passaggio del Papa, è stata consegnato al personale addetto alla  sicurezza una raccolta di alcune testimonianze e storie  di detenuti che hanno incontrato Cristo nelle carceri, pubblicata fra i quaderni del Settimanale Diocesano Parola di Vita e curata da Eraldo Rizzuti.

Un modo per far conoscere il mondo che c’è “dietro le sbarre”: un mondo, ha detto il Papa, dove ci sono persone “ nel cuore di Dio e preziose ai suoi occhi”.

Ai cappellani, le religiose, i religiosi e i volontari, portatori del Vangelo, nella seconda parola del suo discorso ha detto:

 “Quando vi addentrate nelle situazioni più difficili con la sola forza del sorriso e di un cuore che ascolta: la saggezza di ascoltare, avanti, con il cuore che ascolta. Avanti quando vi caricate dei pesi altrui e li portate nella preghiera. Avanti quando, a contatto con le povertà che incontrate, vedete le vostre stesse povertà. È un bene, perché è essenziale riconoscersi prima di tutto bisognosi di perdono. Allora le proprie miserie diventano ricettacoli della misericordia di Dio; allora, da perdonati, si diventa testimoni credibili del perdono di Dio. Altrimenti si rischia di portare sé stessi e le proprie presunte autosufficienze. State attenti su questo! Avanti, perché con la vostra missione offrite consolazione. Ed è tanto importante non lasciare solo chi si sente solo”.

 “Non lasciatevi mai imprigionare nella cella buia di un cuore senza speranza, non cedete alla rassegnazione. Dio è più grande di ogni problema e vi attende per amarvi”: così Francesco ha esortato i detenuti ad avere coraggio perché si è nel cuore di Dio anche se ci si sente smarriti e indegni.

Mettetevi davanti al Crocifisso, allo sguardo di Gesù: davanti a Lui, con semplicità, con sincerità. Da lì, dal coraggio umile di chi non mente a sé stesso, rinasce la pace, fiorisce di nuovo la fiducia di essere amati e la forza per andare avanti. Immagino di guardarvi e di vedere nei vostri occhi delusioni e frustrazione, mentre nel cuore batte ancora la speranza, spesso legata al ricordo dei vostri cari. Coraggio, non soffocate mai la fiammella della speranza.”

Avevamo bisogno di questa parole di incoraggiamento, che ci aiutano sempre a vedere Cristo negli occhi dei nostri fratelli detenuti.