Diocesi
Lavorare per un rinnovato slancio pastorale
Il convegno della Chiesa cosentina sul tema “Ascoltare, annunciare, accompagnare”, dopo quello approfondito a settembre 2018 “Riconoscere, interpretare e scegliere”, effettivamente costituisce e costituirà il “metronomo” per un rinnovato slancio pastorale.
Il convegno della Chiesa cosentina sul tema “Ascoltare, annunciare, accompagnare”, dopo quello approfondito a settembre 2018 “Riconoscere, interpretare e scegliere”, effettivamente costituisce e costituirà il “metronomo” per un rinnovato slancio pastorale.Infatti, per come è stato sottolineato, una pastorale giovanile orientata verso i giovani non può essere praticata senza ascoltare loro e i loro bisogni, per come avvenuto, peraltro, un anno addietro con la ricerca dedicata alla religiosità giovanile.Come ha scritto su Parola di Vita Don Michele Falabretti, relatore al convegno: “la questione giovanile interroga, sempre di più, l’intera comunità cristiana”.I due verbi, ascoltare e annunciare, hanno già di per sé un forte valore non solo simbolico, ma rappresentano anche una prospettiva pastorale; il terzo verbo, accompagnare, per come sottolineato sul settimanale alla vigilia del convegno, avendo essenzialmente il significato di seguire una persona, partecipando dello “stesso vitto” (cum – con + panis-pane) indica una dimensione di vera e autentica condivisione. L’impegno è di farsi prossimo, come dice il Vangelo, camminando insieme: è anche in questa direzione che dovranno operare le comunità parrocchiali, nella consapevolezza che “l’era dei battitori liberi è terminata” ed occorre, al contrario, una consapevolezza nuova, considerando la comunità, che cresce intorno a Cristo, soggetto dell’evangelizzazione nel nostro contesto territoriale.
Oggi c’è, infatti, bisogno, soprattutto, di un più forte radicamento interiore nella convinzione che Dio può agire in qualsiasi circostanza, ma se “vogliamo sperare che l’annuncio del fatto cristiano possa interessare i giovani, glielo dobbiamo mostrare prima ancora d volerglielo spiegare”. Papa Francesco sostiene, a questo proposito, il concetto che oggi è necessaria una Chiesa lieta col volto materno che “comprende, ascolta, e accompagna”.Annunciare significa mettere al centro il Vangelo, ma significa anche agire, aprirsi a tutti, per capire le fragilità umane, nei sentieri della vita quotidiana, costruendo un percorso come comunità fatto di accoglienza,incontro, condivisione, mettendo in pratica il principio che “ascoltare vale più del dare, e che incontrare vale più del portare”.Non ha senso parlare oggi di Kerygma in una nuova evangelizzazione, nella quotidianità dell’esistenza, se non si riesce ad includere, ad aggregare, così da testimoniare il modello di Cristo che “si curva sugli ultimi, sugli emarginati” e anche sugli immigrati, mettendo in questa azione “cuore, mani e testa” (Papa Francesco).Il convegno diocesano ha confermato l’azione pastorale promossa da S.E.Mons. Nolè per una presenza sempre più positiva – come testimonianza – della Chiesa cosentina nelle nostre comunità’, con “radici non dissecate ma alimentate dalla nostra storia religiosa e spirituale”.In questa direzione “la comunità dei credenti dovrà essere aperta alla vita del mondo,una comunità di uomini e donne che liberamente danno alla loro vita la forma del Vangelo”.Tanto, pur tra gli affanni quotidiani,per essere seriamente impegnati e sempre sostenuti dalla ricerca della Fede autentica, per riprendere pienamente il concetto della speranza che “irrompe da un sepolcro diventato vuoto”, riproponendo, a ciascuno di noi, il valore sempre integro di quella che è stata definita come “l’invisibile e inspiegabile follia della Croce” così da essere testimoni, oggi,come scrive san Paolo, della “Verità intuita e dell’uomo nuovo”.