Quella del catechista è una vocazione

Intervista all’esperto catecheta padre Rinaldo Paganelli, relatore al Convegno diocesano

A margine del convegno Catechistico diocesano abbiamo raccolto alcune considerazioni di padre dehoniano Rinaldo Paganelli, catecheta e autore di diversi volumi sul tema.

Partiamo proprio dalla figura del catechista. Come dovrebbe essere? Che caratteristiche dovrebbe avere? 

Una persona capace di interagire con le situazioni che si vengono a creare, capace di fare in modo che ci sia sempre una proposta leggera e accattivante, perché quella di Cristo Gesù è stata sempre un’azione che ha aiutato le persone a stare bene, e non a girare i tacchi e andare via. Così anche il catechista deve essere capace di far vedere alle persone, in maniera efficace, quello che sta avvenendo in quel momento. 

Troppo spesso sentiamo dire che i ragazzi sono cambiati e che diventa sempre più difficile cogliere la loro attenzione. Ma i ragazzi sono sempre stati diversi con il passare del tempo. Perché ora dovrebbe essere così difficile? 

Anche io sono stato ragazzo come ciascuno di noi e ho avuto vissuto i momenti di catechesi che veniva fatta con schemi e modalità differenti da adesso. Oggi mi sono reso conto, anche con gli studi e la formazione che faccio nella realtà diocesane, che quel patrimonio che era minimo, ad un certo punto è diventato ricchezza, perché io insieme ad altri, ho avuto una possibilità di approfondire determinate tematiche e determinate situazioni. Così posso dire che non è così difficile oggi fare annuncio ai ragazzi. Diventa difficile e se pensiamo di doverli indottrinare semplicemente, pretendendo che alla fine di quello che riteniamo un percorso esaltante abbiano già maturato quello che noi volevamo trasmettere. 

Spesso nelle parrocchie si dedica poco tempo alla formazione dei catechisti, mentre molte energie sono spese per la ricerca di persone che dovrebbero ricoprire quel ruolo? 

Quello che sta venendo fuori è che noi non prepariamo la formazione dei catechisti. Il venir meno di persone disposte a far questo tipo di servizio dentro la comunità è in crescita perché non diamo il tempo alle persone di maturare una scelta. Perché fare catechismo non è semplicemente un servizio, ma è una vocazione; e il ruolo del responsabile della comunità è quello di farla nascere. 

Al problema della vocazione e al ruolo di catechista si aggiunge il fatto che spesso ci sono troppe donne e pochi uomini. 

È fondamentale la combinazione del maschile e del femminile. Sono troppe le catechiste donne. Così, la catechesi consegnate alle signore, che troppo spesso sono anche maestre o insegnanti, fa in modo che si riproponga il modello vissuto al tra i banchi di scuola. Questo perché diventa difficile svestirsi dal ruolo di maestre per entrare in quello di animatrice È necessario che si entri una dinamica formativa diversa. Pensare che davanti si ha una persona che non ha bisogno solo di conoscenze, ma di mettere in gioco la propria vita e quindi abilitarlo a capire cosa sta avvenendo e lui.

Allora di cosa avrebbe bisogno l’azione di catechesi? 

Di un recupero forte del rapporto con le famiglie o comunque con la realtà adulta. Sarebbe anche interessante lanciare l’idea di catechesi che si sganciano dai luoghi soliti come le parrocchie, ma che possa avvenire anche nelle case con qualcuno che, magari, metta a disposizione il suo salone. È chiaro che tutto questo però va preparato, motivato, aiutato. 

Quindi formule nuove anche se poi spesso tutto riporta a momenti finalizzati “solo” alla preparazione dei sacramenti?

Spesso quando parliamo di catechesi si fa riferimento alla preparazione ai sacramenti e si parla sempre di bambini o ragazzi, mentre per quanto riguarda gli adulti ci sono percorsi più difficili da immaginare all’interno della parrocchia perché siamo legati a questa idea di una catechesi finalizzata ai sacramenti, mentre la catechesi è per la vita cristiana. Dovrebbe farsi strada l’idea di catechesi sganciata dalla dimensione solo sacramentale, anche se questa resiste fortemente tra le famiglie che sono molto interessate solo a queste date. E anche la pastorale della parrocchia vive troppo finalizzate verso questi due obiettivi. Se ragioniamo in questi termini il risultato sarà sempre minimo, invece è necessario puntare sulla catechesi adulta e matura. Ovviamente questo processo deve essere iniziato e accompagnato nel tempo con le famiglie. Solo così si avrà un modello nuovo di catechesi all’interno del quale anche la preparazione ai sacramenti farà parte di quel cammino. 

Quindi un modello di catechesi più matura.

La fatica che stiamo facendo è quella di svestire la catechesi da questa immagine, da questa responsabilità. Cioè che non sia solo un fattore finalizzato alla preparazione della prima Comunione e della Confermazione. Sono tanti gli adulti che hanno vissuto momenti di fallimento, che hanno divorziato, o che semplicemente si sentono in cammino. Insomma abbiamo bisogno di una catechesi e di una pastorale capace di intercettare e rispondere alle esigenze che camminano sotto traccia, ma che sono fondamentali per la vita cristiana, per la vita delle persone.