La fede che nasce nel dolore e per l’ascolto

La storia di una famiglia peruviana che ha accompagnato la figlia Sandy all’incontro con Dio

Odon, Maria e Danny sono rispettivamente il papà, la mamma e il fratello di Sandy.Quella che stiamo per raccontare è una storia di accoglienza, donazione, amore. Una storia dal finale difficile da digerire, perché Sandy non c’è più; ma allo stesso tempo una storia che riempie il cuore.Odon, Maria, Sandy e Danny sono una famiglia peruviana che nell’ultimo anno ha trovato ospitalità presso la sede dell’associazione “Gianmarco De Maria” a Cosenza, nel complesso conventuale del santuario del Santissimo Crocifisso. Sandy ci ha lasciato qualche giorno fa per un leucemia. In Cattedrale la celebrazione dei funerali, perché mamma, papà e figli sono stati, per così dire, “adottati” dalle comunità diocesane. “Siamo venuti qui un anno fa – racconta Danny – che in pochi mesi ha imparato la nostra lingua. “Sandy era venuta in Italia per l’Erasmus a San Giorgio Albanese. Poi ha iniziato ad accusare dei problemi di salute. La difficoltà di mangiare, la stanchezza continua, ha fatto le analisi e poi la leucemia. Sapendo che stava male, con la mia famiglia siamo venuti qui. Prima sono arrivati mia mamma e mio fratello, poi mio padre e io”. Dal Perù a Cosenza per stare accanto a Sandy. Lasciando alle spalle il lavoro, la vita quotidiana, la routine. la voce del papà, Odon, è ferma. Si esprime in spagnolo, mentre la mamma non riesce a trattenere le lacrime. “Sandy aveva 21 anni, era piena di vita, sto provando un profondo dolore ma ora è in presenza del Signore, la fede aiuta a sconfiggere il dolore” – racconta Maria. “Adesso torniamo in Perù, anche se qui ci stiamo bene e ci siamo sentiti come a casa”, esordisce Odon. Sì, a Cosenza si sono sentiti a casa. Ringraziano i padre cappuccini e in particolare padre Luigi Lopez, che li ha accolti all’interno della biblioteca provinciale. “Da Odon e dalla sua famiglia in questo anno ho imparato tanto, il loro è stato un esempio di serenità e di maturità nell’affrontare la malattia e il dolore”, racconta padre Luigi. “Sereno” è la parola che esce dalla bocca di Danny, che, complice il lockdown, ha seguito i corsi universitari da remoto. “Non sto male, cerco di mantenermi sereno. Lo faccio per Sandy, che negli ultimi giorni ha iniziato a soffrire davvero tanto. L’abbiamo consegnata a Dio”. Domenica pomeriggio è arrivato anche l’incontro con l’Arcivescovo, in Curia. Una carezza da parte di monsignor Nolè, per una storia che ha commosso e mobilitato tutti, da Casa Nostra alle comunità di Loreto e di San Domenico. Per ogni persona incontrata, il ringraziamento da parte della famiglia di Sandy. E mentre padre Luigi ci mostra il leggio ligneo realizzato con Odon, questi richiama il valore della fede in Dio. “È molto importante perché se non prendiamo da Dio – dice letteralmente – non siamo nulla la fede ci aiuta a calmare il dolore”. Odon e Maria non erano praticanti, pur se cattolici. “Sandy ha iniziato a soffrire negli ultimi giorni – aggiunge la mamma – e io le sono stata vicina con la partecipazione alla Messa, con la recita del rosario, leggendo la Bibbia. Il dolore è grande ma l’aiuto delle persone ci ha fatto sentire meno soli. Adesso si ritorna a casa, Odon rialzerà la saracinesca del suo alimentari e, magari, continuerà a fare i lavori di carpenteria con i quali si è tenuto impegnato a Cosenza.“Siamo grati a tutti quanti ci sono stati vicini – dicono quasi in coro -. Un sostegno concreto che si è manifestato anche in un supporto economico per riportare il corpo di Sandy in Perù. “Dio non ci ha abbandonato, ha toccato il nostro cuore anche nella malattia di Sandy”, prosegue Maria, dopo essersi allontanata per qualche minuto per portarci due immagini del ricordo del funerale di Sandy. “Nonostante il Covid quest’anno siamo riusciti a festeggiare il suo compleanno, la festa della mamma, e tante altre cose”. Una vicenda triste, ma che ha generato buoni frutti. Come quello che ci testimonia Danny. “Prima di quello che è successo a Sandy ero agnostico, non riuscivo ad avere la prova di fede. Ora ho trovato Dio: in realtà è difficile spiegare come sia avvenuto. Noi qui ci siamo trovati in un posto dove non conoscevamo nessuno, e nessuno ci conosceva: ma qui tutti ci hanno accolto, ci sono stati vicini. Questo mi ha fatto capire che Dio c’è”.