Diocesi
Nel cantiere della pandemia costruire una Chiesa della novità pasquale
Una Chiesa pasquale è eminentemente rinnovata dallo Spirito: in una piena e gioiosa fedeltà al Cristo e all’uomo, allo Spirito e ai tempi, al piano del Padre e alle aspettative dei popoli. È una Chiesa che si rinnova ogni giorno nella totalità dei suoi membri con esigenze molto forti di interiore conversione: una Chiesa cioè che si fa ogni volta più profonda nella preghiera, più fraterna nella carità evangelica, più aperta al mondo.
Papa Francesco nell’Angelus di Domenica quinta di Quaresima ha detto che “oggi tante persone senza dirlo, in modo implicito, vorrebbero “vedere Gesù”, incontrarlo, conoscerlo. Da qui si comprende la grande responsabilità di noi cristiani e delle nostre comunità. Anche noi dobbiamo rispondere con la testimonianza di una vita che si dona nel servizio, di una vita che prenda su di sé lo stile di Dio — vicinanza, compassione e tenerezza — e si dona nel servizio. Si tratta di seminare semi di amore non con parole che volano via, ma con esempi concreti, semplici e coraggiosi, non con condanne teoriche, ma con gesti di amore. Allora il Signore, con la sua grazia, ci fa portare frutto, anche quando il terreno è arido a causa di incomprensioni, difficoltà o persecuzioni, o pretese di legalismi o moralismi clericali”.
Urgono presbiteri, cristiani, comunità che sappiano dire Cristo in maniera udibile, credibile e vivibile. Ci stiamo preparando con la quaresima alla Pasqua. La chiesa proclama e celebra la Pasqua, la quale ci pone essenzialmente davanti al “nuovo”: l’”Uomo Nuovo”, la “nuova creazione” per lo Spirito, “i cieli nuovi e la terra nuova”. La Veglia Pasquale celebra il fuoco nuovo, la luce nuova, l’acqua nuova, il pane nuovo. Soprattutto celebra « l’Uomo Nuovo » (Cristo Risorto) e la nascita dell’« uomo nuovo » in Cristo « per l’acqua e lo Spirito » (Gv 3, 5).
Tutti parlano oggi dell’« uomo nuovo ». Chi è l’uomo nuovo?
Tutti vogliono una nuova società, un mondo nuovo: più umano e più fraterno, stabilito nella giustizia, nell’amore e nella pace. La vera « novità » — profonda e definitiva — è quella che ci viene dallo Spirito Santo, « che fa nuove tutte le cose ». Per questo, quando parliamo di un mondo nuovo, di una società nuova, di nuove strutture, pensiamo prima di tutto all’uomo nuovo, al cuore nuovo creato dalla Pasqua di ogni anno, frutto dello Spirito Santo che ci configura a Cristo risorto.
Non potremo avere una chiesa nuova senza uomini nuovi, che alla luce del vangelo sappiano essere veramente liberi e responsabili.
San Paolo ci invita a «spogliarci dell’uomo vecchio e rivestirci dell’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera» (Ef 4, 22-24; Col 3, 9-11). La “novità pasquale” della vita cristiana è un tema preferito dall’Apostolo. «Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù. dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio, pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio! Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria» (Col 3, 1-4). È un testo eminentemente pasquale: ci parla della Pasqua del Cristo risorto, della nostra pasqua personale realizzata nel battesimo e di quella definitiva della storia quando «si manifesterà» Cristo. San Paolo ci descrive le inevitabili tensioni di questa vita nuova nello Spirito: essa si realizza sulla terra, ma ha le radici in cielo: si sviluppa nell’interiorità sacra dell’uomo, ma è in cammino verso la sua piena manifestazione; cerca costantemente le cose di Dio, ma non si disinteressa dei fratelli. Sono tensioni che si superano «nella sincerità dell’amore» (Rm 12,9) e «nella gioia della speranza» (Rm 12,12).
La novità della Pasqua esige di “rivestirci di Cristo” (Gal 3,27), l’Uomo Nuovo, e di assimilare i suoi «stessi sentimenti» (Fil 2,2). Sarebbe troppo lungo illustrare tutte le caratteristiche di questo «uomo nuovo in Cristo Gesù», per l’azione dello Spirito, perché dovremmo fare una descrizione di tutta la vita cristiana. Vorrei sottolineare gli aspetti sui quali insiste san Paolo: la filiazione adottiva, la libertà interiore, l’unità fraterna, la sincerità nella verità, la morte in Cristo al peccato e la vita nuova per Dio in Gesù Cristo (cf. Rm 6,3-11; Col 3,1-13: Ef 2,11-23; 4,20-24). «Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco, ne sono nate di nuove» (2 Cor 5,17). «Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo» (Ef 2,10).
Cristo è il vero «Uomo Nuovo» (Ef 2,13; 4,24). «Immagine del Padre» (Col 1, 15) e risuscitato per la potenza del suo Spirito (Rm 8, 11), ci porta ciò che è definitivamente nuovo, interiore ed eterno. Con Lui iniziano i “tempi nuovi”, che sono già i tempi definitivi.
“La novità” in Cristo non è “rottura”, ma “compimento”, “pienezza” e “interiorità”. «Non sono venuto per abolire la legge, ma per darle compimento» (Mt 5,17). «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 5,20). C’è una giustizia esterna, quella della pura legge, e una giustizia più profonda, quella dello Spirito. È questa che Gesù ci porta e ci insegna. Il discorso della Montagna è un esempio della novità portata da Lui: «Avete ascoltato ciò che disse … Ma io vi dico». Egli porta alla pienezza ciò che Dio aveva fatto nell’antica alleanza, e soprattutto comunica l’interiorità dello Spirito. Il nuovo è lo Spirito che il Signore invia nella Pentecoste sopra la Chiesa e che si converte in nostro “principio interno”. Cristo ci apre una nuova prospettiva: il Padre; ci dà una legge nuova: l’amore; infonde un principio nuovo: lo Spirito. Per questo c’insegna a pregare in un modo nuovo: «Padre nostro …».
Il nuovo nella Chiesa non è “la novità”, il “totalmente originale” e neppure “il semplicemente moderno o attuale”. È il ritorno alle “fonti del Vangelo”, la risposta alle esigenze “interiori dello Spirito”, la “vocazione universale alla santità” (cf. LG cap. V). Il nuovo nella Chiesa è sempre «compimento» e «profezia», «pienezza e interiorità». Ci possono essere atteggiamenti di rinnovamento che sono semplici tentativi di adattamento o di modernizzazione: distruggono l’antico senza seminare il nuovo nello Spirito. Solo un autentico processo di conversione – nato da una profonda umiltà e da un sincero amore a Dio – può preparare tempi nuovi per la Chiesa. Avremo una Chiesa nuova quando ci saranno uomini semplici e poveri che preferiscono scomparire e morire, che si sforzano di meditare la Parola di Dio e di realizzarla, che non hanno paura delle irresistibili esigenze dello Spirito e che si pongono sempre in un generoso e nascosto servizio ai fratelli.
Una Chiesa rinnovata dallo Spirito
Una Chiesa pasquale è eminentemente rinnovata dallo Spirito: in una piena e gioiosa fedeltà al Cristo e all’uomo, allo Spirito e ai tempi, al piano del Padre e alle aspettative dei popoli. È una Chiesa che si rinnova ogni giorno nella totalità dei suoi membri con esigenze molto forti di interiore conversione: una Chiesa cioè che si fa ogni volta più profonda nella preghiera, più fraterna nella carità evangelica, più aperta al mondo. È una Chiesa che vive sempre nell’ascolto della parola di Dio come Maria, continuamente attenta alle necessità e alle esigenze degli uomini. Lo Spirito di Dio la muove alla conversione, al cambiamento profondo di mente e di cuore. È una Chiesa che assume il cambiamento nel “discernimento e nella forza dello Spirito Santo”: essa si esamina, valuta, e attualizza le sue strutture accidentali affinché si manifesti più chiaramente Cristo, una Chiesa che vive “le esigenze interiori del Vangelo” e “l’audacia trasformatrice dello Spirito Santo”. Non si tratta di assumere il cambiamento per se stesso; bisogna esaminare le sue radici profonde e discernerlo alla luce dello Spirito. Non bisogna temere il cambiamento. Forse una delle cose che più ha danneggiato la Chiesa in questi ultimi anni è stata la fretta di attuare certi cambiamenti intaccando, talora, i valori essenziali.
Ma anche la paura del cambiamento fa del male alla Chiesa: è mancanza di fiducia nel Cristo della Pasqua; è paura delle esigenze interiori dello Spirito, che a volte non sono comprese per eccessiva sicurezza personale, cioè, per mancanza di povertà e di preghiera. Chi è veramente povero sa pregare; e chi prega sul serio, sa discernere nello Spirito la necessità e l’urgenza del cambiamento.
Dopo il Concilio sono cambiate molte cose; io mi domando se sono stati cambiamenti profondi. Possiamo avere una liturgia meravigliosa, ma se il Mistero Pasquale non lo celebriamo interiormente nella nostra vita quotidiana, a che cosa serve il cambiamento? Possiamo aver dato strutture più agili alla Chiesa, ma se non siamo radicalmente più poveri e semplici, a che cosa servono? Vogliamo una Chiesa povera, serva dei poveri. Il cambiamento deve iniziare da noi stessi: essere veramente semplici ed onesti, distaccati dai beni e dalle ambizioni, disposti a scomparire e a servire.
Una Chiesa rinnovata dallo Spirito è una Chiesa che cerca la propria identità, la propria peculiare fisionomia e vocazione specifica. La Chiesa universale, composta dalla varia ricchezza delle Chiese particolari, nelle quali si fa presente Cristo in un modo concreto e diverso e si realizza la Chiesa universale. Bisogna sottolineare il mistero della Chiesa particolare: bisogna comprenderlo nella sua situazione storica, bisogna essere fedeli alla sua missione specifica in perfetta fedeltà e comunione con la Chiesa universale e al suo principio visibile di unità, il Papa.
Una Chiesa che tende alla formazione dell’uomo nuovo
La Chiesa della novità pasquale è una Chiesa che tende alla formazione dell’uomo nuovo. È il frutto della sua missione essenzialmente evangelizzatrice; mediante la Parola e il Sacramento tende a formare l’uomo nuovo. Si tratta dell’uomo ricreato in Cristo Gesù per lo Spirito: immagine di Dio, veramente libero, sincero, fraterno, l’uomo che ha nuove relazioni con Dio (è figlio), con gli uomini (è fratello), con le cose (è il loro signore): «Tutto è vostro. Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio» (1 Cor 3,22-23). È l’uomo, soggetto attivo della propria storia, realizzatore nello Spirito della sua unica vocazione divina.
L’uomo nuovo è sempre frutto di una conversione radicale e di una forte comunione dello Spirito: si sente libero e responsabile della sua vocazione e missione perché è immagine di Dio e figlio suo, sperimenta una continua chiamata a vivere per gli altri in una profonda e totale donazione di servizio. L’uomo nuovo è sempre gioioso, sereno e fecondo, aperto e disponibile alla Parola di Dio e alle esigenze dei fratelli. È sincero e leale, pronto al sacrificio e servizievole, impegnato a realizzare la pace e a cercare le strade di una autentica riconciliazione.
La gioventù di oggi è particolarmente sensibile alle esigenze profonde e ai valori positivi di questo uomo nuovo. Si offre, pertanto, alla Chiesa una opportunità straordinaria per promuoverlo e realizzarlo.
Una Chiesa che assume il nuovo della storia
La Chiesa della novità pasquale è sollecita per il nuovo della storia: la gioventù. Stiamo vivendo, soprattutto in alcuni paesi, il fenomeno provvidenziale di una gioventù diversa, più impegnata con la Chiesa e con la storia. Sorgono formidabili vocazioni apostoliche, c’è un notevole incremento di vocazioni sacerdotali e religiose. I giovani interrogano con naturalezza gli adulti sul modo e sulle origini della preghiera, su Gesù Cristo, la Chiesa e l’uomo. Non vogliono vivere semplicemente nel mondo; si sentono chiamati a trasformarlo secondo le esigenze del vangelo: vogliono vivere di fronte a Dio e pertanto fortemente impegnati con l’uomo.
È uno dei più notevoli segni dei tempi nella Chiesa di oggi. Lo avvertono perfino uomini che non sono di Chiesa. È un chiaro segno di speranza. C’è una nuova gioventù, numerosa e autentica, le cui caratteristiche potremmo così indicare: gioventù gioiosa e normale che gode della vita come dono di Dio; gioventù seria e profonda che riflette e cerca, ha fame di Dio e prega intensamente; gioventù che sente la chiamata di Dio a partecipare attivamente alla vita della Chiesa e alla costruzione di un mondo nuovo. Questa gioventù bussa fortemente alle porte della Chiesa e al cuore dei suoi Pastori. È un richiamo dello Spirito a una vita di pienezza interiore e di servizio, che ci scuota dalla mediocrità e dal pessimismo: «Alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina» (Lc 21,28).
La Chiesa ripone le sue speranze in questa gioventù; non può non riconoscerla né defraudarla; ma avverte anche la presenza di giovani prematuramente stanchi e invecchiati, delusi dagli adulti, dalla Chiesa e dalle sue istituzioni (vorrebbero un Cristo senza Chiesa e una Chiesa senza strutture), aggressivamente segnati dall’ingiustizia che esiste nel mondo, dolorosamente tentati a seguire strade di violenza. Queste realtà sono una chiamata dello Spirito per il nostro lavoro pastorale. Non possiamo condannarli superficialmente, senza fare uno sforzo per ascoltarli e aiutarli a comprendere le vere strade del vangelo e le profonde esigenze della fede.
La Chiesa assume così il nuovo della storia e lo redime in Cristo. La gioventù attuale ha fame di Gesù Cristo e desiderio di preghiera. Cerca nella Chiesa dei maestri di preghiera e una trasparenza chiara di Gesù: «Vogliamo vedere Gesù!» (Gv 12,21).
Ricordiamo, per terminare, le parole che i Padri Conciliari hanno rivolto ai giovani nel loro messaggio finale:
«La Chiesa, in questi quattro anni, ha lavorato per ringiovanire il suo volto, per rispondere meglio ai disegni del fondatore, il grande vivente, Cristo, eternamente giovane. Al termine di questa impressionante “riforma di vita” si volge a voi. È per voi, giovani, soprattutto per voi, che essa con il suo Concilio ha acceso una luce, quella che rischiara l’avvenire, il vostro avvenire» .
La gioventù è un segno della stessa Chiesa, permanentemente giovane per la presenza di Gesù Cristo in lei, chiamata ad un continuo rinnovamento per lo Spirito e manifestazione del futuro già iniziato nel suo mistero.