Sei nuove gemme per la Chiesa diocesana

Mons. Francesco Nolè: Insieme alle vostre famiglie siete evangelizzatori nella carità

“Dopo sei anni finalmente il Signore mi dà la grazia, così come la dà a tutta la nostra Chiesa diocesana, di avere sei nuovi diaconi permanenti”. È con queste parole colme di gioia che monsignor Francesco Nolè accoglie i nuovi ministri in Cattedrale prima dell’ordinazione con l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria. “Questo significa avere altre sei famiglie completamente dedite alla carità” – continua ancora il presule che ha sottolineato come – “il Signore ci sorprende sempre dicendoci che ci vuole tutti impegnati nel servire la Chiesa. Quindi grazie per la vostra presenza e per la preghiera che oggi e in futuro rivolgeremo insieme per tutta la Chiesa”.A precedere il momento dell’ordinazione la presentazione fatta da don Mario Cassano – che ne ha curato il cammino di formazione – che ha sottolineato il percorso di fede e di sevizio nelle diverse comunità parrocchiali di provenienza all’interno delle quali hanno maturato la loro vocazione al diaconato. Diaconato che deve ruotare su tre cardini: “parola, liturgia e carità”, così come ha sottolineato il vescovo durante l’omelia. “Questo sacramento è importante perché ci supporta nell’opera di Carità e di sostegno agli ultimi. Un sacramento che dopo i primi secoli era caduto nell’oblio, ma che poi è stato riscoperto dopo il Concilio Vaticano II. Oggi abbiamo quindi bisogno di un diaconato che inizi ad evangelizzare all’interno della propria famiglia, per poi camminare insieme ad essa in una fruttuosa opera di evangelizzazione nelle nuove periferie fatte di malati, giovani senza lavoro, famiglie che soffrono”. Poi un richiamo al duro cammino che ha portato questi sei nuovi ministri della carità all’ordinazione. “Un cammino che vi avrà certamente messo alla prova, ma che ora vi rende figli delle vostre comunità parrocchiali, della nostra diocesi e di tutta la Chiesa”.I sei nuovi ministri ordinati sono: Bruno Bartolomeo, della parrocchia Cristo Re in Cosenza; Joao Caputo, della parrocchia San Giovanni Battista in San Lucido; Carmelo Carpino, della parrocchia Santa Barbara V. e M. in Piane Crati; Salvatore Giudice, della parrocchia Sacro Cuore di Gesù e Madonna di Loreto in Cosenza; Maurizio Milito, della parrocchia Santa Famiglia in Andreotta di Castrolibero; Antonio Luciano Rocco, della parrocchia SS. Annunziata in Acri.

Il diaconato nella missione della Chiesa

I termini Greci diakonos e diaconia derivano dal verbo diakonein, “servire”, usato in senso sia religioso che provano.  Nei primi secoli si assistette a un progressivo incremento di importanza e di compiti del diacono in campo liturgico, catechetico e caritativo, quando a lui fu affidata  tutta l’amministrazione e l’organizzazione della Carità della Chiesa. Ma già nel corso del IV secolo la funzione diaconale venne a declinare: la carità operosa passò ai monasteri, il diaconato rimase, in Oriente, con funzioni prevalentemente liturgiche e, in Occidente, come grado previo al presbiterato. Il Concilio Vaticano II, nel suo sforzo di aggiornamento della vita della Chiesa, prevede che il diaconato “sia restituito come proprio permanente grado della gerarchia” (Lumen Gentium, 29). Mentre nel decreto Lumen Gentium la sua competenza ministeriale appare più ampia rispetto alla tradizione e sulla stessa linea di quelle episcopale e presbiterale, in quello Ad Gentes prevale una visione più concreta e funzionale. Al diacono compete, tra l’altro, assistere il vescovo e i presbiteri nella celebrazione dei divini misteri soprattutto dell’Eucaristia, distribuirla, assistere e benedire il matrimonio, proclamare il Vangelo e predicare, presiedere i funerali e dedicarsi ai vari servizi della Carità. Ripristinato dal Concilio Vaticano II, il diaconato permanente, che può essere conferito anche a uomini sposati, costituisce un importante arricchimento per la missione della Chiesa.