Diocesi
C’è bisogno di amicizia tra i preti
Padre Luca Garbinetto ha chiuso il corso presso il santuario di Mendicino
Si è concluso martedì scorso presso il santuario di Santa Maria dell’Accoglienza a Mendicino l’itinerario di incontri di formazione destinato ai giovani sacerdoti della nostra diocesi. Ad animare i sei appuntamenti padre Luca Garbinetto, originario di Vicenza, che su invito del vescovo Francesco Nolè e del responsabile dei giovani preti don Luca Perri ha incontrato, prima virtualmente e per l’appuntamento conclusivo in presenza, il gruppo di presbiteri. Come si è snodato il percorso?Siamo partiti riflettendo sulla dimensione della fragilità e della debolezza nell’esperienza del prete. Questo ci ha portato a ragionare sull’essere fragili, e quindi ad interrogaci su quale fosse il senso, il fine della vita umana che poi si traduce nell’esperienza di vita concreta del presbitero. Tutto è stato sempre affrontato grazie al lavoro svolto in piccoli gruppi, che ci ha aiutato a sperimentare la condivisione e dato la possibilità di avere un ritorno e un approfondimento legato all’esperienza concreta che vivono i preti.Cosa si aspetta da questa serie di incontri. Perché sono importanti per i giovani presbiteri?Mi aspetto che provino il gusto di stare insieme e di condividere partendo dalla propria vita interiore. Che facciano una piccola esperienza di amicizia e condivisione, perché questa è una delle vie maestre per potersi sostenere a vicenda nella difficile missione di essere presbitero. Poi spero che qualcuno vinca una certa paura, resistenza, timidezza, che può esserci difronte alle proprie fatiche e decida, se già non lo fa, di trovare qualcuno con cui parlarne ad un livello più profondo. Perché l’accompagnamento personale dal punto di vista spirituale e, se serve, anche dal punto di vista psicologico, è una risorsa grandissima che abbiamo come Chiesa e che preti giovani possono approfittare di vivere. Qual è stata la tematica affrontata in questo ultimo incontro?Siamo partiti con una domanda molto personale sulla felicità. Sei felice? Cosa ti fa felice? Cosa ti ostacola nel raggiungere felicità? Queste sono domande, che valgono anche per i presbiteri, non sono mai scontate. Con questo percorso è emerso infatti il desiderio di condividere qualcosa; la voglia di aprirsi verso gli altri nonostante si tratti di dimensioni molto intime.Alla luce della sua esperienza quali sono i bisogni più urgenti per i giovani sacerdoti?Penso che ci sia un immaginario collettivo e personale sulla figura del prete che è obsoleto e che fa molto male, perché è legato all’immagine di un prete super eroe e onnipotente, e quindi i giovani preti si trovano dentro questa prospettiva e faticano molto perché le aspettative sono esagerate. Quindi bisognerebbe rivedere le aspettative e ristrutturare un certo modo di vivere la pastorale. C’è poi bisogno di relazioni serie, profonde, amichevoli… ed è necessario scegliere di viverle. Anche la vita spirituale ha bisogno di essere profonda, fatta di un incontro con Cristo che sia radicato nella vita concreta a servizio del popolo.Che giovani sacerdoti ha trovato nella nostra diocesi?Molto disponibili, molto desiderosi di condividere e di mettersi in gioco. Poi sono giovani in gamba, per quello che ho potuto vedere. C’è una bella presenza anche numericamente rispetto alla media nazionale, proprio per questo è necessario continuare a crederci investendo ancora energie per questo servizio così prezioso che dura tutta la vita.