In Cattedrale l’adorazione della Croce. Mons. Checchinato: “Gesù è un messia d’amore”

I riti del venerdì santo in Duomo. L'Arcivescovo ha tratteggiato alcune delle figure raccontate dai Vangeli. 

In Cattedrale celebrato il rito del Venerdì Santo, giorno in cui insieme al Sabato Santo non viene celebrata la S. Messa. Un rito nel quale si viene introdotti nel silenzio, senza il suono delle campane o da canti di ingresso. A suggellare l’intensità della liturgia in cui si ricorda la morte di Cristo, il gesto del celebrante che appena giunto ai piedi dell’altare si stende a terra con tutto il corpo poggiato sul pavimento.

Spazio alla liturgia della Parola con la lettura del Passio, in questo giorno tratto dal Vangelo di Giovanni, attraverso cui ripercorrere le ore e i momenti che hanno preceduto la morte di Gesù.

Particolarmente significativa l’omelia pronunciata dal vescovo mons. Giovanni Checchinato, il quale ha ricordato come il racconto della Passione, sia per come descritto da Matteo che da Giovanni, debba essere continuamente riletto perché contiene i passi più significati del “mistero che vuole raggiungere nostra vita”. Mons. Checchinato si è poi soffermato su tre dei personaggi che compaiono nel racconto della Passione. Il primo, Giuda Iscariota, “il cui cuore” ha ricordato il Vescovo, “non era aperto e pertanto era incapace di accogliere un amore che lo sorpassava. Era certamente convinto che Gesù era Messia potente, capace di gesti eclatanti. Ma non riuscì a cogliere appieno che era adeguato a testimoniare la verità di Dio, una verità che invece lui pensava già di conoscere”. Secondo mons. Checchinato, ci ricorda un po’ noi quando a volta “annunciamo un Dio prodotto delle nostre paure, dalla nostra mentalità”. 

Il secondo personaggio, Pietro, che disse a quanti lo accusavano, di non conoscere Gesù. Secondo il padre Arcivescovo “noi siamo scandalizzati per la contraddizione di Pietro. È vero, però, che Pietro non conosceva Gesù perché, anche se lo aveva frequentato, non lo aveva conosciuto davvero. Pietro ci sollecita ad andare oltre le nostre conoscenze per avere un’immagine di Gesù più conforme ai Vangeli”.  

Infine, Nicodemo. Il Vangelo ci ricorda che era andato di notte da Gesù per paure dei giudei. Insieme a Giuseppe D’ Arimatea prende il corpo di Gesù per poter applicare il balsamo sul suo corpo dopo la morte. Nicodemo, ricorda mons. Checchinato, “ha incontrato Gesù. È passato nella sua notte che si è trasformata nell’alba della Risurrezione”. Secondo il Pastore della Diocesi di Cosenza Bisignano abbiamo la necessità di “conoscere la storia di Gesù per confrontarla con la nostra storia. Dobbiamo passare dall’esperienza tragica della morte a quella di Maria che dinnanzi al dolore è rimasta forte con la sua fede e ha detto Eccomi”.

Il rito del Venerdì Santo è proseguito, poi, con l’ostensione e l’adorazione della Croce la quale, presentata all’assemblea dei fedeli coperta da un panno, è stata pian piano scoperta dal celebrante con tre sequenze diverse, le prime due corrispondenti alle braccia di Cristo sulla croce e l’ultima in corrispondenza del capo.

Infine, i riti di comunione con l’ostia consacrata il Giovedì Santo e il congedo dei celebranti nel silenzio, così come avvenuto nel rito d’ingresso.

In attesa della notte delle notti nella quale la liturgia, con l’annuncio della Risurrezione, prevede che i fedeli tornino ad intonare il canto dell’Alleluia e che si possa udire nuovamente il suono delle campane.