Missionari per annunciare il Vangelo a tutti

Monsignor Francesco Nolè ha invitato i tanti fedeli a vedere anche la nostra come terra di missione: si parte dagli amici, dal vicino di casa; perché un cristiano non può essere mai felice da solo

Chiediamoci se siamo in pochi stasera… o se avremmo dovuto fare come il padrone di casa che dice al suo servo di uscire fuori e invitare le persone (Lc 6, 27-36). Facciamo ancora fatica a pensare che la nostra sia una terra di missione”. Sono queste le parole iniziali dell’omelia di monsignor Francesco Nolè durante la veglia missionaria diocesana svoltasi venerdì scorso nella chiesa di Cristo Re a Cosenza. Quindi un invito ad uscire, ad andare incontro all’altro per “iniziare un percorso nuovo di annuncio al prossimo – continua il vescovo -. Perché il nostro compito è quello di annunciare il Vangelo a tutti. Dovremmo uscire di qui e chiamare tutti quelli che non ci sono. Capisco bene che si tratta di una sfida difficile, ma come battezzati dobbiamo sentire questa responsabilità: pregare per chi non c’è, e trovare il modo di convincere chi non vuole venire. Dobbiamo sentirci Chiesa, e lo siamo solo se riusciamo a sentire la gioia in mezzo a noi”. Da qui alcune indicazioni “pratiche” su come diventare missionari anche nelle nostre città; “iniziando dagli amici, dal vicino di casa; perché un cristiano non può essere mai felice da solo. Anche il Signore è venuto a fare comunione con noi. Ora però ha bisogno del nostro impegno e della nostra generosità.” Impegno, generosità e vivacità che contraddistingue le chiese giovani, come quelle africane, dalle quali dobbiamo imitare “la freschezza e la gioia. Il nostro occidente sta morendo invece di sazietà di pancia e povertà di spirito – ha proseguito monsignor Nolè -. Allora con il nostro invito dobbiamo raggiungere tutti. Questo è il nostro compito, perché chi non accoglierà questo invito non gusterà la vita eterna”. Invito che alla fine della celebrazione è stato accompagnato da un biglietto con sopra indicato un nome di una strada di un paese o di una città della nostra diocesi verso il quale dirigerci per diventare missionari nella nostra terra, con la forza del Risorto, per testimoniare la sua misericordia. Da qui, ancora, l’impegno chiesto dal vescovo a “pregare per i tanti missionari che danno la vita per annunciare ll Vangelo con fede e coraggio”. Fede e coraggio che contraddistinguono da oltre 15 anni l’impegno del missionario fidei donum don Battista Cimino, e sottolineate dalle due testimonianze che hanno preceduto l’omelia del vescovo da parte di padre Elio Filardo, vicedirettore del Centro missionario diocesano, sulla sua esperienza a fianco dei giovani in Romania, e dal diacono Cesare de Rosis di ritorno insieme agli altri cinque suoi compagni da una visita nella missione di don Battista in Kenya. Per chiudere il momento di preghiera che ha introdotto la giornata missionaria mondiale svoltasi domenica scorsa, una croce è stata poi avvolta con cinque drappi dei colori dei cinque continenti. Rosso per l’America: un continente dove è forte lo squilibrio sociale: grattacieli e favelas. Il verde per l’africa: ricorda le foreste e il colore sacro dei musulmani. Giallo per l’Asia terra del Sol levante e culla della civiltà. Il colore azzurro per l’Oceania che ricorda le innumerevoli isole sparse nelle acque e il bianco per l’Europa: un continente vecchio che come un albero secolare ha sparso i suoi frutti in tutto il mondo.