Diocesi
Insegnanti di religione formati a 360 gradi
Stas' Garowski relatore al corso di aggiornamento Irc.
Recuperare il gusto dell’esperienza avvicinando i giovani alla letteratura, alla musica e al cinema. Per raccogliere questa sfida, l’IRC dell’Arcidiocesi Cosenza-Bisignano sta rivolgendo ai docenti di religione cattolica un corso di aggiornamento, teso a trovare i punti di collegamento tra la cultura contemporanea, in tutte le sue declinazioni, e le esigenze più profonde dei ragazzi. Gli incontri si svolgono mensilmente presso l’ Auditorium Giovanni Paolo II del Seminario Diocesano di Rende. Lo scorso 4 marzo, relatore d’eccezione Stas’ Gawronski, autore, critico letterario e conduttore di diverse trasmissioni televisive culturali, al quale abbiamo rivolto alcune domande.
Come nasce in lei la passione per la lettura?
L’ho ricevuta dai miei genitori, da alcuni maestri a scuola. Poi, in età adulta, l’ho coltivata insieme a padre Antonio Spadaro che ha dato vita ad un’ esperienza bellissima chiamata “Bomba Carta”: un laboratorio di lettura e scrittura creativa dove io mi sono formato.
Ha condotto per diverso tempo “CultBook”, di cosa si tratta?
È una trasmissione dedicata ai libri che è andata in onda per tredici anni su rai 5. La sua caratteristica è che i libri non vengono usati come pretesto per un talkshow o una chiacchierata fra intellettuali, ma vengono trattati per quello che sono veramente: carne viva, nervi e sangue. I libri vengono così interpretati attraverso musiche, filmati, frammenti di interviste. Tutto viene miscelato insieme in modo da offrire un’ esperienza allo spettatore.
Il mezzo televisivo può promuovere l’amore per la lettura?
Sì, senz’altro. A patto però che conduca lo spettatore a fare un’esperienza di quello che la lettura è, quindi utilizzare le parole per accendere la sua immaginazione.
Una curiosità…Quali sono i suoi tre libri preferiti?
Difficile rispondere a questa domanda, però ne posso citare tre. “L’isola del tesoro” di Robert Louis Stevenson, “Tutti i racconti” di Flannery O’Connor e “Il poeta e i pazzi” di Gilbert Keith Chesterton.
È possibile per un autore cattolico esprimere la propria fede attraverso un romanzo senza correre il rischio di diventare didascalico?
A questa domanda ha risposto molto bene la scrittrice americana Flannery O’Connor che si definiva scrittrice perché cattolica. Un cattolico deve sempre misurarsi con il Mistero che è presente nella realtà spesso dura e violenta della vita di tutti i giorni. Il Mistero dimora nella realtà. Esattamente come Nostro Signore ha deciso di venire nel nostro mondo e di subire la passione, questa incarnazione si rinnova quotidianamente nelle nostre vite e anche nei migliori romanzi.
In quale movimento, esperienza o realtà della Chiesa cattolica si riconosce di più?
Mi rivedo, in modo particolare, nell’esperienza dei gesuiti. L’esperienza della lettura, infatti, è molto simile a quella che Sant’Ignazio faceva fare attraverso gli esercizi spirituali. Una pratica fondata sullo stare nel luogo descritto nella Parola di Dio. Quello dei Gesuiti è un carisma in cui arte e vita si incontrano in modo molto forte.