Un segno di sostegno e speranza

Più di settanta i progetti finanziati attraverso il fondo di rotazione diocesano “Il Seminatore”

Ci sono Alessandro e Pier Francesco che producono e imbottigliano un vino pregiatissimo; Giuseppe che ha “brevettato” un sistema per mantenere la spremuta di arancia sempre fresca; Stefano che realizza meravigliosi mosaici; Carlo che produce dell’ottimo miele; Maria che prepara gli spaghetti per gli studenti dell’Unical; Antonio che alleva lumache; Francesco che fa pane e prodotti da forno e Andrea (l’ultimo finanziato in ordine di tempo) che ha aperto un ristorante nel centro storico di Rende. Questi sono solo alcuni dei settanta finanziati con il fondo di rotazione etico-sociale “Il Seminatore”, messo in piedi dalla nostra diocesi, per sostenere quei giovani che hanno voglia di mettersi in gioco e di costruire il loro futuro, ma hanno difficoltà di accesso al credito.

“Le loro – ci spiega uno dei responsabili del progetto, il prof. Mario Reda della Pastorale del Lavoro – sono storie di giovani che hanno avuto il coraggio di scommettere in una terra dove spesso si fa fatica a diventare imprenditori. Il nostro non è solo un sostegno economico, ma un farci prossimi come Chiesa diocesana e un accompagnare le idee proposte con colloqui individuali, incontri di formazione e un’attenta lettura del territorio”. Infatti, ogni richiesta di finanziamento che viene poi erogato dalla BCC Mediocrati (partner del progetto) viene attentamente vagliata dall’equipe messa in piedi all’interno della Pastorale del Lavoro, oggi diretta da don Francesco Bilotto e dagli animatori del “Progetto Policoro” che accoglie, ogni settimana, decine di giovani provenienti da tutta la diocesi. Per alcuni di loro, settanta fino ad oggi, si sono aperte le porte del piccolo sostegno economico (il massimo erogabile è pari a 15mila euro) utile ad avviare e/o completare il progetto imprenditoriale. “Ci rendiamo conto che, in alcuni casi, non è molto quello che riusciamo a dare in termini economici – ci spiega ancora il prof. Reda ogni giorno in prima linea -. Da noi, però, i ragazzi si sentono accolti e trovano professionalità, servizi gratuiti e un accompagnamento che continua anche dopo il finanziamento, con incontri formativi”. Quindi, un sostegno a 360° quello messo in campo dalla nostra Chiesa che, dopo l’avvio del progetto, avvenuto nel 2010 con monsignor Nunnari e l’allora direttore della Pastorale sociale don Salvatore Buccieri, ha trovato in monsignor Francesco Nolè un attento ed entusiasta sostenitore.Il Seminatore in cifreIl fondo di rotazione etico-sociale “Il Seminatore” nasce il 27 luglio del 2010, fortemente voluto dall’Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano e dall’Ufficio della Pastorale Sociale e del Lavoro e in sinergia con il “Progetto Policoro” e la Banca di Credito Cooperativo Mediocrati (con la quale è stata stipulata un’apposita convenzione). Al fondo diocesano, pari a 110mila euro iniziali (più altre tre tranche di 25mila, 10mila e 15mila euro versate nel 2015 2016 e 2018), si sono aggiunti, nel giugno del 2013, il versamento effettuato dal comune di Cosenza (50mila euro); nel 2014, dei comuni di Bisignano (15mila euro) Scigliano (5mila euro) Lattarico (5mila euro) e Acri (8mila euro) e, nel 2016 e 2017, del Rotary di Cosenza (5.500 euro) che non solo hanno sostenuto l’iniziativa, ma, soprattutto, hanno riconosciuto il prezioso lavoro fatto in questi anni.Il prestito (max 15mila euro), richiedibile dopo un percorso di accompagnamento e ascolto, la preparazione della documentazione richiesta e la presentazione del garante morale (il parroco), è rivolto a giovani di età compresa tra i 18 e i 35 anni, residenti in uno dei Comuni della diocesi.

Don Francesco Bilotto: un segno concreto di vicinanza ai giovani

Da vicedirettore prima e da direttore oggi, Don Francesco Bilotto è un “giovane veterano” della Pastorale del Lavoro. Da anni, accompagna e ascolta giovani in cerca di futuro. A quasi otto anni dalla nascita del fondo di Microcredito diocesano “Il Seminatore”, qual è, ancora, il valore di questo strumento?Lo scopo è sempre quello di essere vicini ai giovani e di sostenerli nel loro desiderio di costruire il loro futuro attraverso il lavoro.I giovani che si rivolgono a voi non chiedono però solo l’accesso al credito?Quella del microcredito è solo una delle misure che abbiamo adottato. Tanti sono i giovani che si recano presso i nostri uffici, anche solo per “raccontare la loro storia” e per essere indirizzati. Da noi trovano sempre le porte aperte.Sei da tanti anni all’interno di questa realtà pastorale. Com’è cambiato, nel corso degli anni, il panorama dei giovani?Molto spesso hanno difficoltà a sognare un futuro lavorativo. Poi, nel campo dell’imprenditoria, si resta sempre legati ai soliti lavori: bar, pizzerie e rosticcerie. Quindi, è fondamentale aiutare a comprendere le necessità del territorio. Dal nostro piccolo punto di osservazione, possiamo, infatti, sottolineare come le aziende che hanno dato i migliori risultati sono state quelle impegnate nel settore agricolo e dei servizi.Quanto è difficile essere imprenditori nella nostra terra?Le difficoltà dipendono da una serie di fattori. Intanto, una resistenza culturale a fare azienda e, ancor di più, a fare cooperativa. Poi, infrastrutture più limitate e, non per ultima, la criminalità organizzata che, molto spesso, diventa un ostacolo insormontabile.Possiamo affermare che, più che in termini di denaro, la nostra Chiesa diocesana abbia pensato a uno strumento che sia vicino ai giovani.Sì. Spesso, i ragazzi che accogliamo nel nostro ufficio si rivolgono a noi come ultima speranza. Poi, resta solo andare al Nord Italia o all’estero. Proprio per questo, ci tengo a precisare che il nostro è uno strumento che non si sostituisce a quanto fanno o dovrebbero fare la politica e le istituzioni, ma è solo un modo, concreto per molti aspetti, di farsi prossimi a chi chiede aiuto. Il nostro è un segno. (RDC)