“Ascoltare, guardare, progettare”: i giovani calabresi verso il Sinodo

Il cammino dei giovani calabresi verso l'incontro con Papa Francesco.Intrevista al responsabile della Pastorale giovanile diocesana don Franco Staffa

«Un vecchio adagio teologico dice: “la grazia presuppone la natura”. Non si può annunciare un Cristo disincarnato». Lo ricorda spesso ai giovani della diocesi di Cosenza-Bisignano don Franco Staffa, sacerdote anche lui giovane (classe 1987), da pochi giorni direttore del Servizio pastorale diocesano. «Il terreno in cui la fede cresce è la nostra umanità. Tutti i santi hanno annunciato Gesù con la vita e, poi, anche con le parole. Nell’ultima esortazione sulla santità, il Papa ci ricorda proprio questo: il santo è l’uomo compiuto, perché si è lasciato umanizzare da Gesù». Per don Staffa, «il Vangelo ci indica la Via di Cristo per vivere concretamente la realtà. La storia, la nostra singola umanità, è il luogo più bello in cui Dio ci dà appuntamento per entrare in relazione con noi, e renderci partecipi della sua beatitudine, della sua immensa gioia».

I giovani di tutta Italia si stanno preparando a vivere i cammini regionali che avranno come tappa conclusiva l’incontro con Papa Francesco a Roma. I giovani calabresi sono invitati, dal 4 al 10 agosto, a percorrere un cammino da Serra San Bruno sino a Paola. Secondo Lei, l’esperienza del pellegrinaggio cosa insegnerà ai giovani?

«Sono cresciuto nel mondo dello scoutismo cattolico. Come qualcuno mi ha definito, sono un “lupetto” di otto anni che ora è cresciuto, ed è diventato Baloo! La strada è metafora della vita, che è movimento, un camminare assieme, mai da soli, perché quando si cammina in solitudine c’è il rischio di smarrirsi e di perdere facilmente l’entusiasmo, specie nei momenti di difficoltà. La proposta avanzata dalla Pastorale Giovanile Regionale è una risposta vivace a quanto il Papa ha chiesto: far precedere l’incontro di Roma da momenti di condivisione e di crescita. Si cresce camminando… strada facendo. Credo che, da questi giorni di cammino, i ragazzi possano apprendere uno stile ben diverso da quello imposto dall’odierno contesto socio-culturale. Siamo perennemente connessi ma al contempo soli, dietro a un display che ha accorciato le distanze, ma ha allontanato i cuori. Siamo vicini, e tuttavia “cardiodistanti”. La fatica della strada, invece, ci rende prossimi, ci pone “a cuore a cuore” con l’altro».

“Ascoltare, guardare, progettare” sono le tre parole chiave emerse dagli incontri con i giovani organizzati in preparazione al Sinodo di ottobre. Ci può spiegare?

«Lo scorso anno l’equipe di pastorale giovanile, guidata da don Serafino Bianco, il precedente direttore del Servizio pastorale, ha deciso di introdurre i ragazzi al Sinodo dei giovani. Lo si è fatto attraverso dei “focus group”, nei quali ci si è messi in ascolto dei desideri e delle aspettative dei ragazzi riguardanti la Chiesa. Da questa esperienza sono nati questi tre verbi, specchio di quanto i ragazzi chiedono alla comunità ecclesiale. Si è dunque deciso di programmare il percorso diocesano di pastorale giovanile su queste tre parole chiave. Circa 300 ragazzi, da novembre a maggio, sono stati destinatari ogni mese di una proposta incentrata proprio su quanto loro avevano suggerito nell’ottobre 2017. Abbiamo camminato insieme a loro, non davanti o dietro, ma accanto, convinti che una vera proposta di pastorale giovanile non debba essere solo destinata ai giovani, ma fatta dai giovani».

Come vi preparate a vivere il nuovo anno di pastorale giovanile?

«Proprio in questi giorni ci siamo incontrati con la nuova equipe. Ci siamo lasciati condurre dai tre verbi che i Padri Sinodali hanno utilizzato nel documento preparatorio al Sinodo: “Riconoscere, interpretare e scegliere”. La fase della conoscenza, per noi, è già iniziata dallo scorso ottobre, quando il nostro vescovo, Mons. Nolè, ha voluto affidare ad alcuni sociologi delle religioni dell’Università della Calabria una indagine sui nostri giovani. Ora siamo chiamati ad interpretare i segni dei tempi: ciò che i nostri ragazzi ci hanno detto. A fine settembre vivremo una tappa importante: il convegno diocesano incentrato proprio sui giovani e la famiglia. Dal confronto con le varie realtà diocesane, cercheremo di scegliere come operare per annunciare la gioia del Vangelo ai giovani. Certamente, continueremo con i nostri incontri, ci sforzeremo di farci prossimi, compagni di viaggio. Vogliamo far passare l’idea che ogni singolo ragazzo ci sta veramente a cuore. A novembre si partirà con gli incontri mensili, in stretta collaborazione con gli altri Uffici, specie quello della Famiglia. Ad aprile proporremo tre giorni di campo. E poi la presenza nelle parrocchie, per conoscere e intessere relazioni concrete, radicate nei territori parrocchiali».