Diocesi
Padre Romano: un tirocinio di vita per i giovani nel grembo delle comunità
Il salesiano è intervenuto al Convegno diocesano riflettendo sulla condizione giovanile a partire dal dossier "La stagion lieta dei diversamente credenti". La fuga dei cervelli vista come opportunità missionaria.
Catechesi, formazione, pastorale, missione. Potrebbe essere riassunta così la relazione di padre Antonino Romano durante il convegno diocesano. il catecheta salesiano ha riflettuto sull’indagine dei docenti Enzo Bova e Daniela Turco dal tema “La stagion lieta dei diversamente credenti”, una serie di interviste realizzate ad alcuni giovani cosentini rispetto al loro rapporto con la fede e la religiosità.
La diocesi cosentina è in cammino, e lo sono le diverse comunità parrocchiali, chiamate ad ascoltare i giovani e ad accompagnarli nella vita di fede. “Se non matura la competenza comunionale delle parrocchie, i processi di formazione non potranno essere attivati perché l’educazione alla fede ricade all’interno dei processi non formali e informali dell’apprendimento cristiano”, ha detto padre Romano. “Con apprendimento cristiano non vogliamo assolutamente indicare apprendimento formale scolastico, limitato esclusivamente al’accumulo di conoscenze o di abilità e competenze scolastiche in materia religiosa, ma indichiamo soprattutto quel processo che permette di raggiungere obiettivi specifici legati alla macrocompetenza dell’essere umano”. Per il relatore, “oggi la catechesi deve essere affrontata in un contesto di modernità non come problema ma come risorsa per costruire nuovi legami sociali”. Il catecheta ha altresì sottolineato come “la catechesi deve poter abilitare il credente al cambiamento sociale e culturale in modo tale che i giovani possano rispondere con competenza a quelle che sono le varie istanze che si presentano nella loro vita”. Una sorta di palestra, insomma perché “si tratta di camminare con i giovani credenti attraverso un tirocinio di vita che deve trovare salutare adattamento in quell’incubatrice di formazione che si chiama comunità ecclesiale. Una rete sociale di comunione di comunità, tra le quali spiccano il gruppo dei pari, la famiglia piccola chiesa domestica, le strutture diocesane armonicamente e strategicamente collegate tra di loro”.
Uno sguardo padre Romano lo ha dato alla situazione meridionale. “La diaspora che sta affliggendo il Sud per la ricerca spasmodica del lavoro può diventare laboratorio di pratica evangelica nel senso che può trasformarsi in opportunità formativa per aiutare i giovani, in situazione di stress e di angoscia, a rafforzare la capacità di resilienza attiva al di fuori del recinto del proprio ambiente. Anzi, può portare effetti benefici in chiave missionaria. Infatti, essi potranno portare fuori la ricchezza della fede cristiana”.
Con la presenza al Convegno diocesano padre Romano ha avvitato un percorso di collaborazione pastorale con l’Arcidiocesi bruzia, che visiterà ancora nei prossimi mesi, che per la Chiesa cosentina saranno di ascolto e di incontro dei giovani del territorio.