Diocesi
L’omelia integrale di mons. Nolè nella Messa del Crisma
Riportiamo integralmente l'omelia pronunciata dall'Arcivescovo in Cattedrale.
Carissimo Fratello e Padre Salvatore, carissimo Fra Mario, novello Provinciale dei Frati Minori, carissimi Fratelli Presbiteri, Religiosi, Consacrati, Diaconi, Seminaristi e Popolo di Dio,
il Signore vi dia Pace!
Nella Colletta abbiamo pregato: ‘O Padre, che hai consacrato il tuo unico Figlio con l’unzione dello Spirito Santo, concedi anche a noi, partecipi della sua consacrazione, di essere testimoni della sua opera di salvezza.’
Abbiamo chiesto al Signore di essere partecipi della sua opera di salvezza! Come ben sappiamo è un’opera immensa, grandiosa, salvatrice che appartiene solo a Dio! Ma Egli, chiamandoci a ‘stare con Lui’, e consacrandoci suoi sacerdoti con l’unzione dello Spirito, ci ha concesso di esserne partecipi.
Ogni volta che ci penso seriamente, mi sento profondamente inadeguato, ma poi mi rasserena la sua Parola: ‘non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi, vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga.’(Gv 15,16)
Pertanto, la prima cosa da fare, almeno in questi giorni che ci preparano alla Pasqua, è cercare di entrare anche noi nel Cenacolo, dove siamo nati e dove Gesù ha comunicato il suo Testamento nei nostri confronti, per scoprire la bellezza, la drammaticità e la verità dei gesti e delle parole del Signore.
Cerchiamo di entrare insieme, questa sera, in punta di piedi e osserviamo cosa sta accadendo in questa sala al piano superiore, dove sembra che il tempo si sia fermato, dove si manifesta il più grande atto di amore di Gesù verso l’umanità alla quale consegna per sempre il frutto del suo amore: l’Eucaristia, ma anche dove si consuma il più vile tradimento ad opera di un amico.
– E proprio all’inizio scopriamo che Il Prete deve essere l’uomo del servizio
Infatti, il primo gesto che Gesù compie è la lavanda dei piedi agli Apostoli, è il gesto dei servi nei confronti dei Padroni. Gesù, che già si era umiliato fino a prendere la nostra natura umana, ora addirittura si inginocchia davanti all’umanità, anche all’umanità che tradisce, che rinnega, che scappa di fronte alla prova, che non sa condividere nulla con il fratello perché non vuole compromettersi!
E Gesù lava e bacia i piedi a tutti!
E questo spesso ci scandalizza! Magari saremmo capaci anche di servire un piatto a tavola o lavarli i piatti, ma lavare e baciare i piedi è troppo!
Eppure, il gesto di Gesù ci dice che solo chi è grande serve, Gesù è grande perciò serve, noi che siamo piccoli, a volte addirittura mediocri, magari demoliamo gli altri per sminuirli, perché pensiamo che così facendo diventiamo grandi, ma sappiamo che non è così. Gesù, ci ha ammoniti: se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti.
Pertanto, non è servendo che si diventa grandi, ma si serve se si è grandi, cioè umili!
– Sempre nel Cenacolo, ascoltando le parole di Gesù apprendiamo che il Prete è l’uomo dell’amicizia con Lui.
‘Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici’ (Gv 15, 12 ss.)
Essere amico di Gesù significa amare come Lui ci ha amati, fino a dare la vita. Gesù non dice: come io ho amato voi, così voi amate me, ma: così amatevi gli uni gli altri!
La misura del nostro amore non è quanto amiamo Lui, ma quanto ci amiamo tra di noi!
L’amore di Dio, quindi, si ricambia amando i fratelli, quelli più vicini, i prossimi che per noi sono i Fratelli del Presbiterio. (il 3 aprile scorso a Paola abbiamo vissuto in tanti, una bella giornata di comunione e condivisione fraterna; è segno che le cose belle e buone che ci appartengono, non solo sono desiderate, ma quando le attuiamo ci procurano gioia e fraterna letizia, perché ci fanno crescere insieme)
Ma dobbiamo anzitutto saper accoglierci, stimarci, avere fiducia reciproca, perché noi siamo come tutti gli esseri umani: siamo ricchi e poveri, abbiamo bisogno di dare e di ricevere; e il saper ricevere è importante quanto il saper dare!
Cari fratelli, se non ci amiamo tra di noi, così come siamo, senza pregiudizi e senza gelosie, abbiamo fallito! Viene meno la nostra identità di amici suoi e quindi amici tra di noi! Da questo ci riconosceranno, da come ci amiamo!
Ma come è possibile amarci come Lui ci ama? Lo abbiamo ascoltato nel Vangelo: ‘lo Spirito del Signore è su di me, per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare il lieto annunzio…’
Ecco il segreto per amare come Lui: vivere sotto la guida dello Spirito e vivere da consacrati.
– Ecco perché il Prete è l’uomo della preghiera e della contemplazione, è l’uomo del sacro.
Tutti ormai siamo convinti che nel mondo occidentale si è perso il senso del sacro, della sacralità!
Da molte indagini fatte sull’argomento, apprendiamo che anche i consacrati, sacerdoti e religiosi, hanno ceduto alla visione mondana della vita, con il graduale impoverimento della vita dello spirito.
Certamente la secolarizzazione ha fatto la sua parte, ma Gesù ci aveva avvertiti proprio nel Cenacolo, rivolgendosi al Padre: ‘Padre, non ti chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno.’(Gv 17,15) aggiungendo, pensando a noi: ‘Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro Parola crederanno in me.’(Gv 17, 20)
Spesso abbiamo fatto l’errore di cercare la vicinanza alla gente e ai giovani assumendo gli usi e i costumi mondani, che non solo ci hanno rubato il tempo alla carità e alla preghiera, ma ci hanno fatto perdere il senso del sacro e della contemplazione, misure alte che il consacrato, l’unto del Signore deve vivere e mostrare alla gente.
Noi siamo nel mondo ma non dobbiamo farci assorbire dalle cose del mondo.
Ascoltiamo insieme queste poche battute, ancora nel Cenacolo, tra Gesù e Filippo e scopriamo come recuperare il sacro che abbiamo perduto:
‘Gli disse Filippo: Signore, mostraci il Padre e ci basta. Gli rispose Gesù: Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo ? Chi ha visto me ha visto il Padre ’ (Gv 14, 8-9)
Può capitare anche a noi, spesso distratti dalle cose da fare e impegnati nelle cose del mondo, di stare con Gesù e non riconoscerlo, non contemplarlo, non godere della sua amicizia!
Ecco, Fratelli carissimi, penso che sia urgente da parte nostra il recupero del sacro, ma non quello del potere o dell’onore, dei pizzi e dei merletti, e neppure della sciatteria nel vestire o nelle celebrazioni liturgiche che devono essere sempre celebrate con dignitosa semplicità, ma riscoprire e rivivere il sacro che Gesù ci ha insegnato ed ha attribuito a se stesso: ‘Filippo, chi vede me, vede il Padre.’ (Gv 14,8-9).
Contemplare il volto di Dio, fissare gli occhi del cuore su di Lui ripetendo con il Salmista, ‘il tuo volto Signore io cerco, non nascondermi il tuo volto.’ Far risplendere sul nostro volto e nella nostra vita il volto e la Presenza di Dio.
Ecco l’augurio che rivolgo a me e a voi: che la nostra gente, semplice, credente, affamata di Dio, possa esclamare, guardando noi: ecco l’uomo di Dio, perché sul suo volto, nelle sue parole e nei suoi gesti traspare la presenza luminosa del Signore.
Solo allora la gente si innamorerà di Dio e avremo vocazioni sante, famiglie unite nell’amore e giovani carichi di speranza e di gioia, perché leggeranno sul nostro volto, il volto e la presenza di Dio, fonte della speranza e della gioia vera!
Così saranno vere anche per noi le parole di Isaia che abbiamo ascoltato nella prima lettura: ‘Voi sarete chiamati sacerdoti del Signore, ministri del nostro Dio sarete detti. Coloro che vi vedranno riconosceranno che voi siete la stirpe benedetta del Signore’
e noi risponderemo con l’acclamazione dell’Apocalisse della seconda lettura: ‘a Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il nostro Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen ‘
S. Maria del Pilerio, nostra Madre Regina, in questi giorni pellegrina per le strade della nostra Diocesi, ci benedica e ci accompagni nei nostri propositi santi. Amen.
* Arcivescovo di Cosenza – Bisignano