Gabrielli: la Calabria è in ritardo

Il Capo del Dipartimento nazionale invita la Regione a far crescere una cultura di Protezione civile. All'Unical un convegno sul dissesto idrogeologico

La Calabria non è pronta all’emergenza”. Sono le parole del Capo Dipartimento della Protezione civile nazionale, Franco Gabrielli, ospite all’Unical nell’ambito di un convegno sul rischio idrogeologico. Il prefetto Gabrielli si è so ermato a lungo sulle problematiche che rischiano di mettere in ginocchio la nostra regione in caso di emergenza.

Un convegno internazionale sul rischio idrogeologico in una regione, come la Calabria, dove uno dei limiti più grandi delle piani cazioni di Protezione civile è la mancanza dei presidi territoriali?

Esatto. Qui viviamo in permanente esposizione. È una regione particolarmente esposta al dissesto idrogeologico, lo è per il combinato disposto della sua natura e del contributo molto importante che l’uomo ha dato. È un territorio che sui temi di Protezione civile dovrebbe investire molto e investire in termini di sensibilità verso gli amministratori e verso le comunità. Se un politico, nemmeno nella stagione delle promesse, non affronta queste problematiche è perché alla gente non interessa. Oggi le nostre comunità sono poco consapevoli e quindi poco esigenti. Lo sforzo più grande in questo Paese, è far crescere una cultura di Protezione civile che, ahimè, ancora è da realizzarsi e da compiersi.

Un consiglio alla prossima nuova Giunta regionale calabrese in merito ad una politica sulla prevenzione?

Credo che i temi della messa in sicurezza del territorio e della Protezione civile dovranno essere temi di vertice dell’agenda dei politici, soprattutto per chi si insedia in un territorio così complicato come quello calabro, dove soprattutto il rischio sismico e il rischio idrogeologico sono due rischi di particolarissima incidenza e di grande pericolosità per le popolazioni. Auspico che il nuovo governo regionale solleciti i territori perché questa è una regione dove si fa poca pianificazione di Protezione civile, dove le esercitazioni che abbiamo fatto nel 2011 e nel 2012 non hanno avuto gli esiti che noi speravamo, c’è stata una grande diffcoltà da parte soprattutto delle amministrazioni di recepire quelle che erano le indicazioni nazionali. Siccome questo è un territorio sismico, che non ha un solo comune in zona 3, in Calabria sono tutti zona 1 e zona 2, in senso assoluto è la regione più sismica d’Italia, dove peraltro la condizione dei versanti, del sistema idraulico, del sistema pluviale è quello che è, non a caso si parla di fiumare calabre, situazioni morfologiche particolarmente insidiose. La politica su questi temi credo debba investire e dal mio punto di vista non solo come operatore di Protezione civile, ma soprattutto come cittadino, dico che bisogna avere anche la capacità di far corrispondere le promesse ai fatti.

* Intervista completa sul numero di Parola di Vita del 29 novembre