Territorio
Tre storie belle da conservare
Giovanni, Luigi e Francesco ci raccontano la loro storia di vita. Una sintesi ed un invito a riprendere l'ultimo numero del nostro Settimanale.
Tre storie da consegnare al 2015. Le ha raccontate il nostro Settimanale nell’ultimo numero del 2014, del 25 dicembre (il numero si può trovare anche su www.paroladivita.org).
Tre storie che riprendiamo in sintesi, storie di fede e speranza, carità e amore.
La prima. Giovanni ha cinquant’anni, risiede in un paesino del Cosentino, ma oggi vive a Torino per lavoro. Lo abbiamo rintracciato per farci raccontare la sua storia. Una storia come tante, purtroppo. Una storia segnata dalla crisi economica, dalla perdita del lavoro, dal distacco della famiglia, dalla mancanza dell’amore. Tutto perso, e poi, grazie all’aiuto di due sacerdoti, tutto ritrovato. Giovanni quest’anno trascorrerà il Natale più bello della sua vita, a Torino, insieme a tutta la sua famiglia, circondato dall’affetto dei suoi cari. Non importa se sotto l’albero non ci sono molti panettoni ma c’è sicuramente il dono dell’amore. “Oggi nella mia famiglia non c’è alcuno strascico, sembra che non sia mai successo nulla. Ho riaperto gli occhi così ho rivisto davanti a me la luce”.
La seconda. Luigi Bisceglia, 35 anni, di origini cosentine, da diversi anni si occupa di Diritti umani e Cooperazione e sviluppo in Terrasanta. A novembre 2011 ha avuto la possibilità con il Vis (Volontariato internazionale per lo sviluppo) di andare a lavorare all’Università di Betlemme per occuparsi di un Master in Cooperazione e sviluppo e per crearne un altro in Pubblica amministrazione. Luigi insieme ai suoi collaboratori porta avanti l’idea di provare a lavorare nel settore di alta formazione in un contesto difficile come quello palestinese. Ormai da tre anni vive a Betlemme, nel frattempo, è diventato il coordinatore di tutti i progetti del Vis e si è anche sposato con una ragazza palestinese, Lama Maliha. Oltre al lavoro in Terrasanta Gigi ha trovato anche l’amore. “Ci sono un sacco di punti di contatto tra il mio essere calabrese, e quindi l’essere mediterraneo, e Lama con la cultura palestinese, non siamo così diversi. Anzi, l’idea che abbiamo di famiglia e i nostri valori fondanti, il nostro modo di accogliere, sono molto simili” dice Luigi. “Le mie origini calabresi, anche se sono nato in provincia di Brescia, mi hanno sicuramente aiutato”.
La terza. Abbiamo incontrato un minore, che chiameremo Francesco. È rifugiato in Italia ed è arrivato in Calabria dopo essere stato accolto in Sicilia prima, in Sardegna poi. Siamo andati a trovarlo nel centro dove vive, era felice, sorridente. Ci ha fatto visitare la sua camera che condivide con un altro ragazzo, la cucina, la lavanderia, la stanza dove c’è la tv. Lui è cristiano e proviene dalla Nigeria. “Ho attraversato il Niger e la Libia, dopo aver lasciato la mia nazione perché sogno la felicità. Mi voglio sposare, voglio trovare un lavoro e vivere in una casa tutta mia“. Francesco vorrebbe fare l’elettricista ma per ora frequenta la scuola per avere i fondamenti linguistici ed aprirsi al futuro in una terra che non è sua “ma che già amo. Gli italiani, i calabresi sono accoglienti, c’è tanta gente che mi vuole bene“.