Territorio
Un calabrese nello spazio. Ammirando le meraviglie del creato
Mario Runco Jr ha avuto la possibilità di osservare la Terra da un punto di vista privilegiato, lo spazio. L'astronauta figlio di emigrati calabresi, la madre è originaria di Carolei, mentre il padre è originario di Lago, è stato il primo astronauta della NASA di origini italiane
“Da lassù si ha modo di ammirare ancora di più il Creato. Quando sei nello spazio specialmente quando ti trovi nell’ ombra della Terra, la profondità della nerezza e il pervadere del vuoto infinito divengono quasi tangibili. In mezzo a tutto questo splendido spettacolo, ecco la nostra bella e solitaria Terra”.Mario Runco Jr, figlio di emigrati calabresi, la madre è originaria di Carolei, mentre il padre è originario di Lago, è stato il primo astronauta italoamericano nella storia ad andare nello spazio. Un legame profondo lo lega alle sue radici e alla sua terra d’origine. ” Sono stato in Calabria molte volte, ma è sono passati molti anni dalla mia ultima visita. Non riesco a tornare così spesso come io vorrei. Mi manca la mia terra. Mi manca la gente cordiale e gentile, il bel sole, la campagna magnifica, le opere favolose d’arte e di architettura e, naturalmente, l’ottimo cibo e naturalmente il buon vino delle nostre colline”.
Nato nel Bronx a New York, Mario Runco Jr dopo essersi laureato in Science planetarie e della Terra, fu selezionato nel 1987 dalla Nasa come astronauta. Un sogno quello di andare nello spazio che lo accompagnò fin da bambino.
“Sognavo di fare l’astronauta-racconta- già all’età di cinque anni. Volevo diventarlo perché desideravo conoscere di più dell’universo e lavorare per rendere il mondo un posto migliore. I miei genitori mi spronarono a studiare affinché potessi avere da grande la possibilità di una buona carriera. Nel 1978 ero in Marina e seppi che la NASA stava facendo le selezioni per la prima classe di astronauti per la Navetta Spaziale. Ho fatto domanda per ogni ciclo di selezioni e sono riuscito ad essere selezionato come astronauta nel 1987. Quando ho comunicato per la prima volta alla mia famiglia che sarei andato nello spazio i miei genitori non capirono appieno l’importazione di esser stato selezionato. Era passato poco tempo dall’incidente Challenger”.
Un incidente avvenuto nel 1986, quando il razzo si schiantò dopo 73 secondi di volo per un guasto. “Loro erano naturalmente molto felici e orgogliosi di me, ma allo stesso tempo molto preoccupati”.
Pochi anni dopo, Mario Runco nel 1991 avrebbe fatto il suo primo volo spaziale. “ La Missione Atlantis è stata, come accade per il primo amore – racconta Mario Runco Jr- la più emozionate perché è stata la mia prima esperienza in tal senso. Al momento del mio primo lancio io e il resto dell’equipaggio nonostante fossimo focalizzati ciascuno sul proprio compito da portare avanti in quel momento, eravamo molto entusiasti”.
Obiettivo principale della missione lanciare un satellite militare nello spazio. “Si trattava- racconta l’astronauta- di un satellite di la difesa di programma di sostegno (Defense Support Program – DSP)”. Ma non solo. “ Durante quella missione- racconta- abbiamo fatto anche molti esperimenti di osservazione della Terra”. Ma l’ esperienza più straordinaria è stata come lui stesso ci confessa “ la passeggiata spaziale durante la seconda e penultima missione” .
Era il 1993 e Mario Runco Jr cammina nello spazio per ben cinque ore.” Un’emozione indescrivibile quella” dice l’astronauta italoamericano. Dopo alcuni anni, il suo ultimo volo spaziale. E’ il 1996 e Mario Runco prende parte alla Missione Endeavour per lanciare due satelliti in orbita.
Lei ha avuto la possibilità di osservare la terra da un punto di vista privilegiato, lo spazio. Che emozioni ha provato a guardare il nostro Pianeta da lassù?
La Terra è un posto molto più bello di quanto sembra. Vederla dallo spazio capisci che è un posto prezioso perché è il luogo in cui viviamo, la nostra casa. Quando ti capita di trovarti dinnanzi a questa straordinaria immagine, è difficile non cogliere il senso del Divino”.
Nello spazio cosa l’ha sorpresa di più?
Ci siamo talmente ben preparati prima di ogni missione, che quando sei lassù ci si sorprende molto di meno di quanto si possa pensare. Una delle cose più sorprendenti è stato sentire il suono del pirotecnici che separano il serbatoio esterno della navetta spaziale. Un suono molto più forte di quello avvertito durante le esercitazioni che si fanno a terra.
In un viaggio spaziale quali sono le difficoltà?
Ce ne sono molte. Far adattare il corpo alla microgravità non è sempre facile e richiede tempo. Lavorare con la tuta spaziale è fisicamente molto impegnativo soprattutto quando si lavora per lunghi periodi di tempo.
Durante una missione spaziale la fede aiuta?
Si, certo la Fede aiuta, così come avere fiducia di tutti coloro che sono coinvolti nella missione. Scienza e fede sono conciliabili. Entrambe cercano di capire l’origine e la natura dell’universo.
Lei è stato il primo italoamericano a fare un volo spaziale. Samantha Cristoforetti è la prima donna italiana nello spazio. Attraverso il nostro giornale può’ rivolgere a Samantha un saluto e un augurio?
Certamente. Faccio a Samantha i miei complimenti per questa missione. Mi piacerebbe augurarle che possa essere una missione produttiva. Inoltre le consiglio di godersi appieno il momento, il tempo lassù passa molto velocemente.
Il consiglio che si sente di dare ai giovani che vogliono diventare astronauti?
Lavorate, studiate e impegnatevi. Date il meglio di voi stessi in ogni cosa che fate e in ogni occasione.