“Con i rifugiati curare la relazione personale”

Guardare negli occhi i nostri ospiti e farli sentire a casa, il progetto SAMIFO del Centro Astalli di Roma.

Occorre curare la qualità della relazione terapeutica, l’operatore sanitario si deve “ferire”, si deve identificare transitoriamente nel vissuto della vittima, per poterla capire e seguire fino in fondo”. Giancarlo Santone, dirigente dell’Asl di Roma e del Centro Salute per i Migranti Forzati (SAMIFO) è intervenuto a Cosenza nell’ambito del Seminario “Ricominciare a vivere dopo la tortura” organizzato dall’Asp locale e dall’associazione La Kasbah. Domani si celebra la Giornata mondiale del rifugiato e l’interessamento verso questi temi cresce con il passare dei giorni, viste anche le tristi vicende che ogni giorno la cronaca consegna. Il Samifo è un Centro che si preoccupa della presa in carico e della cura dei rifugiati, ed è nato da un progetto del Centro Astalli dei gesuiti di Roma.

Santone, che ha parlato a una platea di professionisti in ambito sanitario e legale, ha sottolineato principalmente l’aspetto medico e traumatico dei tanti rifugiati forzati che arrivano nel nostro Paese. Per il medico, un’importanza rilevante assume la formazione degli operatori sanitari e la propria capacità di saper guardare negli occhi e incontrare i rifugiati.