Per ingiusta detenzione lo Stato paga migliaia di indennizzi

Dal 1992 lo Stato italiano ha versato più di 600 milioni di euro per risarcire le vittime e sono state complessivamente 23.998 le persone che hanno ricevuto risarcimenti per essere state incarcerate senza motivo. Un fenomeno ancora in crescita. Il giudizio di Beniamino Migliucci, presidente dell'Unione delle camere penali italiane, e di Patrizio Gonnella, presidente di ''Antigone''.

In Italia c’è un’emergenza latente, silenziosa, che colpisce ogni anno migliaia di cittadini innocenti e che causa alle tasche dello Stato pesanti batoste: l’ingiusta detenzione. Si tratta di un fenomeno che riguarda troppi cittadini italiani arrestati e successivamente rilasciati (dopo tempi più o meno lunghi) perché risultati innocenti. E i dati che emergono sono allarmanti. Ogni anno lo Stato italiano spende 12 milioni di euro per compensare le ingiuste detenzioni e, solo nel 2014, sono state accolte quasi mille domande di risarcimento per un totale di 35,2 milioni di euro, con un incremento del 41,3 per cento dei pagamenti rispetto al 2013. A rivelarlo è una ricerca presentata dall’istituto Eurispes in collaborazione con l’Unione delle camere penali, che hanno analizzato le sentenze e le scarcerazioni negli ultimi venticinque anni. Migliaia di indennizzi. Si scopre così che, dal 1992, lo Stato italiano ha versato più di 600 milioni di euro per risarcire le vittime di ingiusta detenzione e, sempre dal 1992, sono state complessivamente 23.998 le persone che hanno ricevuto indennizzi per essere state incarcerate senza motivo. “Si tratta di errori giudiziari gravi che distruggono la vita delle persone e che lo Stato paga a caro prezzo – afferma Beniamino Migliucci, presidente dell’Unione delle camere penali italiane – senza contare che i risarcimenti potrebbero costare allo Stato ben di più di quanto accade adesso. Molte persone infatti, pur essendo state in cella ingiustamente, preferiscono rinunciare agli indennizzi. C’è chi lo fa per paura e chi perché, invece, non sa nemmeno che è un suo diritto essere risarcito”. Un paese dalle manette facili. L’Italia che viene dipinta dal rapporto è un Paese dalle manette facili, dove la detenzione viene prima del giudizio e dove il carcere rappresenta la panacèa di tutti i mali. “Nel nostro Paese, in realtà – prosegue Migliucci – la custodia cautelare in carcere dovrebbe essere usata come extrema ratio, soltanto cioè quando le altre misure risultino inadeguate. In questo modo si eviterebbe di rovinare la vita di migliaia d’innocenti e di causare alle casse dello Stato pesanti perdite”. Soltanto nei primi 8 mesi del 2015, secondo i dati, sono già stati 772 i risarcimenti versati, per un totale di oltre 20 milioni di euro. In tutto il 2014 erano invece stati spesi 35 milioni per 995 provvedimenti. In pratica, significa che per quest’anno siamo già di fronte a un sicuro aumento dei casi di ingiusta detenzione e, di conseguenza, anche dei pagamenti. La pressione dell’opinione pubblica. “Bisogna ammettere che spesso, di fronte alla pressione dell’opinione pubblica, la magistratura prende decisioni affrettate, stabilendo il carcere anche laddove questo non sia realmente necessario”, commenta Patrizio Gonnella, presidente di “Antigone”, associazione che da anni si batte per i diritti e le garanzie nel sistema penale. Ma allora in caso di sentenze sbagliate, di errori di valutazione o di condanne frettolose, a pagare è sempre e solo lo Stato? In pratica è così, perché – come osserva l’Unione delle Camere penali – dall’introduzione della legge Vassalli a oggi, sono state soltanto nove le condanne per responsabilità civile dei magistrati. Un numero troppo basso se rapportato alla mole di risarcimenti versati ogni anno alle vittime d’ingiusta detenzione. Per questo motivo, il viceministro della Giustizia, Enrico Costa, ha di recente avanzato la proposta d’introdurre azioni disciplinari a carico dei giudici che sbagliano. I risarcimenti, però, anche quelli milionari, non possono restituire gli anni o i mesi trascorsi dietro alle sbarre, e soprattutto non cancellano l’infamia di una condanna. I soldi, di solito, possono poco di fronte ai danni morali frutto di una detenzione illegittima. “Nella nostra esperienza – ammette Gonnella – abbiamo conosciuto tante storie di persone che hanno visto la propria vita distrutta ingiustamente dal carcere. In questi casi, inoltre, la notizia dell’arresto viene sbattuta in prima pagina, mentre quella dell’assoluzione viene ignorata. In questo modo tutti si ricordano della condanna, ma nessuno fa caso alla verità”. Un archivio della mala giustizia. Parallelamente al lavoro che da anni svolge l’Associazione nazionale per le vittime di errori giudiziari, da qualche tempo esiste sul web anche un osservatorio online (Errorigiudiziari.com) che raccoglie in un archivio i casi di malagiustizia e detenzione illegittima. Il sito contiene le storie di persone che hanno perso tutto per colpa di sentenze sbagliate. E dà voce a tutti quegli innocenti che hanno provato sulla propria pelle le disfunzioni del nostro sistema giudiziario.