Attualità
Sempre più italiani che non ce la fanno a comprare i farmaci
Cresce in Italia il bisogno di farmaci per i cittadini che non sono più in grado di acquistarli. È quanto emerge dal Rapporto 2015 sulla povertà sanitaria, dal titolo “Donare per curare”. Il Rapporto è stato promosso dalla Fondazione Banco farmaceutico onlus (Fbf) e realizzato dall’Osservatorio sulla donazione dei farmaci (Odf). La spesa sanitaria annua pro capite è di 444 euro, ma quella dei poveri è di soli 69 euro (-8%). Di quei 69 euro che un “povero” spende all’anno per curarsi, ben 52 euro (-2,1% rispetto all’anno precedente) sono dedicati all’acquisto di farmaci, laddove in media gli italiani ne spendono 206 a testa.
Cresce in Italia il bisogno di farmaci per i cittadini che non sono più in grado di acquistarli. Questo il dato inequivocabile emerso dal Rapporto 2015 sulla povertà sanitaria, dal titolo “Donare per curare”, promosso dalla Fondazione Banco farmaceutico onlus (Fbf) e realizzato dall’Osservatorio sulla donazione dei farmaci (Odf). Il documento, presentato a Roma, presso la sede dell’Agenzia italiana del farmaco, rappresenta un tentativo ben riuscito da parte dell’Odf di colmare un vuoto non riempito dalle fonti ufficiali, attraverso l’utilizzo d’informazioni innovative, che sfruttano i dati provenienti dalla Giornata annuale di raccolta del farmaco (Grf), dalle donazioni delle aziende farmaceutiche, dai sistemi di monitoraggio degli oltre 1.600 enti caritativi che fanno parte della rete servita dal Banco farmaceutico (Bf).
Povertà sanitaria in aumento. Secondo il Rapporto, la richiesta di farmaci da parte degli enti caritativi sostenuti dal Bf, durante quest’anno, è globalmente aumentata del 6,4%. Il dato, ovviamente, va collocato nel contesto del quadro di povertà sanitaria attualmente presente nel nostro Paese. Più in generale, i dati Istat registrano nel 2014 una diminuzione della povertà assoluta: 5,7% delle famiglie e 6,8% degli individui sono in questa condizione (in numeri, si tratta di quasi 4,1 milioni di persone). Nello specifico, la spesa sanitaria annua pro capite è di 444 euro (costante rispetto all’anno precedente), ma quella dei poveri è di soli 69 euro (-8%). Ciò significa che, se nelle famiglie non povere si destina il 3,8% del budget domestico per curarsi, in quelle povere si scende all’1,8%. Di quei 69 euro che un “povero” spende all’anno per curarsi, ben 52 euro (-2,1% rispetto all’anno precedente) sono dedicati all’acquisto di farmaci, laddove in media gli italiani ne spendono 206 a testa. Il rapporto evidenzia anche come il 3,9% degli italiani abbia rinunciato ad acquistare farmaci necessari a causa di motivazioni economiche.
Donazioni di farmaci. Anche le donazioni di farmaci registrano un forte aumento: quasi 1,3 milioni di confezioni nel solo I semestre 2015 (lo scorso anno erano 915mila). Ma non tutti i canali di approvvigionamento funzionano allo stesso modo. Mentre si ferma la crescita della Grf (quasi 6mila confezioni in meno), cresce in modo robusto la donazione da parte delle aziende farmaceutiche: nel I semestre 2015 sono state donate quasi 860mila confezioni (erano 540mila nel I semestre 2014). Si segnala anche un incremento nel recupero dei farmaci validi, che raggiunge il 4% del totale raccolto dal Bf. Basti pensare che, se nel I semestre 2014 erano state donate 15mila confezioni, nel 2015 si è già superata la quota di 49mila confezioni.
Il bisogno di salute. Il Rapporto 2015 prova poi a delineare un profilo farmaco-epidemiologico della popolazione assistita dalla rete Bf nel 2014, relativamente ad un campione di enti che hanno assistono 87.550 persone, per le quali sono state dispensate 1.276 dosi giornaliere di farmaci (Ddd). I pazienti con malattie croniche sono circa il 50% del totale e sono concentrati soprattutto nelle regioni meridionali. Più in dettaglio, le malattie respiratorie, più frequentemente dichiarate dagli enti, presentano il maggior numero di dosi giornaliere dispensate (12,2 Ddd/1000 pazienti/die). Seguono le malattie cardiovascolari (11 Ddd) e quelle gastrointestinali (8,7 Ddd). Questi dati evidenziano come le persone indigenti presentino un profilo epidemiologico differente rispetto alla media della popolazione, dove la massima diffusione è delle patologie cardiovascolari. C’è anche una “geografia” della salute dei poveri: al Nord prevalgono i farmaci per l’apparato respiratorio, al Centro quelli cardiovascolari, al Sud quelli gastrointestinali, oltre alla più elevata incidenza di malattie croniche.
Il ruolo degli enti no profit. In aumento anche gli enti sostenuti dal Bf che hanno raggiunto le 1.640 (+4,1%) unità. Di essi, oltre il 60% sono al Nord, ma l’aumento maggiore è al Centro e al Sud. Complessivamente si tratta del 18,1% di tutti gli enti caritativi censiti dall’Istat. In occasione della Grf, gli enti hanno fatto richiesta di oltre 871mila confezioni di medicinali (+6,4%). In media ogni ente ha richiesto 531 confezioni, rispetto alle 519 dello scorso anno.
Tipologia di assistiti. Questi enti hanno aiutato nel 2015 oltre 405mila persone (1% in meno del 2014), con una prevalenza al Nord-ovest (33%). Una popolazione che rappresenta il 10% dei poveri assoluti italiani e che, comunque, presenta differenze significative rispetto a quella assistita dal Servizio sanitario nazionale. In aumento gli uomini (+1,7 punti rispetto al 2014) e gli italiani (+1,9 punti), anche se gli stranieri restano maggioritari (54,4%). Si inverte dunque il trend, che negli ultimi due anni aveva visto una presenza maggioritaria di donne e italiani. In aumento i poveri in età lavorativa, in seguito alla diminuzione dei minorenni (19,9%, -1,1 punti, ma -1,8 tra gli stranieri) e degli anziani (17,9%, -0,6 punti). Gli italiani over 65 diminuiscono di -2,8 punti.