Territorio
Gianluca Congi racconta la Sila
Il miglior modo per ritemprare corpo e spirito è riscoprire la bellezza del Creato
Come è nata la sua passione per la Sila?
Intanto grazie a Parola di Vita per avermi dato la possibilità di spendere qualche parola per la tutela di quella che per me è una ragione di vita, l’amore per il Creato. La mia passione per la natura e per gli animali nasce da piccolissimo, così, dal niente e senza alcuno strumento, immaginate se più di trent’anni fa esistevano tablet, pc o telefonini. Ho avuto la fortuna di crescere alla periferia di San Giovanni in Fiore, circondato da campagne e da panorami stupendi. Passavo ore e ore a osservare gli uccelli presenti dietro casa, ad ascoltarne il loro melodioso canto, non c’era modo per distrarmi da quella magnifica gioia. Credo che non ci sia nulla di più bello del sentirsi parte di un mondo fantastico che è così intimamente presente già fuori dall’uscio di casa nostra. Purtroppo, siamo troppo distratti dalle futilità e dall’effimero, perdiamo di vista i valori autentici, quelli che oggi si trovano, ad esempio, percorrendo un sentiero dentro un bosco, mantenendo un religioso silenzio e ammirando ogni cosa che non abbiamo creato noi. Bene, semplicemente tutto questo dovrebbe far parte di noi, da un piccolo e anonimo fiore a un’ape che vola intorno, da un Merlo che canta felice a primavera fino a un magnifico Lupo che solca da epoche immemorabili le montagne della Sila. La passione non ha un’origine precisa, nasce probabilmente con noi stessi, ringrazio Dio che ha voluto donare alla mia anima la sensibilità di amare la natura e gli animali più di me stesso e ovviamente, ringrazio i miei genitori, che non hanno mai ostacolato il mio essere.
Che cosa può offrire la Sila in primavera, una volta sciolta la neve?
La Sila, questa austera e grandiosa montagna, immensa nella sua bellezza, splende incessantemente, non solo in primavera ma anche quanto il cielo è buio o quanto è carico di neve, c’è sempre un benigno mistero che soffia tra quei pini. In ogni momento dell’anno offre mille emozioni diverse ma sempre accomunate da un grande significato: è la più autentica rappresentazione di ciò che il Creatore ha voluto donare a noi poveri comuni mortali. Meriterebbe un rispetto infinito, credetemi, gliene riserviamo davvero poco, questo mi rattrista parecchio. La primavera è la stagione delle fioriture, nei pianori è un’esplosione di anime, vegetali e animali, arrivano tanti uccelli migratori, stanchi dopo aver sfidato i pericoli e le intemperie, in ogni angolo c’è un rinnovamento a quello che è il tripudio alla vita. Io credo che la Sila, in primavera come in ogni altra stagione dell’anno, possa offrire solo una cosa: il cammino verso la ricerca di noi stessi, basta immedesimarsi in un albero, in un cespuglio ma forse anche solo in una foglia, basta ascoltare il soffio del vento per capire che quassù ogni cosa trasmette emozioni, sembra che tutto è animato, anche le rocce. Mi sono sempre chiesto qual è la lingua che parlano gli alberi. Non prendetemi per matto, immaginate quante storie potrebbero raccontarci!
Quali “incontri” è possibile fare in questa stagione?
Percorrendo i mille sentieri di questa splendida montagna, è possibile fare, con la giusta dose di fortuna, tanti bei incontri. Vi raccomando solo tanto silenzio, inutile far baldoria, non vedrete granché piuttosto sarà un disturbo, anche involontario, ma sempre un disturbo alla pace di questi luoghi, già minacciati da tanti gesti cattivi dell’uomo padrone. In primavera è possibile incontrare caprioli in amore! Uno degli incontri più facili è quello con lo Scoiattolo meridionale, la mitica “Zaccarella”, una specie endemica e unica al mondo, che vive solo sui rilievi di bassa Basilicata e Calabria, con la Sila che è senz’ombra di dubbio la vera roccaforte. Fino a poco tempo fa, era considerata una sottospecie, invece, è stato finalmente dimostrato che è una specie, tra l’altro stupenda, avendo il mantello nero e il ventre bianco, spesso è confidente e si lascia fotografare. I cieli della Sila si colorano di tante creature, al mattino presto è un concerto naturale d’ineguagliabile bellezza, ricordo che transitano specie anche molto rare come il Piviere tortolino o la Cicogna nera, con quest’ultima che da due anni sverna nel Parco Nazionale, rappresentando di fatto un evento eccezionale, la seguo e la studio dal primo momento, qualche giorno addietro è uscita la mia nota-documentazione al riguardo, è stata pubblicata su Alula, la rivista scientifica di ornitologia che è edita dalla Stazione Romana Osservazione e Protezione degli Uccelli.
Ci vuole raccontare un aneddoto particolare durante le sue escursioni Silana?
Guardi, c’è sempre qualcosa da raccontare e non si finisce mai di restare stupiti, in Sila è un continuo di sorprese. Ho tanti misteri irrisolti legati a incontri piuttosto che a vicende che mi sono capitate in tutti questi anni di scarpinate. Spesso nelle sacre foreste della Sila, ho immaginato i faggi o i maestosi pini larici con degli occhi grandi, ho immaginato pure che avessero nel tronco un grande e vecchio cuore, ricordo con immenso piacere che da moccioso mi mettevo spesso con l’orecchio appiccicato alla corteccia rugosa dei pini per ascoltarne i battiti, dentro me, ho sempre sentito gli alberi come esseri “vivi” e non come semplici vegetali. Credetemi gli alberi parlano. Basta andare, di sera tardi o di mattino, presto in una foresta oppure vicino a un solo albero, basta restare in silenzio, concentrarsi e respirare profondamente, basta un piccolo soffio di vento per ascoltare i versi di una lingua sconosciuta ai tanti uomini che con la loro grande intelligenza capiscono tutto e niente; noi siamo esseri sordi e ciechi. Non ho mai avuto paura del bosco, di giorno come di notte, mi sono sempre sentito a casa; questi boschi per me sono tutto, darei anche la vita per essi, gli alberi sono degli amici sempre presenti, ecco perché quando posso, cerco sempre di promuovere qualsiasi gesto a difesa delle foreste, degli animali e del territorio. Mi piace sostenere questo mio aneddoto, ricordando che una delle più grandi emozioni, tanti anni fa, l’ho provata proprio nell’insegnare a riconoscere gli alberi della Sila a dei non vedenti e ipovedenti. Ho sentito la comprensione e l’unione delle anime, alberi e uomini, assieme, in un’unica cosa, è stata una lezione di vita per me stesso, di fatti colgo l’occasione per ringraziarli, ho imparato molto da loro.
Quali sono le novità che la riguardano rispetto al suo impegno, se c’è li può anticipare?
Pochissimi giorni fa ho consegnato definitivamente il materiale del mio librone dal titolo: “Atlante fotografico degli uccelli del Parco Nazionale della Sila” con inediti contributi ed esperienze sull’ornitologia silana. Siete i primi ad avere la notizia! In questo libro di circa 800 pagine, ci sono almeno vent’anni di studi e osservazioni, 918 fotografie di cui 836 per la sola parte dell’atlante e che rappresentano 138 specie diverse, riprese su queste montagne in differenti momenti della loro vita. Questo lavoro è uno spaccato della mia vita dedicata senza pretese alla protezione, allo studio e alla divulgazione di questo fantastico mondo, un altro piccolo contributo alla conoscenza del territorio, atteso che in questo testo vi sono anche dei dati inediti che sveleranno molti aspetti che erano sconosciuti fino a oggi. Tengo a precisare che ho concesso tutto gratuitamente all’ente parco, la mia passione, la mia esperienza e ciò che studio e proteggo non hanno un prezzo, guai a lucrare sul nostro futuro, non lo dico per auto-piaggeria, credo semplicemente in ciò che dico e soprattutto in ciò che faccio. Sto lavorando a nuove ricerche e osservazioni soprattutto in campo ornitologico, senza scostarmi dal resto. Vi ringrazio di cuore, per l’attenzione e per lo spazio che avete deciso di dedicarmi, ogni buona azione per aumentare la coscienza verso questi temi è un seme lanciato nel fertile terreno della speranza.