Platone il modernissimo

Il filosofo Garlaschelli riscopre la grande attualità del pensatore greco.

“Platone unisce la mistica orientale e occidentale congiungendo l’ebbrezza con la padronanza dell’intelligenza, la ragione e la passione”.Il centro focale di questo “Esercizi di filosofia” (Edizioni Ares, 332 pagine) di Enrico Garlaschelli è, lo si sarà capito dalla citazione iniziale, Platone: colui che riprende, e mette per iscritto, l’insegnamento del maestro Socrate che, al contrario, nessuna pagina aveva lasciato ai posteri.E’ necessario dire subito che Garlaschelli, docente di Filosofia all’Istituto Superiore di Scienze religiose di Milano, compie un’opera meritoria, perché rimette in gioco il filosofo delle Idee fin dentro la nostra epoca e gli affida un compito che farà gridare alcuni allo scandalo: riportare fra noi la spiritualità in tempi di disordine etico pur senza tradire la corporeità dell’esistenza.L’autore infatti demolisce l’antica e interessata convinzione che Platone fosse il pensatore della contrapposizione natura-spirito. Per compiere questa azione, si serve di Parmenide, il filosofo dell’Uno, che metteva in evidenza come la realtà non fosse altro che pura illusione. Platone compie un deciso passo avanti rispetto all’assolutismo di Parmenide. Quest’ultimo teorizzava l’immobilità dell’Essere di contro al movimento delle forme che passano senza lasciare traccia, mentre Platone “accetta” il molteplice e le sue forme come passaggio di ritorno verso il mondo delle Idee, vale a dire della perfezione, del modello sempre vagheggiato ma irraggiungibile in questa vita. E la differenza non è da poco.L’autore sta dicendo che non Platone è il campione dell’indifferenza al mondo, ma semmai lo è Parmenide, sempre che si vogliano accettare definizioni approssimative e piuttosto ingenerose verso la complessità del pensiero filosofico della Grecia del quinto secolo prima di Cristo. Garlaschelli accetta la scelta della semplificazione semplicemente perché desidera sgombrare il campo da alcuni equivoci che hanno fa tto parte della recente storia della filosofia: Platone sarebbe il campione dell’astrattezza di contro alla concretezza di Aristotele, filosofo, secondo queste banalizzazioni, più concreto e attento alla realtà.L’autore considera non corretta questa semplificazione e presenta le obiezioni di quanti hanno messo in luce la limitatezza di un pensiero filosofico che tenga conto solo della materia, del visibile, del calcolabile, che in realtà non fa altro che impoverire la tensione dell’uomo verso l’inconoscibile, il mistero, l’origine.E verso l’amore. Perché è questa la chiave di volta di tutto il libro: l’amore di Platone proviene direttamente dal maestro Socrate, e non è né pura carnalità né semplice spirito, ma è povertà, è desiderio causato proprio da questa povertà. Di cosa? Di Tutto, vale a dire di ogni cosa che ci possa offrire una chiave per entrare nel grande mistero del dio nascosto. E qui ognuno vedrà – lo fa anche l’autore – quale vicinanza ci sia con alcuni elementi del pensiero cristiano.La bellezza è una tappa importante di questo percorso, perché attraverso l’attrazione di un viso nasconde la nostalgia di qualcosa di più profondo e più desiderato. Non è semplicemente una questione di eros, ma non è neanche una tendenza alla separazione e al misticismo assoluto.Qui sta la grande modernità di Platone, che gli uomini rimuovono, perché, come dice Suzanne Lilar (e fa bene Garlaschelli a citarla qui), “la nostra crisi della coppia non è che una forma della crisi del sacro”, una crisi che ci sta conducendo alla “liquidazione dell’amore” a favore di una libertà assoluta di scelta dell’offerta migliore, che cosifica ogni sentimento e lo consegna al grande mercato delle merci. L’amore deve tornare ad essere aspirazione al principio di ogni bellezza, che si cela dietro quella singola e apparentemente passeggera bellezza terrena: il che vuol dire coscienza platonica e socratica (la povertà) dei limiti umani di ognuno e ri cerca di ciò che si nasconde dietro quell’immagine, che ha inquiete somiglianze con il modello originario.