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Addio Inghilterra cristiana. Così stravince l’umanitarismo
Aumentano le persone che non si identificano più in nessun credo. I cristiani sono in costante declino mentre sono sempre più numerosi i seguaci dell'Islam, induismo e sikh. E' il "volto religioso" del Regno Unito. E' quanto emerge da una ricerca dal titolo “Living with Difference” curata dal Woolf Institute della Università di Cambridge.
Nel giro di 50 anni, il volto “religioso” del Regno Unito si è trasformato radicalmente. A mettere in rilievo la nuova fisionomia del credere britannico è una ricerca dal titolo “Living with Difference” pubblicata la settimana scorsa dal Woolf Institute della Università di Cambridge.
Dall’indagine risulta che quasi la metà della popolazione inglese non si identifica più in nessun credo. I cristiani sono in continuo calo. Trent’anni fa, i due terzi della popolazione si identificava con la religione cristiana. Oggi solo quattro su dieci, e nello stesso tempo c’è stato un passaggio dalle denominazioni tradizionali verso le chiese pentecostali. Forte è stato il contraccolpo sulla Chiesa anglicana. Coloro che si definiscono anglicani sono passati dal 40% a circa il 17% nel giro di 30 anni.
I cattolici registrano un calo minore. Sono invece aumentate le persone che affermano di seguire un credo diverso da quello cristiano. Cinquant’anni fa, il giudaismo era la più importante componente religiosa non cristiana presente nel Regno Unito. Ora gli ebrei sono scesi al quarto posto dietro l’Islam, l’Induismo e i Sikh. Anche se le percentuali non sono significative (uno su dieci), i seguaci delle tradizioni religiose diverse dalla cristiana sono di età più giovane e stanno quindi crescendo più velocemente. La Woolf Institute ritiene che questa situazione rischia di generare nella popolazione sentimenti di preoccupazione per l’immigrazione e paura per “l’altro”. Per questo motivo, l’indagine contiene una serie di “raccomandazioni”. I ricercatori ritengono sempre più urgente avviare una maggiore conoscenza (letteratura) sul fenomeno religioso per combattere, ad ogni livello della società, stereotipi e iper-semplificazione dei fenomeni religiosi. Il carattere ormai pluralista della società inglese moderna dovrebbe poi riflettersi in ogni settore del Paese, garantendo una più effettiva rappresentanza in luoghi pubblici come la “House of Lords”. Ciò che viene messo in discussione è la presenza in una delle due camere del Parlamento inglese di 26 vescovi anglicani quando i seguaci di questa Chiesa stanno diminuendo.
Sotto accusa anche il canale della Bbc che dovrebbe allargare l’offerta e includere in programmi come “Thought for the Day” (Pensiero del giorno) in onda su Radio4 speaker “non religiosi” e “umanisti”. Dito puntato anche sulle “scuole a carattere religioso” (faith schools) colpevolizzate di “selezionare” alunni e personale per “motivi religiosi” e di “indottrinare” gli studenti.
La prima a reagire è stata la Chiesa di Inghilterra che in un comunicato esprime la sua “delusione” per il non riconoscimento da parte del Rapporto del ruolo che la Chiesa svolge nell’educazione di milioni di studenti nelle sue scuole. Gli anglicani contestano anche la “visione” secondo cui la religione tradizionale è in costante declino e pertanto destinata a lasciare posto a forme di pensiero fondate su umanesimo e secolarismo. E sottolinea: “la recente vicenda dello spot sulla preghiera del Padre Nostro bandito nei cinema inglesi ha provocato una forte reazione nell’opinione pubblica inglese, segno che “la maggior parte dei cittadini è fortemente contraria alla marginalizzazione del cristianesimo”. Anche il direttore del Catholic Herald Ed West è critico. Innanzitutto mette in guardia dal tentativo di sostituire una religione tradizionale come l’anglicanesimo con una sorta di “multiculturalismo che porta con sé anche una vaga celebrazione delle fedi”. E annota: “Le società plurali sono possibili, ma ci deve essere una norma culturale prevalente”.
“Una volta che ci si è sbarazzati di una religione ufficiale – spiega -, prenderà il suo posto un’altra ideologia, in questo caso il multiculturalismo che è una strana celebrazione della differenza”. La principale sfida della società britannica è per Ed West – l’islam che in 30 anni è cresciuto numericamente moltissimo. “E’ passato dallo 0,1% della popolazione quando era giovane mio padre, al 5% di oggi e a quasi il 10% nella generazione di mio figlio. E mentre la Gran Bretagna cristiana si sta evolvendo sempre più come società secolarizzata e socialmente liberale, le norme dell’Islam si stanno facendo molto più conservatrici”. La ricerca del Woolf Institute dimostra che anche nel Regno Unito la laicità è un traguardo ancora abbastanza lontano. “La sfida – spiega nel video Edward Kessler – è capire insieme che cosa significa essere inglesi oggi e spero che questo lavoro possa aiutarci a individuare che tipo di società vogliamo costruire nel prossimo futuro”.