Cultura
La critica. L’opera sul Santo paolano
Le danze e le musiche originali così come i dialoghi sono il tentativo ben riuscito di sintetizzare vita e messaggio del Santo Taumaturgo
Molto interessanti le analogie fra le tentazioni di Cristo e quelle che il Santo ha subito. La figura di Satana, sempre perdente, che lega le scene della vita è preponderante così come la si coglie nel racconto della vita di San Francesco e anche visitandone i luoghi. La vita spirituale è un combattimento, la lotta per eccellenza, è la continua scelta tra bene e male. L’anima di Francesco di Paola interessa al demonio perchè è un’anima bella e lo tenta con il fascino del potere, della lussuria, della fama, della vanagloria, sul suo stesso impegno profetico e sul futuro dell’Ordine e del messaggio riformatore. Ma così come testimoniato nel racconto della vita Egli sapeva placare le tentazioni lussuriose immergendosi nel torrente della grazia e rifugiandosi nella preghiera contemplativa. Si coglie la scena della madre accostata all’annuncio della Misericordia di Dio che supera ogni attesa ed ogni previsione, fino a toccare concretamente la carne della sua gente, della sua famiglia, del suo nipotino. Nell’opera di Francesco Perri emerge la figura di un uomo dal carattere forte, di una vita orientata dalla penitenza non fine a se stessa come via feconda per riaffermare il primato di Dio. La dolcezza del suo carattere si coglie nel discorso ai suoi figli e fratelli prima della partenza per la Francia, quando ormai vecchio consegna loro una sorta di testamento, una rilettura (almeno in parte) della lettera del 1486 che viene meditata nell’Ufficio della memoria del santo paolano. Il suo attaccamento alla Calabria, l’amore viscerale per la sua terra, che si ritrova in tutti i migranti calabresi sparsi nel mondo, emerge nel momento dell’addio. L’eremita dichiara il suo amore cogliendo profumi e colori, suoni e sapori, di questa terra bella e amara, prima di lasciarla per sempre. Le danze e le musiche originali, così come i dialoghi, sono il tentativo ben riuscito, di sintetizzare vita e messaggio del taumaturgo, che avvia un percorso di riforma a partire dalla sua travagliata scelta di seguire il Signore dentro la Chiesa e di fronte a scandali e contro testimonianze. Non c’è rivolta contro l’autorità civile o religiosa, c’è invece profezia, come nella scena dell’incontro con Ferrante. La scelta dell’abito, tagliato alla “minima” ma dal colore assisano, richiama il forte legame con Francesco il poverello d’Assisi; esso aiuta a coglierne il percorso di sequela (a partire dal nome che porta) anche se non esplicitata, alla cui scuola il giovane calabrese volle andare, gareggiando nell’umiltà e nella povertà. Ad un certo punto l’eremita appare con le mani semicoperte da guanti; scelta che farebbe percepire il dono delle stimmate, cosa che in realtà nella vita di Francesco di Paola non è mai accaduta. È invece il tentativo di associazione, per analogia, del monaco paolano al frate Francesco di Assisi, tanto che nessuna risposta è data alle curiose domande sulle mani fasciate.