Cultura
La leggenda di Tarzan
David Yates rivisita uno dei personaggi più amati dal grande schermo.
Ci sono storie e personaggi capaci di diventare archetipi in differenti forme di racconto narrativo, che si adattano a diversi mezzi e vengono raccontati con costanza nonostante il cambiare dei tempi, delle mode, degli “eroi”. Storie che sanno comunque attrarre l’immaginario popolare, dai racconti orali dei primi uomini, passando per i libri, la radio, la televisione e il cinema. Una di queste storie e uno di questi protagonisti è senz’altro Tarzan. Nato dall’invenzione letteraria di Edgar Rice Burroughs, rappresenta l’archetipo del bambino selvaggio allevato nella giungla dalle scimmie, che ritorna in seguito alla civilizzazione solo per rifiutarla in buona parte e tornare nella natura selvaggia nelle vesti di eroe e avventuriero. È apparso per la prima volta nel romanzo Tarzan delle Scimmie (pubblicato originariamente nell’ottobre del 1912 sulla rivista The All-Story e poi in volume nel 1914) e in seguito in 23 storie e in innumerevoli opere su altri media, autorizzate o meno. La fortuna di Tarzan non risiede solo nelle storie, avventure mozzafiato in terre esotiche e aliene, ma anche nello stile adottato da Burroughs, che fa della semplicità della scrittura il cardine dei suoi romanzi, ottenendo facilmente un forte legame con il lettore e una più facile identificazione con personaggi che normalmente non fanno parte del vivere quotidiano. Da allora il personaggio di Tarzan è diventato un archetipo di successo da sfruttare in letteratura, nella radio, in televisione e naturalmente al cinema. Con adattamenti diretti dal libro, ma anche con variazioni indirette.Nel cinema l’attore che ha vestito più spesso i panni di Tarzan è stato l’aitante nuotatore Johnny Weissmuller e, prima di lui, il personaggio era stato protagonista di otto film muti tra il 1918 e il 1929. Inoltre il personaggio è protagonista di alcune serie di telefilm con oltre 60 episodi in varie stagioni dagli anni Sessanta al 2003. E naturalmente, immancabile, la versione animata targata Disney. Oggi nuovamente il grande schermo ci offre le avventure di questo “uomo della giungla”, con una pellicola che, come le precedenti, sta ottenendo un discreto successo. Si tratta di “The Legend of Tarzan” di David Yates, versione di un Tarzan ormai “civilizzato” e quanto mai reintegrato nella società dell’epoca, che all’istinto del selvaggio ha fatto spazio il classico aplomb tipicamente british.Procede, infatti, parzialmente a rovescio, “The Legend of Tarzan”, non verso la civilizzazione dell’enfant sauvage cresciuto dalle scimmie ma verso un ritorno alla natura intesa come luogo di lealtà, di lotta senza trucchi, di fecondità. L’aspetto migliore del film è rappresentato dalla profondità psicologica che ci viene data del “Signore delle scimmie”, un uomo diviso tra due mondi e che nel bene o nel male lo porterà a fare delle scelte e, nonostante le mille qualità che fisicamente lo rendono superiore a una persona normale, le sue incertezze e i suoi sentimenti lo rendono quanto mai uno di noi. Una rivisitazione riuscita, dunque, all’interno di un film che procede lineare, con qualche flashback chiarificatore, e che nel secondo tempo ha un’impennata spettacolare a livello di azione e di effetti speciali, diventando un buon blockbuster estivo.