Cultura
Gravidanze in prima serata
Su Rai2 le vicende di otto coppie italiane ''in attesa''.
Ci sono emozioni strettamente private, che acquistano un significato ancora più profondo se vissute nell’intimità senza essere sbandierate ai quattro venti. Come quelle legate all’attesa di un figlio. Nonostante questo – o forse proprio per questo – hanno largamente preso piede i programmi televisivi a metà fra il documentario e la fiction che seguono la vita delle donne che si avvicinano al parto. Anche la Rai è entrata in questo filone, con “Coppie in attesa” (Rai2, giovedì ore 21) in cui oltre alle future mamme sono coinvolti anche i futuri papà.Nelle intenzioni degli autori, il programma si propone come un mix di gioie e di preoccupazioni, gestito con una sintassi televisiva che tende comunque a sdrammatizzare anche i momenti più difficili. Lo fa puntando i riflettori sulle vicende di otto coppie italiane, seguite dagli occhi delle telecamere passo passo da quando viene effettuata la prima ecografia a quando si scopre il sesso del nascituro, da quando avviene il parto fino al compimento del primo mese di vita del neonato.Secondo l’autrice Simona Ercolani, il programma “è anche un’indagine su come sia e cosa significhi diventare genitore in un Paese con una natalità molto bassa”, da cui emerge “una nuova figura di padre, distante dagli stereotipi, consapevole del ruolo che lo attende e con grande voglia di partecipare all’evento”. Secondo il direttore di Rai2 Angelo Teodoli, invece, questa nuova proposta “incrementa l’offerta della rete, che continua a sperimentare programmi innovativi e nuovi linguaggi televisivi rivolgendosi al target delle giovani famiglie, per realizzare una tv generalista moderna”. Secondo Eleonora Andreatta, che dirige Rai Fiction, la trasmissione ha uno specifico valore sociale, perché con essa “la tv di servizio pubblico continua l’esplorazione delle famiglie italiane in un momento così magico e delicato come quello dell’arrivo di un figlio, rivolgendosi a tutto il pubblico e in particolare alle fasce più giova ni”.In realtà la logica prevalente è quella del mercato e “Coppie in attesa” sembra essere la risposta della Rai a programmi come “Sedici anni e incinta” (Mtv) o simili, anche se la mano della Ercolani – già autrice di trasmissioni come “Storie” o “Sconosciuti” – propone una sceneggiatura più raffinata. La casa di produzione si chiama Stand by me e questo stesso nome è un programma: stammi vicino, quasi fosse chiesto agli occhi indiscreti delle telecamere – e quindi anche agli occhi degli spettatori – di stare appiccicati ai protagonisti delle vicende. Compresi i nascituri che, a loro insaputa, diventano comunque protagonisti dello show di fronte a milioni di spettatori.Come tutti i genitori (e non solo) sanno, la nascita di un figlio cambia profondamente le dimensioni della vita di coppia, aggiungendo una profondità e un senso prima sconosciuti. E questo è uno dei motivi di interesse da parte del pubblico, portato a rivivere – o a prefigurarsi – di riflesso le emozioni della genitorialità. Ma l’impressione di fronte a questo programma, che spesso propone sequenze da fiction, è che l’intrusione delle telecamere nella vita delle coppie in attesa, per quanto autorizzata e, anzi, richiesta risponda alla diffusa volontà delle persone comuni di essere per un po’ al centro dell’attenzione, più che a eventuali, improbabili finalità sociali del mezzo televisivo.