Cultura
L’audience a qualunque costo
Torna ''Quarto grado'' e l’asticella della qualità si abbassa sempre di più.
Fra novità furbette e conferme sostanziali di formato, è tornato uno dei tanti salotti televisivi che trasformano la cronaca nera in materia pregiata per ogni tipo di speculazione (poco) giornalistica e (molto) spettacolare: “Quarto Grado” (Rete 4, venerdì ore 21.15), guidato da Gianluigi Nuzzi e Alessandra Viero. In occasione del debutto stagionale, il programma prodotto da Videonews (che in teoria sarebbe pur sempre una sorta di grande redazione giornalistica) ha voluto proporre al pubblico alcune innovazioni, che confermano la sua progressiva – e forse definitiva – deriva verso l’info-show.La struttura somiglia sempre meno a quella di un magazine e sempre più a quella di un programma contenitore fondato su artifici narrativi efficaci e sulla continua ricerca di empatia con lo spettatore, sollecitato a interagire in maniera diretta con i protagonisti attraverso spazi ad hoc. È ciò che avviene, per esempio, attraverso il “centralone” che raccoglie le telefonate del pubblico e consente di parlare in diretta con gli esperti (o sedicenti tali) ospiti fissi del programma. Una trovata che in fondo di nuovo ha ben poco, dato che Enzo Tortora all’interno del suo “Portobello” ha usato per anni questa modalità…Il tentativo di ridurre ulteriormente la distanza fra la trasmissione e il proprio pubblico può avere un senso e una connotazione positiva quando si tratta di proposte culturali o anche di intrattenimento puro, che trasmettono nozioni in grado di arricchire il bagaglio cognitivo dello spettatore oppure spazi di divertimento e svago che, alternati al resto, di tanto in tanto non guastano.In questo caso, però, il tentativo nemmeno troppo mascherato è quello di sfruculiare il piano delle emozioni per far passare contenuti che dovrebbero essere giornalistici ma che spesso non lo sono affatto. L’informazione dovrebbe parlare alla ragione, non alla passione. Quest’ultima è sollecitata direttamente anche dalla campagna di sensibilizzazi one #baciachiami lanciata dai conduttori nella prima puntata per “promuovere il messaggio dell’amore come risposta alla violenza e alla paura”, sentimenti che spesso causano i delitti da prima pagina di cui “Quarto Grado” si occupa da molto vicino.Nella puntata del debutto, Nuzzi e la Viero hanno scattato un “selfie” scambiandosi un bacio e invitando il pubblico a replicare il gesto, baciando qualcuno a cui si vuole bene e documentando il bacio con un autoscatto da inviare all’hashtag indicato.Il fine non giustifica i mezzi e, al di là delle eventuali buone intenzioni, il rischio del protagonismo è alto, tanto quanto quello della strumentalizzazione a sostegno di altre campagne su temi oggi molto dibattuti.Non è una novità ma rappresenta l’accentuazione quasi esasperata della tendenza a intrufolarsi in tutti i modi nelle indagini giudiziarie l’esaltazione del piglio investigativo degli inviati. Ne è un esempio l’impresa (se così si può definire) di un collaboratore di Nuzzi che si è calato in un canale con tanto di scafandro e telecamerina subacquea in cerca di tracce del piccolo Loris Stival. Qualunque sia l’esito della ricerca – fosse pure il ritorno a mani vuote – non c’è dubbio che una trovata di questo genere sia spettacolare (e quindi accattivante per il pubblico) di per sé.La retorica della narrazione popolare si fonda proprio su emozioni di facile consumo, situazioni di suspense, senso del mistero, discussioni salottiere che parlano di fatti di sangue come se raccontassero le azioni salienti di una partita di calcio appassionante. Il tutto condito da abbondanti dosi di rappresentazione similteatrale e contrapposizioni fra colpevolisti e innocentisti create ad arte per mantenere alte la tensione narrativa e l’attenzione del pubblico a qualunque costo e con qualunque mezzo. Fosse pure il sacrificio della verità in nome della spettacolarizzazione.