La comunicazione, missione autentica della Chiesa

Il giornalista Rai Vincenzo Varagona nel suo nuovo libro “Comunicare Dio”  ripercorre il magistero della comunicazione dalla Creazione a Papa Francesco.

La comunicazione per la Chiesa è stata da sempre fondamentale per la propria missione”. Ad affermarlo Vincenzo Varagona, giornalista Rai e autore del volume “ Comunicare Dio. Dalla Creazione a Papa Francesco”,  edito da Ecra (Edizioni del Credito Cooperativo). Un libro che attraverso un linguaggio semplice e scorrevole affronta il tema della Comunicazione della Chiesa e nella Chiesa fino ai giorni nostri. L’autore ne ripercorre il magistero. Ne offre una visione ampia anche grazie al contributo offerto da una serie di interviste realizzate a figure di spicco del mondo della Comunicazione cattolica. Da padre Federico Lombardi , direttore della Sala Stampa della Santa Sede a monsignor Claudio Celli fino a Marco Tarquinio, direttore di Avvenire.

L’idea del libro racconta il giornalista Varagaona “è nata lo scorso anno in occasione del decennale del documento “Comunicazione e Missione”. Ascoltare alcune grandi firme della comunicazione ecclesiale è stato illuminante. Così ho pensato di coinvolgere più di una persona in questa riflessione”. A impreziosire il lavoro di Varagona anche la prefazione del Cardinale Edoardo Menichelli e la presentazione di Giuseppe Rivetti. Ma cosa significa oggi Comunicare Dio? “Teorizzare- spiega il giornalista Varagona-  che il primo grande atto di comunicazione di amore di Dio verso l’uomo sia stata la Creazione sembrerebbe una banalità. Non ho, tuttavia, trovato in molti testi questo concetto. E allora comunicare Dio significa riuscire a raccontare il suo immenso amore, declinabile naturalmente in tantissimi modi. Il libro cita la comunicazione diretta e quella indiretta, ricorda la passione di Gesù per le parabole, un modo sopraffino per raccontare le nuove regole introdotte dalla ‘buona notizia’, il Vangelo”.

Un rapporto quello tra Chiesa e comunicazione che ha visto nel corso dei secoli l’utilizzo di linguaggi diversi, che  però sono riusciti sempre a preservarne il Messaggio e la sua autenticità. “In realtà- spiega l’autore-  le dinamiche non sono cambiate molto. Basti pensare che San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, si poneva il problema dei vescovi di oggi: la gente non sta più a sentire le omelie in chiesa. E allora, al posto dei tweet di oggi, il vescovo che diede il nome ai salesiani introdusse i ‘pizzini” del tempo: biglietti scritti a mano, con brevi, intense frasi, da affiggere alle porte delle case. Un metodo, allora, rivoluzionario”.

Ma se è vero che la comunicazione attualmente non possa prescindere dal mondo dei social, per la Chiesa è ancora la Parola quella che conta, non lo strumento usato. “Oggi – dice l’autore- è facile pensare che più potente è il mezzo, più incisivo è il messaggio. Papa Francesco, invece sta testimoniando il contrario: comunica senza usare i mezzi ai quali siamo affezionati. Pensate al messaggio indelebile che ha lanciato quando ha deciso di abitare a Santa Marta, di utilizzare un’utilitaria per gli spostamenti, di annientare con il solo sguardo quanti meritavano di essere annientati. Il segreto di Francesco, che non nasce comunicatore, è evitare di razzolare male. Con il suo esempio sta dimostrando al mondo intero cosa significa  congruenza fra parole e comportamenti. Una cosa difficilissima”.