Cultura
Le biblioteche scrigni di sapere, luoghi di pace e di conservazione della memoria storica
Svoltatasi nella Bav una conferenza sulla necessità di preservare e trasmettere le conoscenze
“Conservata et Perlecta Aliis Tradere. Biblioteche in Dialogo – Libraries in Dialogue” è il titolo del convegno internazionale che si è tenuto presso la Biblioteca Vaticana e la Pontificia Accademia delle Scienze dal 14 al 16 novembre, a cui hanno partecipato i responsabili delle principali biblioteche nazionali che collaborano con la Santa Sede. Lo scopo dell’evento era quello di avviare un confronto tra la biblioteca papale e le omologhe operanti in altre realtà. È stata un’occasione importante per ragionare sulla storia della Biblioteca Vaticana sin dalla sua fondazione quando, nel XV secolo, papa Niccolò V ebbe l’idea di realizzare una raccolta di codici e di libri. Fu poi Sisto IV, con la bolla Ad decorem militantis Ecclesiae del giugno 1475, a sancire la nascita di quest’organismo la cui mission consisteva nella raccolta, preservazione, cura e tutela dei manoscritti e dei fondi della Chiesa. In seguito Sisto V incaricò l’architetto Domenico Fontana di edificare il Salone Sistino, all’interno del quale i testi vennero sistemati organicamente, almeno fino al pontificato di Leone XIII. Nell’ottocento, dopo la designazione di Roma capitale, si ricavò dentro la Sala dell’armeria, sotto il Salone Sistino, un ambiente per la consultazione degli stampati che contavano circa duecentomila volumi. Nel novecento, tra le tante novità, ci furono l’apertura della Sala manoscritti con relativo deposito degli stessi, prima contenuti nel Salone Sistino, l’acquisizione dei fondi della famiglia Barberini, della Congregazione di Propaganda Fide, del fondo Rossiniano e, col tempo, di altro materiale in aggiunta ai già preesistenti libri a stampa antichi e moderni, agli incunaboli, a svariate monete e ad oggetti d’arte preziosi. Nel 1975 Paolo VI sostenne che quest’immenso capitale culturale doveva essere messo a disposizione “degli studiosi, nelle diverse fasi della consultazione, della lettura, del riscontro e della sintesi conclusiva”. Montini voleva garantire quell’apertura che solo le biblioteche potevano assicurare, a coloro i quali ricercavano e generavano conoscenza. Questa biblioteca-museo vanta un vastissimo patrimonio che copre diverse branche del sapere, dalla letteratura alla storia, dall’arte alla liturgia, dalla patristica alla medicina e alla matematica, una ricchezza da trasmettere alle future generazioni nella consapevolezza che ripensare, ripercorre, conoscere e purificare la storia è la base per una sana cittadinanza. Benedetto XVI disse che la biblioteca vaticana “non è un luogo solo per teologi o filosofi, ma è il luogo dove dobbiamo raccogliere il sapere… Non è una biblioteca soltanto religiosa, ma è la biblioteca dell’umano, ovvero di tutto ciò che l’umanità cerca, esprime e utilizza”. L’incontro ha inteso sottolineare anche il valore interdisciplinare di un luogo del genere, nel quale si incontrano e dialogano appartenenze diverse interessate a confrontarsi con la memoria del passato e del presente, a prescindere dal credo professato. Gli argomenti di discussione dell’evento hanno riguardato vari temi: la natura delle collezioni librarie, la gestione degli spazi di conservazione, le strategie di incremento per futuri acquisti (fundraising), i sistemi adatti per migliorare la consultazione e il reperimento dei testi, l’impiego delle moderne tecnologie informatiche e di intelligenza artificiale per la gestione degli archivi digitali e la messa in campo di politiche, finalizzate al potenziamento delle ricerche bibliotecarie. Mons. V. Angelo Zani, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa nonché organizzatore dell’evento, ha ricordato nel suo intervento l’importanza di “aprirsi” e di rendere disponibile la cultura contenuta negli sterminati spazi della Santa Sede, ricercando le strategie giuste per condividere i saperi e collaborando con le omologhe istituzioni che si occupano di preservare i patrimoni. Questo è urgente in un’epoca di mutamenti che richiedono sfide inedite che investono anche le biblioteche, come ha spesso ripetuto il Santo Padre. Le 25 delegazioni delle biblioteche giunte a Roma hanno interloquito con la Santa Sede, scambiando esperienze e condividendo iniziative rilevanti. Tra le attività, che hanno trovato spazio nel corso dell’evento, ci sono state alcune proiezioni video sulla storia della Bav, la costituzione di gruppi di lavoro per discutere dei temi principali all’ordine del giorno, e un concerto per la pace tenuto dal pianista e compositore libanese Omar Harfoukm. “Le biblioteche, essendo istituzioni libere aperte a tutti, hanno questa dimensione democratica che non può non essere a favore della pace” ha sostenuto Stefano Campagnolo, direttore della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma.Il Santo Pontefice, l’ultimo giorno, si è rivolto ai partecipanti con queste parole: “Il rischio peggiore è che la guerra mondiale a pezzi che stiamo vivendo rallenti i progressi dei quali voi stessi siete testimoni; il rischio che armi costosissime rubino alla cultura i mezzi necessari per diffondersi; … La guerra distrugge tutto. Non temete la complessità del mondo nel quale siamo chiamati a lavorare! Quanto avete condiviso possa aiutare a far crescere, nelle vostre Biblioteche, i saggi “scribi” lodati dal Signore Gesù, che sanno trarre dal proprio tesoro cose nuove e cose antiche, per il bene di tutti”. Il papa ha incoraggiato i rappresentanti delle biblioteche a lavorare per la promozione della cultura, allo scopo di abbattere il colonialismo ideologico, di evitare lo scontro tra civiltà e la cancellazione della memoria. Ha rievocando perfino il mandato di Achille Ratti (Pio XI), “il papa bibliotecario”, che guidò prima la Biblioteca Apostolica Ambrosiana di Milano e poi quella Vaticana, in un duro momento storico contrassegnato dalle due guerre mondiali. Senza perdersi d’animo e forte della sua fede in Dio, diede accoglienza agli studiosi e ai perseguitati dai regimi totalitari. Il suo esempio deve fungere da fonte di ispirazione per chi si occupa di istruzione e formazione, perché senza paura si possono affrontare gli orrori più impensabili.