Cultura
Trent’anni fa moriva il cardinale Giuseppe Siri
Nel 1956 venne avviato con l’ambasciatore sovietico Bogomolov un dialogo riservato al fine di migliorare i rapporti fra Unione Sovietica e Chiesa cattolica
Il 2 maggio di 30 anni fa moriva a Genova il Cardinale Giuseppe Siri. Nato nel capoluogo ligure il 20 maggio 1906, a nove anni, manifestò la volontà di farsi prete. Le sue pagelle parlano di Siri come «attivo, disciplinato, studioso, volenteroso, ma superbietto». Nel 1926 il cardinale Minoretti, all’epoca arcivescovo di Genova, lo mandò a studiare a Roma, alla Gregoriana. Il 22 settembre 1928 venne ordinato presbitero nella cattedrale di San Lorenzo. L’anno successivo si laureò summa cum laude in teologia. Il 30 giugno dello stesso anno, a causa di una grave caduta entrò in stato di coma per commozione cerebrale. Restò privo di sensi per trenta ore, per poi risvegliarsi senza aver riportato alcuna conseguenza. Don Giuseppe tornò a Genova e iniziò a insegnare teologia dogmatica nell’ottobre 1929, incarico che mantenne fino al 1946. Nello stesso anno fondò Auxilium, per assistere i senzatetto e distribuire pasti caldi. Nel 1936 il cardinale Minoretti lo nominò esaminatore prosinodale, rettore del Collegio Teologico San Tommaso d’Aquino e cappellano del santuario di Nostra Signora delle Grazie al Molo. Inoltre collaborò come conferenziere e relatore ai seminari di studio delle Settimane di Camaldoli. Il 1938 con la morte del cardinale Minoretti, Pio XI nominò Pietro Boetto nuovo arcivescovo di Genova. In quel periodo Siri diede inizio al Focolare, un progetto per seguire i ragazzi anche al di fuori della scuola.. Come i cardinali Minoretti e Boetto, anche Siri espresse posizioni molto critiche nei confronti del fascismo. Nel 1943, a Genova, fondò l’Opera dei Cappellani del Lavoro, per portare assistenza pastorale all’interno delle fabbriche. L’11 marzo 1944, Pio XII lo elesse vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Genova. Come motto episcopale scelse le parole Non nobis Domine. L’annuncio della sua promozione fu accolto con generale gradimento; le uniche riserve vennero espresse dai rappresentanti del governo fascista di Salò. Durante la seconda guerra mondiale Siri si prodigò per aiutare gli sfollati, rischiando spesso la vita. Nei primi giorni di aprile del 1945 i tedeschi in ritirata predisposero un piano per far saltare in aria il porto di Genova, che fu minato con 360 bombe;. Siri si recò allora a Nervi, dove aveva sede il comando tedesco, con una lettera del cardinale Boetto nella quale il porporato pregava gli ufficiali tedeschi di abbandonare i loro progetti. La mattina del 25 aprile dopo vari scontri il generale Meinhold, comandante dell’area di Genova, chiese di arrendersi nelle mani del cardinale Boetto. Alla morte del Cardinale Boetto, il 31 gennaio 1946 Pio XII lo scelse quale Arcivescovo di Genova. La notizia della sua elevazione venne accolta positivamente a Genova,, in particolare dagli antifascisti, che elogiarono l’attività che aveva svolto per la salvezza del porto e ricordarono che grazie a lui, l’opera Auxilium aveva potuto salvare «migliaia di persone». Dal 23 giugno 1946 fu promotore delle Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani. Nel 1947 iniziò la prima visita pastorale alla diocesi. In occasione delle elezioni politiche del 1948 Siri affrontò con Pio XII il tema della scomunica ai comunisti. Ritenne la scomunica come inopportuna, in quanto convinto che molte persone, specialmente fra i lavoratori, non sapessero neanche cosa fosse il comunismo e avessero aderito alla sua ideologia per la promessa di migliorie sociali e salariali. La puntualizzazione di Siri portò il Sant’Uffizio a precisare che la scomunica riguardava solo chi aderiva consapevolmente alle dottrine comuniste. Nel 1951 venne eletto presidente del comitato permanente delle Settimane Sociali d’Italia. Il 12 gennaio 1953 venne creato Cardinale con il titolo presbiterale di Santa Maria della Vittoria. Il suo carattere deciso e la tenace difesa delle proprie convinzioni divisero spesso l’opinione pubblica, suscitando grandi consensi e forti opposizioni. Nel 1956 venne avviato con l’ambasciatore sovietico Bogomolov un dialogo riservato al fine di migliorare i rapporti fra Unione Sovietica e Chiesa cattolica. Siri, però, si mostrò prudente, chiedendo che i sovietici dimostrassero la propria buona volontà liberando i cardinali Wyszyski, Mindszenty e l’arcivescovo Beran, detenuti dai regimi comunisti.
I contatti gettarono le basi per una futura distensione dei rapporti fra Santa Sede e Unione Sovietica. Nel 1958 il papa gli chiese di venire a Roma per diventare suo stretto collaboratore, ma quando l’arcivescovo si convinse ad accettare sopraggiunse la morte di papa Pacelli, avvenuta il 9 ottobre. Nel 1958 prese parte al Conclave che elesse Giovanni XXIII. Il 12 ottobre 1959 il pontefice lo nominò presidente della Conferenza Episcopale Italiana, carica che mantenne fino al 31 agosto 1965. Siri, durante le quattro sessioni del Concilio Vaticano II intervenne attivamente undici volte. Dopo la sua chiusura, il giudizio complessivo di Siri sull’assise ecumenica fu positivo: tornato a Genova disse che i documenti conciliari andavano letti in ginocchio e che il Concilio aveva rinfrescato l’idea di una Chiesa davvero universale. Successivamente il Cardinale Siri prese parte al Conclave che nel giugno 1963 elesse Paolo VI. Sia in quello del 1958 sia in quello del 1963 circolò il suo nome come candidato al pontificato. Nel 1966, diede vita alla rivista teologica Renovatio. La rivista, che si segnalò subito per gli editoriali, divenne ben presto punto di riferimento per i cattolici di orientamento tradizionale. Dalle posizioni di Renovatio, successivamente, si sviluppò il concetto di ermeneutica della continuità. A Genova Siri istruì il clero sulla costituzione Sacrosanctum Concilium, cercando di impedire i disordini liturgici. I preti, nonostante la CEI avesse facoltativamente permesso l’uso del clergyman, per disposizione arcivescovile dovevano continuare a indossare l’abito talare. Allo stesso modo, prescrisse che i sacerdoti curassero la sacralità delle celebrazioni, evitando «abusi e inopportune sperimentazioni». Benché avesse una visione tradizionale della Chiesa, prese le distanze dalle posizioni tradizionaliste estreme. Nel 1965 a Genova venne inaugurato il nuovo seminario maggiore. Siri partecipò ai vari sinodi dei vescovi tenutesi nel 1967, 1971 e 1973. Ammirava Lefebvre per i suoi interventi durante il Concilio. Tuttavia ne disapprovò la condotta oltranzista, che portò il vescovo francese a disobbedire pubblicamente al papa. Il 6 agosto 1978 moriva Paolo VI. Al quarto scrutinio del conclave, il 26 agosto, nonostante il suo nome circolasse come possibile nuovo pontefice, venne eletto Albino Luciani e assunse il nome di Giovanni Paolo I. La sua morte improvvisa costrinse il collegio cardinalizio alla convocazione di un nuovo conclave. Nell’ottobre 1978, forse ad un passo dall’elezione, gli venne preferito il cardinale polacco Karol Wojtyła. Siri invitò a Genova papa Giovanni Paolo II il 21 e 22 settembre 1985. Il 23 maggio 1987 il cardinale Gantin gli comunicò che il Papa aveva accettato le sue dimissioni dall’arcidiocesi di Genova-Bobbio. Dopo l’insediamento di Giovanni Canestri suo successore si trasferì ad Albaro, quartiere residenziale del levante genovese. Giuseppe Siri morì nella villa di Albaro il 2 maggio 1989. La camera ardente venne visitata da oltre centomila persone. Dopo i funerali la salma venne sepolta all’interno della cattedrale. La sua città natale gli ha dedicato la Galleria Cardinale Giuseppe Siri, ingresso principale del teatro Carlo Felice.