Cultura
Innovare conservando
La spiritualità cristiana e laica di Antonio Fogazzaro anticipa la rivoluzione cattolica del Concilio Vaticano II
La scrittore vicentino Antonio Fogazzaro, attivo sul panorama letterario, politico e sociale italiano negli anni fra il 1880 e il 1910, proviene dall’alta borghesia intellettuale e terriera contraddistinta da una forte spiritualità e da un acceso sentimento patriottico. Prima di intraprendere la carriera di letterato, studia legge a Padova, quindi si trasferisce a Torino dove attende la liberazione del Veneto durante la seconda guerra d’indipendenza. Negli anni del suo soggiorno torinese viene attratto dallo studio di opere di stampo positivistico che lo allontanano un po’ dalla fede cattolica, diffidando della Chiesa romana. Si interessa alla vita culturale, sociale e politica di Vicenza, la sua città natale. La cultura veneta del secondo Ottocento vede in Giacomo Zanella uno dei punti di riferimento principali. Cattolico-liberale, Zanella incide profondamente sulla vita culturale del Veneto entrato nel Regno d’Italia nel 1866, nonostante la sua debolezza nel far sentire la sua centralità nel resto della penisola ed impegnato a recuperare il suo antico ruolo egemonico sul Mediterraneo. Giacomo Zanella, maestro di Fogazzaro, è incline ai temi sociali più scottanti del secolo quali il lavoro operaio, la povertà, la funzione della scienza; svolge anche il ruolo di consigliere di politici, industriali, filantropi impegnati a far fronte alla questione sociale connessa all’industrializzazione, oltre a voler bloccare ogni tentativo di rimonta del partito socialista. Molte opere di Fogazzaro mettono in luce queste tematiche sociali con chiari intenti moralizzatori, ridimensionando il pensiero materialistico e creando una commistione tra scienza e fede cristiana.
Fogazzaro viene nominato presidente dell’Accademia Olimpica e nel 1871 viene anche eletto assessore. Entra a far parte della Congregazione di carità del Mutuo Soccorso e del consiglio scolastico provinciale di Vicenza, mostrando un’indubbia propensione per le attività sociali e filantropiche. La ripresa degli studi filosofici e teologici lo riavvicina al Cattolicesimo e alla vera fede. La lettura de “La filosofia del credo” di A. A. Gratry gli fa capire che il grande male dell’umanità è il cieco, freddo e bieco egoismo che impedisce agli uomini di amarsi, spingendoli a vivere in preda alla loro solitudine e al loro dolore. La soluzione migliore è riscoprire il valore della fratellanza evangelica che può portare nel mondo la vera gioia. Fogazzaro si avvicina sempre di più al Cristianesimo e alle gerarchie ecclesiastiche in seguito all’emanazione dell’enciclica “Rerum novarum” di Leone XIII nel 1891. Considerato il più grande documento della dottrina sociale cattolica nonché il testo cardine della vita politica del primo Novecento, quest’enciclica è un’aperta difesa e tutela del Cattolicesimo contro il socialismo e attesta che il conflitto di classe è legato ai nuovi metodi industriali, alla relazione tra padroni e operai, alla ricchezza accumulata in poche mani. Attacca i socialisti ritenuti colpevoli di accrescere l’odio nel cuore dei poveri contro i ricchi, sostiene il bisogno di garantire la concordia tra le classi e l’osservanza dei reciproci doveri come antidoto alle disuguaglianze sociali. Sulla scia di quest’enciclica papale, Fogazzaro sottolinea l’inevitabile inconciliabilità tra Cattolicesimo e socialismo, perché mentre il sentimento del cristiano si radica nell’amore offerto con devozione agli altri uomini senza alcuna distinzione, essendo un bene d’ordine morale, il sentimento del socialista si radica in un desiderio di giustizia e mette all’apice di tutto un bene supremo d’ordine materiale senza alcun riferimento ad amore supremo, negando quindi l’esistenza di Dio. L’ascesa al pontificato di Pio X nel 1903, non accolto favorevolmente dallo scrittore, si accompagna allo sviluppo del movimento modernista, diffusosi in Francia e in Italia a partire dalla fine dell’Ottocento allo scopo di riformare la Chiesa dall’interno, partendo da un confronto tra la religione cattolica e le teorie scientifiche e culturali moderne, inducendo un rinnovamento evangelico delle strutture della Chiesa. Fogazzaro si avvicina all’ideologia modernista, convinto della necessità di un coinvolgimento attivo degli ecclesiastici nella vita politica del paese, nonché dell’urgenza della fondazione di un partito democratico e cristiano in grado di rispondere alle esigenze delle masse popolari, realizzando così una politica di equità. Tuttavia Pio X emana l’enciclica “Pascendi domini” con cui condanna aspramente il modernismo, giudicandolo un ricettacolo di eresie e procedendo alla scomunica dei laici che vi hanno aderito. Fogazzaro non viene colpito da tale decisione pontificia, non essendo ufficialmente parte dei modernisti. Continua allora la sua attività, intensificando i suoi dibattiti scientifici e religiosi.
Per comprendere fino in fondo il punto di vista religioso di Fogazzaro è bene volgere lo sguardo alla sua poetica. È contrario al Realismo, in quanto conseguenza del Positivismo e del socialismo, e sostiene che il compito principale del “poeta spiritualista” è quello di diffondere le idee spiritualiste, “sostituendo nei cuori ardenti e generosi la concezione socialista, incompleta e falsa, con una concezione che colleghi la felicità dell’uomo alla Verità assoluta, alla Bellezza assoluta, al Bene assoluto”. Attacca anche la corrente decadentista, tirando le difese di una poesia che non deve sfociare in altri settori come la musica o la pittura. Riprende altresì gli ideali romantici dando il giusto peso alla tematica amorosa e al rapporto tra l’uomo e la natura, seguendo l’esempio dei classici in grado di dare il senso della misura e dei limiti dell’arte. Il poeta spiritualista deve rivolgersi ad un pubblico più vasto, usando una lingua media ma molto ben curata. Lo scrittore si oppone anche al Verismo che rappresenta il “vero” senza però alcuna implicazione ideologica. Così facendo, Fogazzaro privilegia l’analisi psicologica dei suoi personaggi, appartenenti tutti ai ceti più elevati e agli ambienti aristocratici, portatori non di sentimenti volgari ma di profondi ideali e di passioni forti e intense. Sono l’opposto dei miseri personaggi dei sobborghi ritratti nelle opere degli autori naturalisti. Fogazzaro esamina le più intime contraddizioni presenti nella psicologia dei suoi personaggi aristocratici, che oscilla tra la logica rassicurante del passato e l’inquietitudine presente, sfruttando le immense potenzialità del romanzo contemporaneo, il genere più adatto all’espressione del sentimento poetico del tempo. Comprendiamo quest’approccio all’interiorità dei personaggi nei suoi celebri romanzi fra cui “Malombra”, che descrive un ambiente circondato da un alone di mistero nel quale la protagonista, Marina Malombra, incarna i motivi del decadentismo francese, “Daniele Cortis”, romanzo basato sul dramma di un amore infelice e sulla rinuncia conseguente al senso del dovere e della morale cristiana, “Piccolo mondo antico”, che mescola la ricostruzione storica, l’analisi psicologica e la riflessione religiosa sullo sfondo provinciale della Valsolda pre-risorgimentale, “Piccolo mondo moderno”, dove torna l’immagine della pericolosa donna seduttrice con tutte le contraddizioni tra spirito e sensi e la rinuncia alla passione e alla salvezza, e “Il Santo”. È in quest’ultimo romanzo, che conclude degnamente la trilogia iniziata con i due “Piccoli mondi”, che si estrinseca in maniera diretta tutto il sentimento religioso di Fogazzaro, portatore di un rinnovamento della Chiesa da compiersi con l’aiuto dei laici, nel pieno rispetto della tradizione. Rifacendosi al cattolicesimo liberale manzoniano, Fogazzaro è convinto che nessuna riforma è realizzabile senza la cooperazione del sentimento religioso, cioè della Chiesa cattolica. Lo scrittore affronta il tema del rapporto tra Chiesa e Stato e, sostenendo la tesi di Cavour, è più che convinto dell’ideale di una libera Chiesa in un libero Stato. Ne “Il Santo”, che risente dell’influenza dell’opera “Le cinque piaghe della Santa Chiesa” di Antonio Rosmini che Fogazzaro conosce bene e dov’è esposta l’urgenza di una riforma della Chiesa, il protagonista Piero Maironi abbandona il mondo e l’amore per Jeanne seguendo una visione soprannaturale che lo porta a convertirsi, assumendo il nome di Benedetto. Dopo tre anni di penitenza nel monastero di Subiaco, dà inizio ad un apostolato di rinnovamento religioso che lo conduce nelle vicinanze di Jenne, dove svolge attività caritatevoli nei confronti dei diseredati, guadagnandosi così la fama di santità. La sua missione, nonostante l’avversione delle autorità religiose e civili che temono il dilagare del fanatismo religioso tra la popolazione, culmina con l’incontro del Papa al quale espone le piaghe della Chiesa, illustrando la strada da seguire per salvarla. Per prima cosa riferisce al pontefice la necessità che la Chiesa superi la scissione tra verità religiosa e verità della scienza, il bisogno di superare la concezione ipocrita, secondo cui per essere ipocriti cristiani sia sufficiente la partecipazione esteriore alle pratiche di culto, la lotta contro lo spirito negligente del clero, interessato al potere e consacrato all’avarizia più sfrenata, l’obbligo di educare i prelati ad una vita più rispondente alla povertà iniziale della Chiesa, bandendo dalle loro menti il rispetto per la ricchezza smisurata e, infine, smovendo l’immobilismo della Chiesa ortodossa che avversa il cattolicesimo progressista. Benedetto chiede che i sacerdoti vivano poveri e casti ma che agiscano direttamente tra i fedeli, che il papa esca dal Vaticano e si rapporti alle folle e lasci partecipare la gente all’elezione dei vescovi, al fine di scegliere uomini realmente amati e riveriti, capaci di mescolarsi alla gente e di farla crescere moralmente. Benedetto intende il Cristianesimo come impegno e afferma che la religione è azione, vita e verità. Dopo aver svolto la sua missione muore, circondato dai suoi discepoli e dai suoi amici. Questo romanzo rappresenta il manifesto del modernismo europeo e, più di ogni altro, è stato in grado di interpretare le aspirazioni di rinnovamento religioso del movimento riformatore così avversato da Pio X. Il testo è condannato dalla Chiesa che lo scrive nell’Indice dei libri proibiti, a causa del grande contributo fogazzariano ad una spiritualità cristiana e laicale che tenta di addolcire l’ortodossia cattolica, pur non rigettando la tradizione. La riforma portata avanti dallo scrittore, che anticipa le novità del Concilio Vaticano II, è possibile solo se procede dall’interno della Chiesa attraverso la mobilitazione di tutti gli spiriti illuminati; deve riguardare l’insegnamento religioso, il culto, la disciplina del clero, la gestione della chiesa. La riforma si fonda sulla commistione di due elementi: il Cristianesimo primitivo, che porta con sé gli ideali di povertà, la preghiera, la democrazia interna alla comunità di credenti, e l’adeguamento alle conquiste moderne della scienza. I rapporti tra fede e modernismo scientifico toccano temi come l’evoluzionismo di matrice darwiniana, tradizionalmente in polemica con l’idea del dogma della creazione. Prendendo le distanze sia dai materialisti che negano l’esistenza del dogma della fede e quindi di Dio uno e trino, sia dai cattolici che, scettici nei confronti delle scoperte scientifiche, negano il valore della scoperta scientifica agli scienziati, Fogazzaro sostiene che la scoperta scientifica dell’evoluzione naturale non è del tutto inconciliabile con il dogma cristiano e con il racconto biblico della creazione. Afferma quindi l’idea dello sviluppo naturale degli organismi viventi, ma alla base di tale sviluppo vi è un’origine comune, un creatore che innesca la naturale progressione della specie umana.