Cultura
Il mausoleo romano di Tortora
Al centro del tumulo doveva svettare la sommità del pilastro con la statua del defunto
Se la documentazione relativa all’insediamento urbano di Blanda romana è cospicua, altrettanto non si può dire rispetto alla documentazione delle precedenti fasi enotria e lucana, soprattutto per quanto concerne la documentazione funeraria. Nel territorio di Blanda, infatti, non è stata mai individuata alcuna tomba di epoca romana e le uniche attestazioni sono riferibili al Mausoleo di località Pergolo ed alla lastra di sarcofago di marmo, per anni conservata nella chiesa madre di Tortora, purtroppo avulsa dal suo contesto di provenienza.Le prime ed uniche menzioni dei resti di un edificio in contrada Pergolo si devono all’opera di Amedeo Fulco, attento studioso della storia di Tortora. Egli lo interpretò come fortilizio e/o torre di guardia e lo stimò risalire all’epoca greca con restauri fatti in età romana. Ma anche dopo le segnalazioni del Fulco, i ruderi non sono stati mai oggetto di un esame analitico fino al 1990, quando Gioacchino Francesco La Torre, in compagnia di Fedele Candia, effettuò il primo sopralluogo, che vedeva il monumento ricoperto da una folta vegetazione e parzialmente interrato. Le operazioni di scavo si svolsero tra il Maggio ed il Giugno del 1999 anche se l’area in cui ricade il mausoleo venne vincolata nel 1992.I resti di questo imponente monumento romano, variamente interpretato dagli storici locali, si conservano lungo il tracciato della S.S. 18, subito a Sud del ponte sul fiume Noce, su un piccolo rialzo a q. 20 m. s.l.m. Si tratta di un edificio funerario del tipo a tumulo, a pianta centrale, di una tipologia ben documentata in ambito centro italico (Campania e Lazio) tra I sec. a.C. e I sec. d.C.Lo scavo, condotto nella primavera del 1999 con il contributo finanziario dell’amministrazione provinciale di Cosenza, ha permesso di riconoscervi un mausoleo funerario certamente pertinente al primo periodo della colonia di Blanda Julia l’antica città enotria, lucana e romana situata sul colle Palècastro nel territorio del comune di Tortora. Su un affioramento roccioso di calcarenite emergente in diversi punti, appositamente tagliato, è posta una vasta platea di calcestruzzo (opus coementicium), con possente muro anulare, costituito da un impasto piuttosto compatto di scaglie di varie dimensioni di durissimo calcare locale e malta biancastra di qualità non eccelsa, con un paramento in una sorta di opera quasi reticolata (m. 1,80 di spessore) privo di copertura. Il muro anulare, realizzato in una sorta di opera incerta, di m. 14,65 di diametro, ben conservato anche in elevato, non presenta aperture. Il grande tamburo cilindrico non era quindi accessibile.Lo spazio interno è caratterizzato da una cella inaccessibile quadrata, con quattro lunette non comunicanti per il contenimento della terra di riempimento del tumulo.L’area interna è contraddistinta dalla presenza di quattro muri rettilinei, ampi m. 1,20, poggiati sulla platea di fondazione e addossati al muro anulare; così lo spazio interno viene articolato in quattro lunette ed un vano centrale quadrangolare, non comunicanti, funzionali al contenimento della terra di riempimento ed alla ripartizione della stessa. Questi quattro muri rettilinei interni, destinati a non essere visti, sono stati realizzati in casseforme lignee, con un paramento in blocchetti irregolari.Al centro del vano interno si trova un pilastro in conglomerato cementizio, di m. 1,50 di lato, anch’esso poggiato sulla platea, ruotato di 45° rispetto ai muri rettilinei orientati coi muri cardinali. Per quanto riguarda l’altezza complessiva del mausoleo si può supporre che la sommità del tumulo, che doveva comunque mantenere un aspetto conico per richiamare la conformazione dei più antichi tumuli funerari, raggiungesse un’altezza di m. 7,40. Al centro del tumulo, al vertice del cono di terra, doveva poi svettare la sommità del pilastro sulla quale si ipotizza dovesse campeggiare la statua del defunto, togato o in abito militare.In un apertura alla base del pilastro, al di sotto del livello di fondazione, erano state collocate le ceneri del defunto, contenute in una cassetta di legno poi ricoperta con pietrame, di cui si è rinvenuta l’impronta, insieme con gli abbondanti resti di pasto (ossi di caprini ed ovini, lische di pesce ecc.) del banchetto funebre che si realizzava in onore del defunto stesso (il rituale della cosiddetta mensa) attraverso un foro praticato al centro del pilastro centrale, proprio in corrispondenza della sepoltura (il refrigerium). Tutte le strutture dovevano essere ricoperte di terra; al di sopra, nello spazio delimitato dal muro anulare, risultava un giardino pensile al centro del quale c’era la statua dell’illustre defunto precedentemente descritta.Con le attuali conoscenze, vista l’assenza di porte o ingressi di sorta e considerata la mancanza di ogni elemento di rivestimento e di decorazione, dobbiamo concludere che non vi sono dati certi per poter ipotizzare quale fosse il lato principale dell’edificio, sul quale doveva essere collocata l’eventuale iscrizione dedicatoria e verso il quale doveva guardare la statua del defunto posta in cima al tumulo. I soli indizi in proposito sono offerti dall’orientamento della nicchia al centro del Mausoleo che porterebbe a supporre che anche la statua e l’eventuale iscrizione fossero rivolte ad Ovest o a Sud-Ovest, verso il mare e la linea di costa, quindi, probabilmente lì dove passava il tracciato della via litoranea Paestum-Rhegium.La tipologia del monumento è sconosciuta in Magna Grecia e riporta ad un ambito urbano e laziale. La peculiarità della costruzione, certamente posta lungo il tracciato della strada costiera, la monumentalità dell’opera e l’uso dell’opera reticolata hanno fatto giustamente ipotizzare agli studiosi che il defunto fosse un personaggio di alto rango vissuto e morto nel corso del I sec. a.C., proprio nel periodo della deduzione della colonia triumvirale di Blanda, anzi che fosse uno dei tre personaggi che concorsero alla fondazione della città. Eretto alla fine del I sec. a.C. il Mausoleo ha poi subito dei rimaneggiamenti ed è stato utilizzato come mulino, e poi come ricovero per gli animali, attraverso lo sventramento e la rasatura dei muri lungo l’asse est/ovest e la sopraelevazione del piano di calpestio rispetto alla platea di fondazione. Il confronto più vicino in zona è costituito dall’altrettanto vasto e monumentale mausoleo di Cirella, più tardo di almeno due secoli e di tipologia differente.