Cultura
La nuova ricerca di Enzo Bova: una fede alla prova
Dal cattolicesimo ai cattolicesimi. Il cristianesimo dal Dopoguerra ad oggi, passando per gli eventi cruciali della storia italiana. Oggi la Chiesa postpandemica è chiamata a ripensarsi. Ma come?
“Una fede alla prova. Sociologia del cattolicesimo italiano” (Carocci editore) è una ricerca di Vincenzo Bova, ordinario di sociologia dell’Università della Calabria, dove svolge anche l’insegnamento di Sociologia delle religioni. In quattro capitoli, per un totale di 145 pagine, Bova analizza “le trasformazioni del cattolicesimo sociale dalla nascita della Repubblica fino ai nostri giorni”, riflettendo sui “cattolicesimi” e sul “percorso di pluralizzazione dei contenuti e delle forme del credere”, fino all’esercizio della pastorale, nei decenni influenzata dai “mutamenti sociali”. In questo excursus, in cui Bova si pone in dialogo con altri sociologi delle religioni, emerge la presenza della Chiesa italiana sul territorio, nonché il ruolo del laicato impegnato.
“La pandemia ha cambiato il corso della storia e richiederà un generalizzato processo di risocializzazione. Un nuovo ‘post’ in questi tempi tumultuosi, dopo la società postindustriale, postmoderna, postmaterialista, postcomunista e post verità”, scrive l’autore nelle conclusioni. “La Chiesa, con una presenza trasformata, dovrà uscire in un mondo nuovo e presumibilmente disorientato, che sempre più trova altrove quelle risposte dotate di senso prima offerte dalla religione”. Nonostante quello che definisce “un cattolicesimo a la carte”, Vincenzo Bova – che si profonde in un rilievo del rapporto tra istituzione e carisma a partire dal pontificato di Francesco – rileva che “la Chiesa – movimento non può più rappresentarsi come un campo vasto, a coltura estensiva e seminato da secoli di evangelizzazione, ma come macchie di coltura interstiziale in un campo ormai caratterizzato dall’incerto credere della società plurale”. Ciononostante, per il sociologo “una cosa è certa: ancora oggi, tanti italiani trovano ragionevole e conveniente interpretare la propria esistenza con i parametri dettati da un credo”. “È fuor di dubbio – prosegue Bova – che ciò dipenda dal fatto che la Chiesa svolge una funzione sociale, una funzione che non trova altri e più adeguati strumenti che la sostituiscano. Tutt’altro che piatto, l’elettrocardiogramma del cattolicesimo italiano mostra un cuore vitale, seppur affaticato e talvolta aritmico”. Per questo “la Chiesa del dopo pandemia dovrà adattarsi a un mondo nuovo e presumibilmente disorientato. Papa Francesco con la sua Chiesa in uscita chiede l’apertura del recinto e sollecita i cattolici a ‘stare’ nella realtà, anche quella più scomoda, con l’attesa che l’incontro con la realtà renda l’esperienza di fede capace di contaminarsi col concreto vissuto dei singoli e dei gruppi sociali”.