Musica sacra al Crocifisso per cantare la gloria del Natale

Recuperando i documenti sulla musica sacra dei romani pontefici

Nel nostro tempo si fa sempre più urgente un recupero di alti valori estetici, religiosi ed etici, progressivamente smarriti a seguito dell’incedere inquietante del nichilismo e del materialismo più esacerbato. Ci sono però occasioni, consapevolmente ricercate, sapientemente organizzate e amorevolmente proposte che vale la pena vivere, assaporare con ammirazione e commozione, per non dimenticare che il nostro Occidente non è soltanto superficialità, fast fashion e vuoto edonismo. Queste occasioni ci ricordano che in un tempo liquido sopravvivono ancora salde rocce culturali alle quali aggrapparsi e dalle quali ripartire. Una di queste occasioni, intitolata suggestivamente Cantando nei secoli la gloria di Natale, è stata realizzata nella chiesa del Santissimo Crocifisso a Cosenza il 4 gennaio scorso ed è stata organizzata dal Lions Club “Cosenza Host”, guidato dall’architetto Emilio Minasi. Il presidente Minasi, assai sensibile alle tematiche culturali, in sinergia di altri Club Lions cittadini e varie attive associazioni presenti sul territorio, ha promosso questa iniziativa eseguita dal quartetto Ad Parnassum, che è paragonabile ad una sorta di viaggio nel tempo. Ascoltando le magistrali esecuzioni dei grandi maestri medievali e rinascimentali (dal Magister Perotinus ad Antonine Busnois, fino ad arrivare a G. Pierluigi da Palestrina) ripercorriamo, pur nella commozione emotiva che tali performance hanno prepotentemente indotto, tutti i documenti magisteriali incentrati sul complesso e affascinante tema della musica sacra. In particolare alcuni documenti, ancora attualissimi per contenuti e profondità, sono riaffiorati alla mia mente e li presento quindi al lettore (in ordine storico di pubblicazione) a mo’ di piccolo promemoria, con la speranza che questo invito alla lettura integrale dei documenti del Magistero della Chiesa di Roma sia realizzato dal maggior numero di persone. Il primo documento è il Motu Proprio “Tra le sollecitudini” di papa Pio X sulla musica sacra del 22 novembre 1903. È in questo documento fondamentale – che peraltro ha segnato il punto di avvio del rinnovamento della liturgia – la musica sacra viene presentata come «parte integrante della solenne liturgia» e il suo scopo viene individuato nella «gloria di Dio e nella santificazione dei fedeli». Ma il documento approfondisce ulteriormente la natura della musica sacra, della quale vengono sapientemente sottolineati i tre caratteri essenziali: la santità, la bontà delle forme e l’universalità e viene posto il modello di riferimento, che è quello gregoriano («tanto una composizione per chiesa è più sacra e liturgica, quanto più nell’andamento, nella ispirazione e nel sapore si accosta alla melodia gregoriana, e tanto è meno degna del tempio, quanto più da quel supremo modello si riconosce difforme»). Il secondo documento è la Lettera Enciclica Musicae Sacrae Disciplina di Pio XII del 25 dicembre 1955. Di questo scritto di grande spessore speculativo merita di essere sottolineato l’interesse dimostrato, oltre che per il canto gregoriano (che è pur sempre raccomandato e prediletto) anche della polifonia sacra, la quale «purché ornata delle debite qualità, può giovare assai per la magnificenza del culto divino e per suscitare pii affetti nell’animo dei fedeli». Ad ogni modo, prescindendo dal genere musicale, c’è da dire che anche l’Enciclica di Pio XII punta l’attenzione sul vincolo che l’arte in generale, e quella religiosa ovviamente in modo particolare, deve instaurare con Dio per potersi veramente definire sacra. L’arte sacra, e quindi la musica sacra, deve «aiutare potentemente i fedeli a innalzare piamente la loro mente a Dio, agendo per mezzo delle sue manifestazioni sui sensi della vista e dell’udito». Il sesto capitolo della costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium (4 dicembre 1963) è interamente dedicato alla musica sacra. In essa viene ribadita la circolarità virtuosa tra la santità della musica sacra e l’unione all’azione liturgica (n. 112): «perciò la musica sacra sarà tanto più santa quanto più strettamente sarà unita all’azione liturgica, sia dando alla preghiera un’espressione più soave e favorendo l’unanimità, sia arricchendo di maggior solennità i riti sacri». Assai importante è anche il chirografo di papa Giovanni Paolo II del Motu proprio “Tra le sollecitudini” sulla musica sacra. Si tratta di un altro testo assai denso di spunti particolari per quanto concerne la riflessione sulla musica sacra, e non è pertanto un documento soltanto riepilogativo. La musica sacra, ribadisce il Santo Padre, deve tenersi lontana da qualsiasi forma di «leggerezza e superficialità». È un punto sul quale ha insistito anche l’allora cardinale Ratzinger ne Lo spirito della liturgia, rimarcando i rischi che una barbara inculturazione della musica sacra può difatti provocare. La musica liturgica, ha spiegato Ratzinger, deve infatti necessariamente riferirsi agli avvenimenti con cui Dio è entrato nella storia e pertanto la musica sacra non deve mai perdere il suo contatto con il Logos. L’arte sacra (della quale la musica è parte integrante, evidentemente) deve «contraddistinguersi per la sua capacità di esprimere adeguatamente il Mistero colto nella pienezza di fede della Chiesa» (Lettera Enciclica Ecclesia de Eucharistia di Giovanni Paolo II, n. 50). La musica sacra ha quindi delle regole – quelle imposte dal Logos divino – da rispettare, amare e onorare e tutti i fedeli sono chiamati, nell’ascolto profondo delle esecuzioni, a partecipare con vivo amore e puro coinvolgimento a questa risposta di fede che è il canto religioso. Questi brevi spunti non hanno di certo esaurito tutte le possibili strade percorribili dall’intelletto indagatore curioso di interrogarsi sulla natura e sulle caratteristiche della musica sacra (si consiglia, fra gli altri, anche la lettura di Alfredo Colling, Storia della musica cristiana, Edizioni Paoline, 1974).