Le telefonate e gli abbracci di Papa Francesco

In libreria. L'autore, Rosario Carello, definisce questi gesti "un'enciclica del telefono"

Il fenomeno più sorprendente a cui stiamo assistendo in questi ultimi tempi è sentire che papa Francesco prende il telefono e chiama personalmente delle persone, normali o famose che siano, che gli hanno scritto una lettera per esprimergli un dolore, una gioia, dei dubbi e delle difficoltà. “Mai prima d’ora si era visto un capo spirituale della Chiesa che prendesse in mano la cornetta del telefono per chiamare delle persone senza alcun intermediario” dice Rosario Carello, autore del volume “Gli abbracci di Francesco. Quando il Papa chiama al telefono” edito dalla San Paolo, da qualche giorno in libreria.

Papa Giovanni XXIII  – ricorda l’autore – passò alla storia per quella meravigliosa frase che pronunciò all’apertura del Concilio:tornate a casa date una carezza ai vostri bambini e dite che è la carezza del Papa“. Giovanni XXIII chiedeva l’aiuto di qualcuno per dare la carezza. Papa Francesco non ha bisogno di chiedere un aiuto ma la carezza arriva direttamente da lui attraverso il telefono“.

Il noto giornalista della Rai in questo volume ha raccolto venti storie legate alle sue telefonate, più altre otto raccolte in un capitolo extra. “Sono venuto a scoprire delle cose molto curiose” racconta. “Lo scorso mese di luglio il papa ha chiamato 25 volte una signora, che ha avuto un grave lutto: ha perso il figlio cinquantenne in una rapina. Il papa parlando con questa sua “coetanea” disperata si è sentito vicino a lei ma anche a tutta la sua famiglia”  spiega l’autore.

La novità non è tanto l’atto di abbassarsi, la tenerezza non è nella telefonata in sé,  – spiega Carello – ma il papa vuole veramente parlare alle persone, vuole ascoltarle, vuole consolarle e si appassiona così tanto alle loro storie che non gli basta telefonare una volta sola ma continua una sorta di legame con questa gente attraverso altre telefonate. Ne diventa amico. Perciò il telefono in mano a Bergoglio diventa strumento di prossimità  spirituale, attraverso il quale scorrono tutti i temi del suo pontificato“. Tanto che Carello nel suo libro parla di “un’enciclica al telefono, spezzettata quotidianamente, caso per caso, situazione per situazione“.

Dai dialoghi raccolti emerge l’eccezionalità di questo fenomeno che ha a che fare con il gesto, con il sentimento, con il cuore, con la libertà di un Pontefice.

Ero abituato a farlo già a Buenos Aires da prete” confidò tempo fa a Ferruccio de Bortoli allora direttore del Corriere della Sera in un’intervista, e continua a farlo dalla sua residenza a Santa Marta. “Certo, ora non è tanto facile farlo, vista la quantità di gente che mi scrive. Ma loro solo felici. E io faccio il prete” spiegò Francesco a de Bortoli.

Come afferma l’autore di origini calabresi “si tratta di un gesto di accompagnamento, perchè aiuta a dare un po’ di speranza, e quando il dolore è tanto testimonia la voglia di stare in mezzo al suo popolo come pastore“. Molto spesso tante storie sono state tenute nascoste ma Rosario Carello le ha scovate ugualmente “per i vari giochi della vita“. Altre sono finite nel giro dell’informazione. Ad esempio chi leggerà la storia di Marco Pannella “sono sicuro che farà delle riflessioni molto particolari”, oppure quella della combattente Emma Bonino che nel momento della malattia incontra il Papa e successivamente riceve la sua telefonata; o ancora quella fatta a Rita Pavone protagonista di una storia molto divertente. “Quando arriva la telefonata di Bergoglio lei dice: se questo è uno scherzo di cattivissimo gusto è veramente di cattivissimo gusto” dichiara CarelloMa tra queste venti storie ce n’è una tutta calabrese. E’ quella di Francesco Maria (nome di fantasia scelto dall’autore per rispettare la volontà della famiglia nel mantenere la privacy) arrivata a Mendicino. “Nelle ricerche fatte ho trovato il caso della telefonata di Bergoglio fatta ad un bambino calabrese, in provincia di Cosenza, precisamente nella parrocchia di Mendicino. Conosco  molto bene il parroco e questa città  dove sono stato a fare un campo scuola con la parrocchia qualche anno fa nella struttura diocesana di Santa Maria. E’ stato bellissimo – aggiunge Carello – ritrovarmi a casa con una storia che è tra le più belle in assoluto da approfondire. Così ho chiamato don Enzo Gabrieli per scoprire meglio questa storia. Una storia triste perchè c’è di mezzo una malattia, la richiesta di un miracolo che non arriva, ma tra gli elementi più belli che emergono è quello legato alla comunità parrocchiale che esce fuori in una dimensione eroica. Una comunità che non vuole sapere chi è il bambino, che non ha curiosità eccessiva, che rispetta la privacy voluta dalla famiglia, ma che si mette subito in preghiera perchè la richiesta del bambino possa essere accettata”. Allora prendiamone una copia e scopriamo più da vicino queste storie fatte di vita quotidiana e conosciamo  meglio la grande umanità del Papa.