Parla mister Roselli, il tecnico della salvezza

Intervista esclusiva di Parola di Vita all'allenatore del Cosenza, che racconta la sua annata in rossoblù e gli obiettivi dei lupi nella prossima stagione.

Il Cosenza ha terminato la sua stagione. Un’annata molto positiva in cui i Lupi hanno raggiunto gli obiettivi prefissati, quello della salvezza, e conquistato la Coppa Italia di Lega Pro. Un successo che ha reso il Cosenza la prima squadra della Calabria ad aver vinto un trofeo tra i professionisti ottenendo, anche, il primato di compagine più titolata della regione. Il merito va al mister Giorgio Roselli che è subentrato a Cappellacci in un momento in cui i silani viaggiavano nei bassi fondi della classifica e l’incubo Serie D  tormentava l’intera piazza rossoblu. Il tecnico umbro ha fatto un buon lavoro, soprattutto a livello psicologico, e con il tempo e la pazienza i risultati sono arrivati, la squadra ha iniziato a macinare punti dando una netta sterzata alla classifica conquistando la salvezza con 4 turni di anticipo. In più, Roselli ha continuato il sogno nella Coppa Italia di Lega Pro riuscendo a battere il Como in finale e alzando il trofeo al San Vito di fronte ad un pubblico fantastico. Roselli, fresco di rinnovo contrattuale per altri due anni, ha posto le basi per il futuro dando già una sua identità all’interno dello spogliatoio.

Quando arrivò a Cosenza trovò una squadra che era nei bassifondi della classifica. Quale fu il suo primo compito appena arrivato?

Quando vidi la prima partita in Tribuna (in Coppa Italia contro la Reggina, il tecnico era appena arrivato nella città dei Bruzi, e in quell’occasione sulla panchina sedeva l’attuale vice allenatore Stefano De Angelis) ebbi un’impressione non proprio positiva. Certo avevo notato un ottimo impegno da parte dei giocatori, ma la squadra svolgeva poco movimento senza palla. I giocatori che si interessavano alla palla erano quelli che partecipavano al gioco, mentre gli altri meno. Ovviamente quando arriva il nuovo allenatore tutti i giocatori si rendono molto disponibili poiché cambiano le motivazioni tanto che a Lecce facemmo un buona partita, soprattutto emotiva, anche se il risultato non ci sorrise. In seguito mi sono accorto che la parte più problematica era il poco affiatamento della squadra.

Quindi, dopo tre mesi di duro lavoro la squadra apprese l’identità del nuovo mister, soprattutto nella partita contro il Matera.

Si, ma io dico già nelle partite contro Catanzaro e Reggina. Al Ceravolo avevamo giocato molto bene, ma non riuscendo a fare risultato. Con la Reggina si è fatto bene sia la partita sia il risultato. Dal quel momento è cambiato il clima all’interno dello spogliatoio e, al di la dei risultati e del valore della Coppa, c’era una convinzione diversa nei  ragazzi perché entravano in campo con l’idea di poter vincere contro chiunque. In particolare, nella partita contro la Reggina i tifosi si sono stretti intorno alla squadra perché avevano capito la validità dei giocatori.  Assolutamente è stato il momento del più bel tifo, tolta la partita nel girone di andata contro il Catanzaro. La gente ci ha trascinato nella partita contro la Reggina dandoci un aiuto fondamentale per giungere alla vittoria.

Il suo punto di forza si può identificare nella difesa che prima prendeva tanti gol e dopo il suo intervento ha acquisito solidità e autorità.

Sono sincero, non penso che se la squadra prende pochi gol sia merito della difesa. Dico che la squadra ha preso una fisionomia in tutta la fase difensiva, con gli attaccanti che hanno aiutato i centrocampisti che a loro volta davano una mano alla difesa. Quindi il merito che ha portato a prendere pochissimi gol va a tutti i giocatori.

Lei ha sempre sostenuto di fare un doppio lavoro: puntare alla salvezza e cercare di creare qualcosa di importante per la città di Cosenza.

È normale che quando si lavora si cerca di puntare all’immediato e pensare soprattutto in prospettiva perché non si può lavorare bene se si pensa solo al giorno dopo. Il mio è stato un lavoro di costruzione. Cerchiamo di tenere più giocatori possibili perché non si può prendere giocatori più fruttuosi e per fare nel modo giusto si deve tener conto al nostro budget puntando a formare un gruppo per diventare più competitivi.

Come sono stati i rapporti con il presidente Guarascio, il direttore Meluso e il resto dello Staff ?

Fantastico. Tutto molto bene. Di momenti difficili ce ne sono stati pochi. C’è un affiatamento straordinario con il presidente, il direttore e lo staff. All’inizio non conoscevo nessuno dello staff, ma come ho capito col tempo rimarranno tutti perché questo è diventato il mio Staff . Ho trovato persone, dai magazzinieri alla dirigenza, molto serie. Credo che il futuro sia già iniziato. Ovviamente sarà il campo a dire se andiamo bene o male ma vedo un buon futuro perché ci sono le persone che vogliono il bene per il Cosenza.

Cosa ha significato per lei la conquista della Coppa?

È il culmine di un qualcosa che nessuno sperava tanto. Una salvezza così in anticipo e la vittoria della Coppa era come chiedere davvero il top. Quella serata con diecimila spettatori rimarrà nella storia.

La partita che ha consacrato il Cosenza è la vittoria per 4-1 ai danni del Como, perché ha lasciato tutti spiazzati.

È assolutamente vero. Il Como ha proseguito nei playoff, a dimostrazione del fatto che è una squadra molto forte. Sia nella partita giocata fuori casa a Como che quella al San Vito, abbiamo fatto vedere di meritare la Coppa.

A Cosenza ci sono i presupposti per ambire a qualcosa di importante?

Il discorso è questo: da quanto ho letto ho saputo che i programmi sono biennali. È normale che il giocatore o l’allenatore può essere cambiato in qualunque momento ma l’idea è quella di consolidare un gruppo omogeneo altrimenti non si riesce ad ottenere un livello medio-alto. Per fare questo bisogna ottenere questo gruppo aggiungendo, anno dopo anno, qualcosa di più. Gli obiettivi sono chiari: la società è fantastica e l’obiettivo è, per il prossimo anno, migliorare la nostra posizione di quest’anno non di un posto o due ma di qualcosa di più.

Obiettivo playoff ?

L’obiettivo non deve essere quello dei playoff perché c’è ne vanno solo quattro e sulla carta ci potranno essere 6-7 vere corazzate. Dobbiamo essere bravi ad avvicinarci alla zona playoff per poi, l’anno dopo, fare un piccolo salto e giocare per quei quattro posti. Questo è il nostro obiettivo. Per raggiungerlo dovremmo essere tutti bravi, stare uniti, compatti soprattutto nei momenti difficili perché le crisi colpiscono tutte le squadre. Occorre l’aiuto di tutti, cercheremo di portare più gente allo stadio. Questo è il futuro.

A Cosenza ama girare per biblioteche. É un divoratore di libri?

Mi piace leggere ma non sono un divoratore di libri. La lettura mi rilassa e mi aiuta nel comprendere le persone.