Serafino: “vorrei giocare con il Cosenza in Serie A”

Di nuovo ai taccuini di PdV, il giovane campione di Fuscaldo ora in forza all'Huracan si racconta, dagli esordi alla carriera attuale fino ai sogni futuri. Con una certezza: fin da bambino era tifoso rossoblù.

La vita è fatta soprattutto di sogni e passioni e quel che la rende speciale è la forza e l’entusiasmo con cui si inseguono. A volte il percorso che porta alla realizzazione dei propri obiettivi è spianato e senza intoppi, ma a volte può essere tortuoso, ricco di insidie e difficoltà che potrebbero compromettere l’esito, ma se tutto si affronta con tenacia e determinazione si imbocca la strada giusta verso i propri sogni. Come Francesco Serafini, 17 anni, talento calabrese esploso in Argentina nel Boca Juniors, squadra natale di Diego Maradona. Lui è un’ala destra, ma può giocare anche come seconda punta o essere l’ala sinistra. La sua bravura è giunta anche in Europa e il Torino di Urbano Cairo aveva battuto la concorrenza acquistando Serafino. Tutto sembrava andare per il meglio e Serafino non vedeva l’ora di giocare col club piemontese, fino a quando si è intromessa la Fifa che ha bloccato l’operazione. La Federazione Internazionale del Calcio ha fermato la trattativa del giocatore in maglia granata nell’ambito delle norme che proteggono il trasferimento dei minorenni extracomunitari. Il giocatore di Fuscaldo, rammaricato per l’accaduto, decise di ripartire dal Sudamerica, ma questa volta dall’Uruguay nei ranghi dell’ Huracàn Fùtbol Club. Serafino ha visto cadere un albero sulla strada del suo sogno, ma non si è tirato indietro, anzi, ha iniziato a tagliare quel tronco.

Innanzitutto come stai?

Tutto bene, grazie.

Come ti trovi in questa nuova esperienza in Uruguay?

Ad una settimana esatta dall’inizio di questa nuova esperienza, posso dire di aver trovato un ottimo gruppo di giocatori, alcuni con esperienze internazionali e nella Nazionale uruguayana. Mi hanno accolto benissimo.

Quando la Fifa ti comunicò che non potevi giocare con il Toro, quale fu la tua prima reazione? Perché ti venne negato di indossare la casacca granata?

Mi è caduto il Mondo addosso… avrei voluto avere la possibilità di giocare almeno una partita ufficiale, una opportunità per dimostrare se ero da Toro oppure no. La FIFA ha respinto il tesseramento per essere ancora minorenne radicato in Argentina. Non ha tenuto conto del fatto che sono nato in Italia e che ci ho vissuto fino all’età di 12 anni. In Europa potrò giocare a partire dal 2016.

All’Huracan quali obiettivi hai?

Giocare per tornare un giorno in Europa, mi piacerebbe vincere il campionato che inizierà a Ottobre, e dare un contributo importante per raggiungere l’obiettivo. Da Fuscaldo a Buenos Aires, per una piccola parentesi Torino e infine in Uruguay.

Che cosa rappresenta tutto questo in uno sguardo da ragazzo calabrese?

Mi ritengo fortunato per aver girato il Mondo sin da bambino. Aver avuto la possibilità di conoscere tantissima gente ha un po’ cambiato il modo di vedere le cose, ma l’essenza calabra… quella rimane, è un marchio di fabbrica! Raccontaci un po’ le tue origini e la tua storia… Nasco a Rho (Milano) da genitori calabresi che a due mesi di vita decidono di farmi crescere a Fuscaldo in provincia di Cosenza, paese in cui è nata mia madre. Dopo aver frequentato l’asilo e la scuola elementare fino alla quarta, a 10 anni vengo tesserato dalla Reggina, città in cui vivrò un solo anno. A 11 anni è la Roma che mi tessera per il campionato Esordienti e mi trasferisco nella Capitale. Gran bella esperienza, come quella Reggina d’altronde. A 12 anni seguo mio padre impegnato per lavoro in Argentina e frequento inizialmente una scuola italiana per non subire troppo la differenza linguistica, termino le scuole medie e poi inizio le superiori statali in lingua spagnola. Dopo aver giocato in vari club, approdo nel 2013 nel Boca Juniors, un club meraviglioso per organizzazione, storia e qualità dei giocatori. Il 2 Febbraio di quest’anno il ritorno in Italia nel Toro che mi seguiva da tempo. Dopo un attesa di vari mesi arriva la decisione della FIFA che mi costringe a ritornare in Sudamerica. Da Buenos Aires mi trasferisco a Montevideo, sempre sulle rive del Rio de La Plata, ma in Uruguay. Il resto della storia è ancora da scrivere…

Sei ancora giovane e hai ampi margini di crescita, a che cosa vuoi ambire?

Intanto ho coronato il mio primo sogno, quello di essere un calciatore professionista ancor prima di compiere 18 anni, ma mi rendo conto che la strada è lunga e fare previsione nel calcio non porta bene. Di sicuro metterò tutto l’impegno, cercherò di dare il massimo in campo per avere la possibilità di vincere qualcosa in questo sport meraviglioso.

Passiamo alla Serie A, hai seguito i movimenti del massimo campionato italiano? Cosa ne pensi della Juve? Della Roma? Lazio? Milanesi? Napoli? Fiorentina? Chi parte favorita?

Solo dopo una decina di giornate si potrà capire qualcosa… comunque vedo molte squadre sullo stesso livello e aggiungerei alla lista anche il Torino. Il Torino di Ventura ha puntato su tanti giovani italiani, secondo lei è un esempio per le altre compagini? Io ho avuto la fortuna di allenarmi con mister Ventura nella parentesi nel Toro e come ho già detto in altre interviste, lo reputo un grandissimo allenatore, perché non solo allena, ma insegna.

Segui il Cosenza?

Certo! Sono tifosissimo dei Lupi.

Cosa ne pensi della rosa attuale? Dove può arrivare?

Sulla carta può ambire alla promozione, ma in questi casi molto dipende dall’entusiasmo dell’ambiente e da come inizia il campionato.

Da piccolo andavi allo stadio? Che ricordi hai?

Si, il vecchio San Vito è il primo Stadio in cui ho assistito a una partita di calcio. Mi ricordo che la prima volta, appena entrato nello Stadio mi sembrava immenso e bello come il Maracanà!

Chi ti ha aiutato a raggiungere i tuoi sogni?

Certamente mio padre che è stato al mio fianco per appoggiarmi e sostenermi nei momenti bui. A lui devo tutto.

Sei credente?

Sono cresciuto in un ambiente cattolico, a Fuscaldo Marina non può essere diversamente, ma devo ammettere che ancora ci sono alcuni lati del cristianesimo che non mi sono chiari. Credo che porsi delle domande (a cui un giorno forse troverò risposte), non sia peccato.

La fede che supporto ha dato alla tua vita?

Credo che avere fede in Dio, nell’uomo, o in un altra entità possa solo giovare all’equilibrio di una persona.

C’è qualcosa nella tua vita che rimpiangi di aver fatto e qualcosa di cui ne vai fiero? Che tipo di persona è Francesco Serafino?

Sono tante le cose che rimpiango di aver fatto, sarebbe un elenco lunghissimo, eheheh… Vado fiero del fatto che ci metto l’anima in quello che faccio e che dico apertamente le cose in faccia alle persone, senza nascondermi. Che tipo di persona sono? Un ragazzo con tanti difetti e qualche pregio, come un normalissimo ragazzo di Calabria. E se un domani la chiamasse la Juve, l’Inter o… il Cosenza chi accetterebbe? Vorrei giocare anche un solo minuto con la casacca del Cosenza in Serie A. In fondo sognare non costa nulla..