Sport
La Calabria che vince nello sport
Perrotta, Gattuso e Iaquinta hanno rappresentato la regione ai Mondiali di calcio del 2006
“Uno di noi”, si ripete spesso nei cori da stadio che si dedicano a chi porta una squadra in trionfo o a chi è protagonista di una prestazione individuale da ricordare. Se poi il tricolore si accompagna alle origini calabresi, diventa difficile non sentirsi un po’ più coinvolti in queste storie di successo.D’altronde, come dimenticare che durante i Mondiali di calcio del 2006, vinti dall’Italia dopo aver sconfitto la Germania padrona di casa in semifinale e la Francia in finale, ben tre “gladiatori” in rosa provenivano dal profondo Sud? Si parla di Simone Perrotta, cosentino d’origine, cerisanese d’adozione e uomo simbolo soprattutto della Roma di Spalletti, Gennaro “Rino” Gattuso, il nativo di Corigliano che fu cuore e muscoli a centrocampo non solo a Berlino, ma per tutta la carriera al Milan, e Vincenzo Iaquinta, di Cutro e autore di un gol a inizio competizione nel match terminato 2-0 contro il Ghana. E chissà che, con gli Europei itineranti 2020/2021 alle porte, un nuovo sogno azzurro non possa passare dai piedi di Domenico “Mimmo” Berardi, classe 1994, di Cariati, da nove anni in forza al Sassuolo, che vanta 275 presenze e 97 gol in Serie A e che, nonostante in più occasioni sia stato attenzionato dagli scout di tutta Europa, ha preferito rimanere a Reggio Emilia e, perché no, diventare una bandiera – termine quasi desueto per lo sport di oggi – per i neroverdi. Tornando indietro di quasi un quarto di secolo, non ci si deve dimenticare di Benito Carbone, ex Napoli (dove indossò anche la maglia numero 10) e Inter, prima di approdare in Premier League, vestendo le maglie di Sheffield, Aston Villa, Bradford City, Derby County e Middlesbrough. E poi, l’uomo che a Cosenza vuol dire più di tutti calcio: Gigi Marulla. Nato a Stilo il 20 aprile 1963, ha incarnato e onorato i colori rossoblù, guidando i “Lupi” per undici anni, dal 1982 al 1985 e poi ancora dal 1989 al 1997. Indimenticabile la stagione 1990/1991: una sua rete nei tempi supplementari regalò al Cosenza la salvezza nello spareggio per rimanere in Serie B giocato contro la Salernitana. La sua improvvisa scomparsa per infarto nel 2015 gettò nello sconforto un’intera comunità sportiva, al punto che, neanche pochi mesi dopo la sua morte, lo stadio comunale San Vito gli venne dedicato e intitolato.Non solo scarpini, cross e gol, comunque: la Calabria brilla anche quando bisogna mettersi l’elmetto e pedalare. In principio nel ciclismo ci fu Giuseppe Canale. Nato a Reggio Calabria il 26 maggio 1934, raccolse i propri successi soprattutto nel 1959, quando arrivò ventinovesimo al traguardo del XX Giro Ciclistico della Provincia di Reggio e primo nella Trapani-Palermo, sesta ed ultima tappa del XVI Giro di Sicilia. 1959, come l’anno in cui a Cosenza nacque Pino Faraca. Passista scalatore, al primo anno tra i “grandi”, nel 1981 si aggiudicò la vittoria della cronosquadre al Giro d’Italia e portò a casa la maglia bianca quale primo classificato nella graduatoria generale dei neo-professionisti al Giro (fu undicesimo assoluto). Come Marulla, anche Faraca morì prematuramente nel 2016, dopo una lunga malattia. Ultimo, ma non per importanza, Michele Coppolillo, arrivato tra i professionisti nel 1991 e vincitore in carriera di una tappa al “Tour Mediterraneen” nel 1996 e del “Trofeo Pantalica” nel 1997, oltre a essersi piazzato al terzo posto nell’edizione 1996 della “Milano-Sanremo”.Aumenta la cilindrata, ma la Calabria continua a essere presente nello sport: e se il prossimo compagno in Ferrari di Charles Leclerc venisse da Cariati? Si tratta di Antonio Fuoco, 25 anni, con esperienza da colladautore per la “Rossa” in Formula 1 e con un palmares di tutto rispetto in Formula 2 – dove, ironia della sorte – è stato compagno di squadra proprio di Leclerc nel 2017, ai tempi in cui entrambi correvano per il team Prema. E poi, volendo spingersi oltre, lo stesso Daniel Ricciardo, attualmente in Mclaren in Formula 1, ha un po’ di sangue calabrese: la famiglia di mamma Grace proviene da Casignana, comune da dove i suoi nonni, Antonio Pulitanò e Paola Tallariti, sono emigrati negli anni cinquanta.Tedesco sulla carta d’identità, ma con genitori di origini cirotane, invece, non ci si dimentichi di Sandro Cortese, talento a due ruote, vincitore del Mondiale di Moto3 nel 2012 e del Mondiale Supersport nel 2018. In pista dal 2005, quando ancora era in vigore la nomenclatura che distingueva le classi tra 125, 250 e 500, si è affermato nella categoria minore anno dopo anno, cogliendo i primi successi nel 2011 in Repubblica Ceca e in Austria e confermandosi ulteriormente nel 2012 con cinque vittorie in pista (Portogallo, Germania, San Marino, Malesia e Australia), cinque secondi posti (Catalogna, Paesi Bassi, Indianapolis, Aragona e Comunità Valenciana), cinque terzi posti (Qatar, Spagna, Gran Bretagna, Italia e Repubblica Ceca), sei pole position (Qatar, Portogallo, Paesi Bassi, Indianapolis, San Marino e Australia) e 325 punti iridati. Dopo la vittoria nel Mondiale Supersport, inoltre, Cortese è diventato il terzo pilota nella storia, dopo John Kocinski e Max Biaggi, a essere diventato un campione iridato sia con le motociclette derivate dalla serie che con i prototipi del Motomondiale.