Attualità
Più proposte, meno proteste. E’ la rivoluzione dell’Aiart
"Oggi le persone non sono passive davanti ai contenuti ma creano percorsi di fruizione personale, itinerante e crossmediale. Rieducare l’utente alla visione diventa allora un impegno primario". Ne è convinto Massimiliano Padula, nuovo presidente dell’Aiart: "Vorrei che l’Aiart si svecchiasse, non soltanto dal punto di vista anagrafico, ma dei comportamenti e delle percezioni. Sennò andremo verso l’estinzione". E aggiunge: "La presenza sui media sarà calibrata. Dobbiamo fare proposte, e non solo proteste, per mostrare quanto di buono e di positivo i media possono diffondere".
“Oggi più che mai” c’è “bisogno di educare al lavoro e la situazione è tale da richiedere una riscoperta delle relazioni fondamentali dell’uomo. Il lavoro deve tornare a essere luogo umanizzante”. Lo afferma la Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, nel Messaggio per la giornata del primo maggio, dal titolo “Il lavoro: libertà e dignità dell’uomo in tempo di crisi economica e sociale”. Il lavoro “in Italia manca”, osservano i vescovi, e questa scarsità “porta sempre più persone, impaurite dalla prospettiva di perderlo o di non trovarlo, a condividere l’idea che nulla sia più come è stato finora: dignità, diritti, salute finiscono così in secondo piano”. Una “deriva preoccupante” legata alla perdurante crisi economica, ad una disoccupazione che colpisce in particolare giovani, donne e ultracinquantenni, e alla cosiddetta “quarta rivoluzione industriale”. Di qui il richiamo del Papa alla “responsabilità degli imprenditori” formulato nell’Evangelii gaudium e ripreso nel Messaggio al Forum economico mondiale di Davos; tuttavia, affermano i vescovi, “anche i lavoratori hanno una responsabilità”: il lavoro, che ci sia o meno, “tracima e invade le vite delle persone, appiattisce il senso dell’esistenza, così che chi non aderisce a questa logica viene scartato, rifiutato, espulso”. La responsabilità “che tutti ci troviamo a condividere” è “l’incapacità di fermarci e tendere la mano a chi è rimasto indietro”. Il lavoro – si legge ancora nel testo – deve essere sempre e comunque espressione della dignità dell’uomo, dono di Dio a ciascuno”. Di qui, ricordando anche il monito di Francesco nel discorso per il ventennale del Progetto Policoro, l’importanza di “percorsi educativi per le giovani generazioni da parte delle comunità cristiane”. L’esperienza universitaria “non può soggiacere unicamente” alla logica di mercato; la formazione culturale e l’elaborazione di “esperienze spirituali e morali che plasmino l’identità della persona e aprano ai valori della giustizia, della solidarietà e della cura per il creato costituiscono le condizioni di base per una corretta e completa educazione al lavoro stesso”.