Chiese di Calabria
De Cardona, monsignor Savino nomina il nuovo postulatore
Eretto anche il nuovo tribunale diocesano per proseguire la Causa di beatificazione del sacerdote cosentino
Si è insediato nei giorni scorsi il nuovo tribunale per proseguire la Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio don Carlo De Cardona, nominato l’8 aprile 2022 dal Vescovo di Cassano all’Jonio S.E. monsignor Francesco Savino, attualmente Vicepresidente della Cei per il Sud.
Giudice delegato è stato nominato il rev.do Sac. Pietro Groccia, Promotore di Giustizia, il rev.do don Annunziato LaitanoFrancesco Reda.
Il Vescovo ha anche nominato nuovo Postulatore il rev.do don Enzo Gabrieli.
——————-
Profilo biografico del servo di Dio
Don Carlo De Cardona, sacerdote nato a Morano Calabro il 4 maggio 1871, è stato l’apostolo della redenzione sociale dei contadini e dei lavoratori calabresi. Nel 1890 si trasferì a Roma, dove si laureò in filosofia e teologia alla Pontificia Università gregoriana e conobbe il movimento democratico cristiano di R. Murri. Fu ordinato sacerdote il 7 luglio 1895 a Cassano Ionio e dal settembre di quell’anno fino all’ottobre 1911 fu segretario particolare di mons. C. Sorgente, arcivescovo di Cosenza. Nel 1898 fondò La Voce cattolica, settimanale di intonazione democratico cristiana e murriana, di cui divenne direttore nel 1899. Figura di primo piano del movimento cattolico in provincia di Cosenza, sulla scia della Rerum Novarum, ha dato vita alla Lega del lavoro nel 1901. Antesignano e fondatore delle Casse rurali. Ha vissuto il suo sacerdozio nel servizio agli ultimi e ai senza voce. Oggi, tante fondazioni antiusura sono intitolate al prete moranese. Il suo intenso apostolato favorì la significativa presenza dei cattolici nell’agone sociale e politico. Nel 1902 il D. fondò la Cassa rurale di Cosenza, come complemento delle leghe per l’emancipazione economica e politica dei lavoratori. Nel 1904. lasciata la direzione de La Voce cattolica, fu candidato ed eletto alle elezioni comunali a Cosenza, rimase nel Consiglio comunale fino al 1920, ricoprendo la carica di assessore alle Finanze dal 1908 al 1912. Fu inoltre consigliere provinciale dal 1905 al 1923. Alla fine della guerra, nel febbraio 1919, partecipò, con L. Nicoletti, G. Sensi, L. A. Caputo e F. Sorbaro, alla fondazione della sezione cosentina del Partito popolare italiano (P.P.I.), nella cui segreteria provinciale egli entrò nel 1920. Il fascismo distrusse l’opera sociale del D., liquidando le Leghe del lavoro, il partito e le Casse rurali, egli stesso fu costretto ad abbandonare Cosenza, su invito di mons. Nogara. Si ritirò, nel 1935, a Todi, ospite del fratello Ulisse; fu a Roma, presso il santuario del Divino Amore dal 1938 al 1939, poi a Collepepe (Perugia) fino al 1940. Tornò a Todi e vi rimase fino al 1941, quando il nuovo vescovo, mons. Calcara, lo richiamò a Cosenza. Dopo il fascismo ricomparve per pochi anni nella vita pubblica: nel 1943 costituì una cooperativa contadina, nel 1945 fece parte, come rappresentante della Democrazia cristiana della giunta comunale, espressione del Comitato di liberazione provinciale; nel 1946 fu candidato alle elezioni comunali, ma non eletto. Dopo il fallimento delle casse rurali si ritirò a vita privata per alcuni mesi fu accolto da suor Elena Aiello nell’Istituto di via dei Martiri a Cosenza. Mori a Morano Calabro il 10 marzo 1958. Tra i suoi scritti va ricordato: Thomas d’Aquino, lucerna “viva” di sapienza redentrice, Todi 1941. La Causa di beatificazione è stata avviata dalla diocesi di Cassano nel 2010