In attesa della nuova data della Beatificazione

Cinquantuno anni fa moriva il venerabile don Francesco Mottola. Una celebrazione di ricordo presieduta dal Vescovo Renzo

Quando nel lontano 29 giugno 1969 morì, tutti dissero: a Tropea è morto un Santo, don Francesco Mottola!

Sono passati 51 anni da quel giorno e la fama di santità di don Francesco Mottola è come una luce capace di squarciare il buio dei cuori.

Purtroppo l’epidemia da coronavirus che ha messo in ginocchio il mondo intero, provocando tanto dolore, ha impedito anche la tanto attesa celebrazione del rito di Beatificazione del nostro Venerabile, dopo che il Sommo Pontefice Papa Francesco, il 2 ottobre 2019, aveva autorizzato la Congregazione delle cause dei Santi a promulgare il Decreto riguardante il miracolo attribuito alla sua intercessione.

Già la macchina organizzativa era partita, in perfetta sinergia tra la Postulazione, l’Amministrazione comunale, l’ istituto degli Oblati e la diocesi; tutto è stato rinviato e si spera quanto prima di sapere la nuova data.

Intanto la famiglia oblata e i tanti devoti del prossimo Beato si sono ritrovati, pur con le limitazioni del momento, a ringraziare il Signore per l’esempio luminoso di questo figlio di Calabria, che ha saputo incendiare di carità ogni suo gesto, mettendo la sua vita a disposizione degli ultimi.

Nella concattedrale di Tropea il Vescovo Renzo ha presieduto la messa nella solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e con lui tutti i sacerdoti della città e i sacerdoti oblati, insieme alle oblate e agli oblati laici.

Nel corso della sua omelia il Vescovo ha sottolineato da un lato il martirio spirituale del Venerabile; un martirio del cuore che gli ha permesso di viver fino in fondo la sua immolazione volontaria ad essere tutto di Gesù, dall’altro lato il suo profondo e viscerale amore verso la Chiesa.

Don Mottola è stato per Mons. Renzo un sacerdote esemplare che ha saputo mettere al centro della propria esistenza il cammino di santificazione personale e quello delle anime affidate, senza perdersi in mille quisquiglie umane che ingombrano lo spirito e ci fanno mettere da parte l’anima.

Un messaggio dunque quello del nostro prossimo Beato sempre attuale e concreto, che siamo chiamati ad accogliere per riempire di speranza il tempo che stiamo vivendo, rimettendo al centro le cose invisibili, rispetto ad un mondo radicalmente ed esistenzialmente materialista.

In un mondo ubriacato da deliri di onnipotenza, dopo questa pandemia, tutti abbiamo bisogno di accogliere umilmente la propria impotenza per poter finalmente lasciare spazio solo all’Onnipotente e al Suo Amore, come ha fatto don Mottola che, in una preghiera al Cuore di Gesù, chiedeva di “fondersi con Lui per vivere la gioia e il tormento dell’Amore Suo”.